<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
cologna e albaredo

Il negozio chiude e loro lo rilevano, Licia e Giada da commesse a imprenditrici: «Sfidiamo la crisi»

Le due dipendenti hanno deciso di fare il grande salto dopo essere rimaste senza lavoro il 31 dicembre. «Ci davano delle pazze ma i clienti ci hanno sostenuto»
Giada Sardu e Licia Trentin: hanno iniziato l'avventura da titolari il 25 febbraio
Giada Sardu e Licia Trentin: hanno iniziato l'avventura da titolari il 25 febbraio
Giada Sardu e Licia Trentin: hanno iniziato l'avventura da titolari il 25 febbraio
Giada Sardu e Licia Trentin: hanno iniziato l'avventura da titolari il 25 febbraio

Prendono le redini dell'attività chiusa due mesi fa dal titolare di Cologna e decidono di imbarcarsi in un'avventura rischiosa ma stimolante, in un momento in cui il commercio al dettaglio soffre di una crisi che sembra irreversibile. Licia Trentin, 56 anni, di Albaredo, e Giada Sardu, 23 anni, di Cologna, hanno perso il lavoro che amavano lo scorso 31 dicembre.

Quel giorno, il negozio di alimentari «Fior di grano», in centro a Belfiore, parte di una catena di quattro esercizi gestiti da un imprenditore colognese, ha abbassato le serrande dopo sette anni di attività. In realtà, la rivendita di alimenti freschi in quella bottega esisteva già dagli anni Ottanta, ed era conosciuta come «La formaggiera».

L’assunzione

Quando il produttore di pane e grissini colognese ha rilevato il negozio nel 2015, Trentin è stata inserita in organico fin da subito, visto che lavorava nel settore della panetteria già da un ventennio. La giovane Giada Sardu, invece, è arrivata qualche anno dopo. È stata assunta nel maggio del 2021, in pieno periodo Covid.

«Avevo lasciato da poco il lavoro come barista a Minerbe e ho sentito che cercavano una commessa in un negozio di alimentari: ho deciso di propormi», racconta la ragazza. Licia ha accolto Giada sotto la sua ala protettrice e l'ha cresciuta come una mamma.

Le due commesse hanno instaurato un ottimo rapporto fra di loro e con la clientela. «Il periodo della pandemia, con tutte le restrizioni e il divieto di uscire dai confini comunali, ha incrementato enormemente il nostro lavoro. Siamo riuscite non solo a consolidare il rapporto con i nostri clienti, ma anche ad ampliare il bacino d'utenza», ricorda Licia.

«L'elemento più qualificante del nostro lavoro è infatti la relazione con il cliente», racconta Giada. «A me, personalmente, piace stare a contatto con la gente e cercare di accontentare il più possibile le richieste di ciascuno, specie delle persone anziane».

La chiusura inattesa

A novembre dello scorso anno la doccia fredda, che di lì a poco avrebbe lasciato le due donne senza lavoro e stipendio. La società «Fior di grano» ha comunicato alle due commesse che cessava l'attività a fine anno. «Dopo aver assorbito lo smarrimento iniziale, abbiamo valutato, con tutte le incognite del caso amplificate dalal crisi, la proposta del titolare di cedere l'attività in primis a chi l'aveva gestita fino a quel momento», continua Licia Trentin.

Sono seguiti giorni e notti febbrili, scanditi da calcoli, richieste di pareri a commercialisti, confronti con familiari ed amici. «Quando dicevamo che volevamo subentrare al vecchio titolare la maggior parte delle persone ci chiedeva se eravamo impazzite, però la clientela ci manifestava il suo sostegno e ci incoraggiava», riferiscono le due donne. «Alla fine, avendo bisogno di mantenerci, abbiamo deciso di rischiare, almeno non possiamo dire di non averci provato».

La nuova sfida

Dopo il 31 dicembre, Trentin e Sardu hanno svuotato il negozio e hanno sanificato e ritinteggiato le pareti, hanno rifatto la pavimentazione dietro al bancone di lavoro, hanno acquistato nuove scaffalature e una nuova affettatrice. I punti di forza saranno, come prima, il pane fresco - consegnato tutti i giorni da un fornaio di Colognola ai colli - affettati, formaggi di qualità e altri prodotti tipici del territorio. Apertura alle sei del mattino e chiusura alle 13, dal lunedì al sabato.

Le due titolari, che hanno fondato la società «Pane e Sapori», promettono di tenere il più possibile i prezzi bassi, per non gravare sui bilanci familiari, «malgrado gli investimenti fatti per riaprire e le spese di gestione». Hanno riaperto la bottega il 25 febbraio e hanno fatto il pieno di clientela. Di certo la positività e la voglia di lavorare alle due donne non mancano. Sarà il tempo a dire se la loro scelta sia stata oculata e vincente.

Paola Bosaro

Suggerimenti