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Chemviron, alt alla riqualificazione

L’attuale stabilimento alle porte di Legnago della Chemviron, ex Ceca
L’attuale stabilimento alle porte di Legnago della Chemviron, ex Ceca
L’attuale stabilimento alle porte di Legnago della Chemviron, ex Ceca
L’attuale stabilimento alle porte di Legnago della Chemviron, ex Ceca

Fumata nera per il progetto privato di riqualificazione della Chemviron, ex Ceca, alle porte di Legnago, da ovest. Il Consiglio comunale, su proposta della giunta del sindaco Graziano Lorenzetti, ha infatti respinto a maggioranza il programma di «restyling» presentato dalla ditta specializzata nella riattivazione di carboni attivi, destinati al filtraggio delle acque per uso potabile e industriale, di via Malon. Ribaltando, così, il parere favorevole espresso nel 2018 dal precedente esecutivo di centro-sinistra dell’ex sindaco Clara Scapin alla proposta, dell’azienda, di una consistente riqualificazione dello stabilimento. Tale intesa, che ora non verrà più attuata, prevedeva la realizzazione, da parte della società stessa, di alcune opere urbanistiche, come la piantumazione di alberi ad alto fusto di via Malon e, del lato nord della fabbrica, l’adeguamento della ciclabile lungo via Padana Inferiore Ovest, tra il sottopasso ferroviario e il parco Baden Powell di San Pietro, e l’allestimento di sistemi di controllo delle emissioni rumorose e dei fumi, con tanto di pannelli informativi per il pubblico sui vari parametri. Secondo l’amministrazione a trazione leghista, infatti, l’ex Ceca, presente in loco fin dal 1929, nonostante non abbia mai fatto rilevare sforamenti per quel che concerne fumi e rumori, mal si concilia con le prospettive di ampliamento del capoluogo che il Comune intende perseguire. «La precedente amministrazione», ha evidenziato Roberto Danieli, assessore all’Urbanistica, «pur ribadendo la classificazione dello stabilimento come opera incongrua, ha ritenuto ammissibile il progetto di rigenerazione urbana dell’area, in deroga allo strumento urbanistico». «L’intervento proposto», ha proseguito Danieli, «prevede la riqualificazione edilizia dell’impianto produttivo e l’impegno di realizzare opere di mitigazione fino a 150mila euro, finalizzata al mantenimento dell’attuale attività industriale, diversamente da quanto prevede il Piano degli interventi». Danieli ha criticato il progetto: «Questa amministrazione ritiene che l’intervento proposto, che ha l’obiettivo della ditta a continuare ad operare nell’attuale sede senza spostarsi, non sia coerente alle indicazioni del piano regolatore. Qui non si parla di ambiente, bensì di compatibilità urbanistica dell’impianto», ha precisato, «visto che la fabbrica è collocata in evidente e palese zona impropria, ormai completamente inglobata dallo sviluppo edilizio del capoluogo e non più compatibile con il contesto urbano della città». Nel provvedimento approvato da tutto il centrodestra, a cui si sono associati il consigliere Angelo Guarino del Gruppo misto e Riccardo Shaine di FI-Prima Legnago-Viva Legnago, l’assemblea, oltre a respingere il progetto della ditta – verdetto che sarà riconfermato alla conferenza dei servizi – ha comunque ribadito «la piena disponibilità dell’amministrazione a favorire il trasferimento dell’industria nelle apposite zone, già individuate dal piano regolatore, o in altre ritenute dall’azienda stessa più consone e funzionali». «L'errore di chi ci ha preceduto», ha spiegato il sindaco Lorenzetti, «è stato quello aprire, con la deroga, una finestra pericolosa, creando aspettative nell’azienda. La rigenerazione urbana non si fa attraverso semplici migliorie come quelle illustrateci dall’azienda, bensì con interventi di più ampio respiro, come è stato fatto ad esempio nel bacino della Ruhr in Germania». I 5 consiglieri di «Legnago Futura» e «Per una città in Comune» hanno deciso di astenersi. Diego Porfido ha detto: «Si tratta di un provvedimento urbanistico con risvolti ampi e molteplici». •

Fabio Tomelleri

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