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Cresce il lavoro nero o grigio Il sindacato lancia l’allarme

Controlli della Guardia di Finanza in un’azienda
Controlli della Guardia di Finanza in un’azienda
Controlli della Guardia di Finanza in un’azienda
Controlli della Guardia di Finanza in un’azienda

Lavoro nero e grigio sono in costante crescita a Verona e provincia. E ben sette aziende su dieci, tra quelle controllate lo scorso anno dall’Ispettorato del lavoro, sono risultate fuorilegge. È un grido d’allarme quello lanciato da sindacalisti e organismi del settore produttivo e dell’impiego durante il convegno organizzato dalla Cgil veronese nei giorni scorsi alla Cittadella del lavoro dell’Edificio 13 di via Vicentini a Legnago. Il sindacato, guidato a livello provinciale da Stefano Facci, ha infatti scelto il capoluogo della Bassa per affrontare, assieme agli enti che si occupano delle politiche del lavoro e dei controlli sulle aziende, questa tematica di scottante attualità. Proprio in diverse aziende della pianura, ma anche altre aree della provincia scaligera, come l’Est veronese, sono stati scoperti negli ultimi anni fenomeni di «caporalato», soprattutto nel settore agricolo, così come alcune imprese sono state colpite da «interdittive antimafia» emanate dalla prefettura. L’alto tasso di rapporti irregolari esistenti all’interno delle imprese veronesi emerge dai dati relativi all’attività di vigilanza svolta nel 2018 dall’Ispettorato territoriale del lavoro di Verona. Il rendiconto sui controlli dello scorso anno è stato illustrato da Cinzia Spinarolli, responsabile del settore Processo vigilanza dello stesso Ispettorato. Dal consuntivo è emerso che, su 1.445 ditte scaligere controllate nell’ultimo anno dai 25 funzionari dell’ente, ben 1.030 (il 67,9 per cento) non erano in regola per quel che concerne i contratti con i loro dipendenti. In particolare ben 2.318 addetti, tra operai, impiegati e quant’altro, sia italiani che stranieri, sono risultati «irregolari», ovvero con un contratto che non corrispondeva alle reali mansioni od orari d’impiego. In vari casi sono emersi rapporti part-time o di lavoro «somministrato» a fronte di veri e propri incarichi a tempo pieno e di carattere subordinato. Oltre a questi lavoratori «in grigio», gli ispettori hanno scovato pure 397 addetti in nero, senza uno straccio di contratto e quindi privi di qualsiasi garanzia. «Sono dati estremamente pesanti», ha rimarcato Spinarolli, «se si riflette che solo il 30 per cento delle aziende controllate è risultato in regola. Occorre capire che un lavoratore irregolare è pure quello che, per svolgere la propria mansione, deve dotarsi di partita Iva ma la cui attività lavorativa, in realtà, è determinata esclusivamente dal committente, nascondendo di fatto un rapporto di dipendenza». RIGUARDO AI CONTROLLI, Spinarolli ha aggiunto: «Spesso sono gli stessi lavoratori che ci chiedono di intervenire. Dall’inizio dell’anno ad oggi abbiamo ricevuto 60 richieste in tal senso. Altre volte l’attività ispettiva è avviata in base alle campagne nazionali contro il lavoro nero o l’abuso di quello "somministrato", che spesso nascondono il vero "caporalato". Fondamentale, per il nostro ufficio, è anche la sinergia con lo Spisal dell’Ulss 9, in materia di sicurezza, e con i vari comandi della Guardia di finanza». Per quel che concerne i settori dove si praticano più spesso le assunzioni in «nero» o non a norma, Spinarolli ha puntualizzato: «Le anomalie più frequenti si riscontrano nei servizi alle imprese e nell’edilizia». Altri settori colpiti dal fenomeno sono quelli della ristorazione, dell’agricoltura e il settore metalmeccanico. «Durante una nostra uscita sindacale a Isola della Scala», ha evidenziato Mario Lumastro, della Cgil trasporti, «qualche giorno fa abbiamo incrociato una quindicina di operai agricoli romeni, tutti assunti di un’impresa del loro Paese, quindi al di fuori delle tutele garantite in Italia». «Per far emergere i rapporti irregolari e quelli in nero», ha concluso Stefano Facci, segretario provinciale della Cgil, «oltre a interventi coordinati tra i sindacati e l’ Ispettorato, serve un fondo nazionale per sostenere e aiutare i lavoratori che intendono mettersi in regola». •

Fabio Tomelleri

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