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«Ciao Greta, grande esempio per tutti noi»

Greta, prima da sinistra in seconda fila con la felpa rossa, insieme ai compagni di classe della 5 AS che si è diplomata lo scorso luglio
Greta, prima da sinistra in seconda fila con la felpa rossa, insieme ai compagni di classe della 5 AS che si è diplomata lo scorso luglio
Greta, prima da sinistra in seconda fila con la felpa rossa, insieme ai compagni di classe della 5 AS che si è diplomata lo scorso luglio
Greta, prima da sinistra in seconda fila con la felpa rossa, insieme ai compagni di classe della 5 AS che si è diplomata lo scorso luglio

Proprio domani avrebbe compiuto 19 anni. Invece la grave malattia con cui conviveva fin da quando era bambina se l’è portata via, nonostante abbia combattuto con tutte le sue forze, fino alla fine. Greta Pasetto, studentessa dell’istituto statale Leonardo Da Vinci di Cerea, dove fino all’anno scorso aveva frequentato il liceo scientifico, è morta lo scorso 17 ottobre. Ai funerali, tenutisi due giorni più tardi nella chiesa parrocchiale del capoluogo, erano presenti centinaia di persone per darle l’ultimo saluto. Tra questi anche i suoi compagni di classe, ragazzi e ragazze di quella 5AS che lo scorso giugno ha affrontato gli esami di maturità. Greta avrebbe dovuto farlo insieme a loro, lo desiderava e lo avrebbe meritato. Era un’alunna con un ottimo rendimento, che nonostante le difficoltà crescenti causate dal progredire della malattia, a scuola ci metteva l’anima. A marzo purtroppo le sue condizioni si erano ulteriormente aggravate. C’erano state assenze prolungate. Con grande forza di volontà e con l’aiuto degli insegnanti, che avevano chiesto e ottenuto per lei la possibilità di una sessione straordinaria di maturità a settembre, Greta si era presentata a scuola per affrontare delle verifiche e ottenere l’ammissione alla prova. Purtroppo per l’esame di Stato non c’è stato tempo, a causa di quei tumori che si ripresentavano e per combattere i quali erano stati necessari nel tempo diversi interventi chirurgici. La situazione si era particolarmente aggravata nel corso dell’anno scolastico 2018 - 2019, tanto che Greta, che aveva perso l’udito ancora alle medie, era diventata ipovedente. Nonostante questo bagaglio di sofferenza e le difficoltà oggettive che incontrava, Greta, che lascia mamma Ylenia, papà Galliano e la sorella Carlotta, era una combattente. Indomita, per parafrasare la poesia che i compagni le hanno dedicato (vedi articolo a fianco), una ragazza speciale, un esempio per tutti. Una giovane donna che nella sua vita aveva già combattuto e vinto numerose battaglie senza arrendersi mai e che sognava, guardava oltre la malattia, si dava obiettivi e con caparbietà li raggiungeva. Greta ha lasciato il segno nel cuore dei suoi amici ed ex compagni di scuola, ma anche in quello degli insegnanti che le sono stati vicini durante questi anni. Dopo la maturità avrebbe voluto proseguire gli studi iscrivendosi all’università. «Non aveva ancora preso una scelta definitiva su cosa frequentare», racconta l’insegnante di sostegno Carmen Poletta, che l’ha seguita per cinque anni, «ma adorava l’inglese, quando aveva un attimo di tempo si concentrava sui libri e le serie tv in lingua madre», prosegue. «Anche nella malattia Greta non veniva mai meno al suo desiderio di conoscenza, con un atteggiamento sempre positivo e costruttivo», sottolinea Adriana Facciolo, insegnante di storia e filosofia. «Era una ragazza incredibile», aggiunge Girolamo Paparella, professore di italiano e latino che l’ha avuta con sé dalla seconda superiore in poi, «intelligente e caparbia, dotata di una spiccata sensibilità, ci mancherà moltissimo». Anche Maria Grazia Mastena, professoressa di matematica e fisica, conserva un dolce ricordo della sua studentessa: «L’ho avuta in classe negli ultimi due anni, nonostante l’importante disabilità con cui conviveva, dava prova di forza e determinazione senza chiedere mai nulla in cambio». «La ringraziamo per essere entrata a far parte delle nostra vita, per l’esempio di forza e profonda dignità che ci ha mostrato, siamo dispiaciuti di non aver potuto fare nulla per aiutarla», conclude Mastena, interpretando un po’ il sentire di tanti colleghi. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesco Scuderi

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