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Don Daniele ha sconfitto il Covid «Finalmente torno a camminare»

Don Daniele Vencato è impegnato nella riabilitazione post-Covid
Don Daniele Vencato è impegnato nella riabilitazione post-Covid
Don Daniele Vencato è impegnato nella riabilitazione post-Covid
Don Daniele Vencato è impegnato nella riabilitazione post-Covid

«Non ricordo nulla della fase più grave della malattia. Quando mi hanno raccontato quello che mi è successo ho realizzato quali sofferenze avevo suscitato nelle persone che mi vogliono bene e sono stato preso dallo sgomento». Don Daniele Vencato, 64 anni, parroco dell'Unità pastorale di Cologna, è ricoverato da gennaio all'ospedale per le conseguenze di una grave infezione provocata dal Covid 19. È stato per due mesi bloccato a letto, al «Mater salutis» di Legnago. Nella seconda metà di gennaio le sue condizioni di salute erano precipitate, tanto da costringere i medici a sedarlo e ad intubarlo per aiutare i polmoni a ricevere aria. Ora, dopo un lungo calvario che ha tenuto in ansia gli altri due parroci dell'Unità pastorale, don Stefano Piccolo e don Stefano Porcellato e tutti i fedeli, il parroco di Cologna può finalmente parlare e alimentarsi da solo. Sta seguendo un percorso riabilitativo all'ospedale «San Bortolo» di Vicenza per riacquistare l'autonomia perduta. Ma è un cammino lento e in salita, che don Daniele deve percorrere sapendo che ogni piccolo risultato raggiunto è già una grande conquista. Ci vorrà ancora pazienza e molto lavoro prima che il sacerdote originario di Montecchio Maggiore, nell'Ovest vicentino, possa tornare a casa. E ancora più tempo prima che possa riprendere la sua attività nel Duomo di Santa Maria Nascente e nelle altre chiese dell'Unità pastorale. Intanto però, in occasione della domenica delle Palme e della Pasqua, don Vencato ha registrato due messaggi di auguri e di riflessione per i suoi parrocchiani, per far sentire che il suo cuore è accanto a loro e comprende i loro timori in questo tempo difficile. I messaggi sono anche uno strumento efficace per rassicurare la comunità, che ha tanto pregato per lui nei momenti più duri della malattia. I ricordi del parroco risalgono al momento precedente al trasferimento in Terapia intensiva. «Rammento quando ho iniziato ad avere difficoltà respiratorie e ho indossato il casco che mi aiutava nella ventilazione», racconta. «Durante la sedazione mi sembrava di viaggiare in un Paese lontano, mai visitato prima, con molta vegetazione e acque cristalline». Nei mesi di gennaio e febbraio don Daniele è rimasto bloccato a letto. Questa condizione di immobilità ha determinato la perdita di tono muscolare e di reattività degli arti. A marzo ha iniziato la rieducazione funzionale degli arti superiori e inferiori. «Una volta superata la malattia ho dovuto constatare mio malgrado che non ero in grado di mangiare da solo e di lavarmi, non riuscivo a muovere né le braccia né le gambe: è stato molto difficile da accettare», rivela il prete 64enne. A Vicenza si sottopone a sedute riabilitative sia al mattino che al pomeriggio, presto verrà trasferito a Lonigo per terminare la rieducazione. «Ho iniziato proprio in questi giorni a fare qualche passo con il deambulatore, sono molto felice», confida. Purtroppo, quello che pesa è la solitudine, anche se al cellulare don Daniele può parlare con i familiari, gli amici e gli altri preti. «Don Piccolo e don Porcellato se la sono cavata egregiamente», osserva sorridendo. «Ringrazio i tanti laici che si sono rimboccati le maniche per aiutare i sacerdoti a seguire la parrocchia in mia assenza», conclude il sacerdote. •

Paola Bosaro

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