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Morti da Covid a Legnago

Troppe salme, all'ospedale arriva un container frigo

Il container cella-frigo accanto all’obitorio per accogliere le troppe salme del Covid DIENNE FOTO
Il container cella-frigo accanto all’obitorio per accogliere le troppe salme del Covid DIENNE FOTO
Il container cella-frigo accanto all’obitorio per accogliere le troppe salme del Covid DIENNE FOTO
Il container cella-frigo accanto all’obitorio per accogliere le troppe salme del Covid DIENNE FOTO

Troppe salme all’obitorio. All’ospedale di Legnago arriva una cella frigorifera per accogliere i defunti che non trovano posto nelle celle mortuarie, ormai sature, purtroppo. Di fronte alla seconda ondata di contagi da Coronavirus, che ha investito in maniera massiccia anche la Bassa, visto che ieri, in base ai dati forniti dall’Ulss 9 Scaligera, sono saliti da 113 a 114 i malati di Covid ricoverati al «Mater salutis», l’azienda sanitaria ha pensato di collocare un container-frigo all’esterno dell’obitorio del polo sanitario di via Gianella.

 

Tutto ciò per far fronte al notevole afflusso di salme nella struttura interna al pianterreno dell’ospedale. Inoltre, con il balzo di richieste di cremazioni di questi giorni, in molti casi legate proprio ai decessi causati dal virus, si sono pure allungati i tempi di permanenza dei feretri nella struttura ospedaliera, dal momento che per accedere ad un impianto di incinerazione le salme, attualmente, attendono anche oltre una decina di giorni.

 

Il container-frigo, posizionato di fronte all’ingresso dell’obitorio, ha già iniziato ad ospitare i primi due defunti, in attesa della loro partenza alla volta degli impianti crematori o direttamente al cimitero per la sepoltura. La soluzione di un contenitore esterno, legata dunque al rallentamento delle procedure per le sepolture a sua volta collegato alle numerose cremazioni, sembra aver funzionato, visto che non si sono segnalati disagi o disservizi tra gli addetti delle imprese di pompe funebri.

 

Quello dell’incremento delle salme custodite all’ospedale legnaghese è solo l’ultimo aspetto di un’ondata di contagi notevolmente amplificata rispetto a quella della scorsa primavera. Nel polo di via Gianella, difatti, l’emergenza Coronavirus continua a non dar tregua nemmeno al Pronto soccorso, che ha visto diminuire di poco il flusso di pazienti. In questo reparto, nel tardo pomeriggio di ieri, erano ricoverate 42 persone, di cui addirittura 23 in codice giallo e rosso. L’80 per cento di questi casi si riferisce a malati di Covid 19.

 

A ridurre l’affollamento degli spazi interni, garantendo percorsi separati tra casi Covid e non-Covid, contribuirà la tensostruttura allestita all’esterno del Pronto soccorso dai militari del Terzo stormo dell’Aeronautica di Villafranca. Tale ospedale da campo, che verrà utilizzato per il triage, dovrà entrare in funzione nei prossimi giorni. Tuttavia, secondo il personale del reparto, non sarà una soluzione definitiva al problema, fintanto che l’ospedale legnaghese dovrà far fronte ad una mole di contagi da Coronavirus come quella attuale, accanto alle normali patologie.

 

«La nostra unità operativa», evidenzia il dottor Francesco Raineri, medico del Pronto soccorso e delegato della Cgil, «è in estrema sofferenza per il notevole afflusso di pazienti e gli spazi limitati. Per questo, assieme alla direzione ospedaliera, siamo alla ricerca di nuove aree». Il problema principale, tuttavia, resta quello del personale, ridotto all’osso. «Come medici inquadrati nella struttura siamo in 12, quando da organigramma dovremmo essere almeno in 20 per far fronte all’ondata di accessi attuale in maniera ottimale. A parziale supporto, abbiamo sei neolaureati, tre specializzandi a cui si aggiunge il personale medico militare. Questo apporto, tuttavia, non è risolutivo, così come l’allestimento della tensostruttura esterna, vista comunque l’alta presenza di ricoverati per Covid che necessita di assistenza».

 

«Provocatoriamente», sottolinea il medico, «abbiamo suggerito che sarebbe meglio trasformare a questo punto il Mater salutis in Covid Hospital. In alternativa si dovrebbe ridurre l’attività chirurgica per spostare il personale di questo settore a supporto del reparto per le emergenze». •

Fabio Tomelleri

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