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SCEMPIO

Cologna, ossa dei martiri sparse sull’altare di San Pietro: nuovo scempio nella chiesa in degrado

San Pietro
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A San Pietro vergogna si somma a nuova vergogna. Dopo l'allarme per il possibile crollo di altre porzioni di soffitto ligneo nella chiesa delle monache Cappuccine di Cologna, si segnala la presenza di frammenti ossei, appartenuti con ogni probabilità ad un martire, abbandonati senza alcun rispetto sopra ad un tavolo d'altare. Aumenta di giorno in giorno lo sdegno della cittadinanza per il mancato intervento delle istituzioni in favore del tempio seicentesco in forte stato di degrado.

 

L’ultimo scempio In questi giorni si è diffusa pure la notizia di un atto sacrilego. La spiegazione più plausibile per questo episodio è che qualche mano predatoria, in passato, abbia aperto un reliquiario alla ricerca di preziosi e abbia estratto parte delle ossa di un santo conservate all'interno. Terminata la ricerca, il ladro sconosciuto non si sarebbe preoccupato di rimettere al proprio posto tutte le reliquie e ne avrebbe lasciate alcune sparse sull'altare. I volontari dell'associazione «I luoghi dell'abbandono» hanno notato i frammenti di ossa umane quando hanno provveduto a riparare il finestrone della chiesa, danneggiato un paio di mesi fa. Qualcuno potrà trovare bizzarro che vi siano ossa di martiri nella chiesa di via Papesso, ma la cosa invece non deve affatto stupire. La chiesa della monache Cappuccine, a fine Settecento, era arrivata ad un punto tale di importanza e sfarzo da poter vantare non soltanto la presenza di decine di opere degli artisti e degli scultori più celebri del Sei-Settecento, ma anche una quantità straordinaria di reliquie, almeno 200, come ricorda lo storico Guerrino Maccagnan nella sua pubblicazione «Francescanesimo a Cologna».

 

Le origini Per dimostrare il prestigio e l'autorità di un convento, in epoca medievale e barocca, si ricorreva ampiamente all'acquisto di reliquie in tutta Italia. Le monache Cappuccine, essendo per la maggior parte donne appartenenti alla nobiltà veneziana, potevano disporre di molto denaro e avevano la protezione di cardinali e prelati influenti dell'epoca. Riuscirono così a portare a San Pietro reliquie di grande valore, come parti delle funi della flagellazione, dei «pannicelli» del Bambin Gesù, frammenti di tessuto della veste di Gesù e della Madonna, il sangue di San Francesco, oltre a ossa e abiti di santi più o meno noti. Dei martiri San Mercurio e San Gaudenzio, le suore avevano dichiarato di possedere quasi l'intero corpo. Il reliquiario contenente il cranio e le ossa di San Mercurio, soldato originario della Cappadocia e fatto uccidere ai tempi delle persecuzioni cristiane dei primi secoli dopo Cristo, fu rubato all'inizio del 2013 e ritrovato poche settimane più tardi lungo le rive dell'Adige, ad Albaredo. Delle reliquie di San Gaudenzio, anch'egli nato in Turchia, ad Efeso, primo vescovo di Rimini fatto uccidere da Diocleziano, non si avevano notizie finora di tentativi di furto.

 

Il mistero Può darsi che anche la sua teca sia stata aperta e profanata, e siano sue le ossa rinvenute in questi giorni sull'altare di destra di San Pietro. Di qualsiasi martire siano, i frammenti ossei sono comunque sacri e andrebbero immediatamente messi al riparo. Anche perché, così come sono, non solo possono essere rubati (ancorché la chiesa sia inaccessibile ndr) ma vengono continuamente imbrattati dagli escrementi dei piccioni che stanno nidificando liberamente fra gli altari della chiesa. Nell'istruzione su «Le reliquie nelle chiesa: autenticità e conservazione», documento pubblicato dal Vaticano nel 2017, viene stabilito «che le reliquie vanno custodite in apposite urne sigillate e collocate in luoghi che ne garantiscano la sicurezza, ne rispettino la sacralità e ne favoriscano il culto». Non è proprio il caso di questi frammenti. L'ufficio dei Beni culturali della Diocesi di Vicenza, così come la Soprintendenza ai Beni architettonici di Verona, sono stati informati e potrebbero decidere di intervenire.

Paola Bosaro

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