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LUI, EX MARMISTA, MORTO MENTRE ACCUDIVA L'ANZIANA

Cerea in lutto per Lucia e Claudio, madre e figlio ora uniti per sempre

La casa di Cerea in cui è avvenuta la tragedia
La casa di Cerea in cui è avvenuta la tragedia
La casa di Cerea in cui è avvenuta la tragedia
La casa di Cerea in cui è avvenuta la tragedia

Il silenzio dei buoni, è stato detto, è «spaventoso», rispetto alla cattiveria, come quella che striscia lungo i nostri difficili tempi. Non perché metta timore ma perché crea meraviglia: scuote, la bontà, arriva dove non siamo forse più capaci. Claudio Rossetti era arrivato dappertutto con la sua bontà e, negli ultimi dieci anni, anche con la sua discrezione e il suo silenzio.

Il ritiro dal mondo Morto lunedì scorso, accanto alla madre invalida che accudiva, erano almeno dieci anni che si era ritirato da questo mondo. Lo aveva fatto che non era ancora sessantenne per Pasqua Guerrer, 93 anni, sua madre, che tutti chiamavano Lucia. Lo aveva fatto perché lei aveva dedicato tutta la sua esistenza a lui e al fratello.

La scelta Perso il marito per leucemia fulminante, la signora Lucia cominciò una sua lenta discesa, 15 anni or sono, che la portò, tre anni fa, ad una crisi renale seria. Passò molto tempo in ospedale e perse l’uso delle gambe. Una situazione difficile per la famiglia Rossetti. Ma Claudio era lì, pronto a tendere la mano, come sempre, e si era fermato con lei nella casa di via Carducci, aveva chiuso senza rancore, o forse solo con qualche ricordo benevolo, la sua vita di sportivo, di radioamatore, di appassionato di bowling. Tutto conservato dentro per un obiettivo più impegnativo e grande: occuparsi in tutto e per tutto della madre.

La cagnolina Pippa «La mattina le faceva la colazione, poi la lavava, la sistemava, preparava anche il pranzo e la cena», racconta la signora Paola Rossetti, cognata di Claudio, «e non si lamentava mai. Non l’ho mai sentito dire che era stanco. Eppure forse lo era talvolta. Era talmente buono e disponibile che bastava chiedere e lui correva. Quando andavamo in vacanza, era lui che in bicicletta veniva qui a casa nostra ad occuparsi di Pippa, la nostra cagnolina. Le dava da mangiare, le faceva le coccole». Poi Claudio, 67 anni, tornava subito a casa per non lasciare mai a lungo da sola l’anziana mamma. Eppure quell’omone ne aveva di interessi e passioni. Lo sanno in tanti a Cerea, lo conoscevano in tantissimi, e ieri, nel tam tam dei social, i primi a parlare della costernazione e del dolore per la perdita di «Caio» sono stati quelli della Pallavolo Cerea, la società in cui Rossetti aveva allenato, poi era stato presidente e infine, per quella sua capacità di portare i carichi da novanta, anche accompagnatore delle giovani pallavoliste, senza tentennamenti, senza scuse. «Talvolta facevamo tardi, c’era da stancarsi, dovevamo usare le nostre auto per portare le ragazze a fare le partite fuori Cerea, ma Claudio non diceva mai di no, era uno che faceva fatica senza parlare, senza recriminare». Si commuove Loris Sganzerla, attuale presidente della Pallavoro Cerea, nel parlare dell’amico Caio. «L’ho visto un mese fa. L’ho trovato con la sua bici davanti alla palestra. Ho saputo che sei andato in pensione, mi ha detto, sono venuto a vedere come stai. Sto bene, gli ho risposto, e lui mi aveva confidato che finalmente quest’anno sarebbe arrivata anche a lui la pensione: tutto aiuta, mi disse. Lui l’ho visto come sempre, certo aver abbandonato ogni suo hobby deve essergli costato dentro, ma non ne parlava».

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Una famiglia spezzata «Si era privato di uscire, di tante cose, lo sappiamo», riprende la nuora Paola, «infatti aveva male alle ginocchia, aveva preso molto peso, ma a lui andava bene la vita che aveva scelto. Voleva stare accanto a sua madre. Suo fratello, mio marito, è sconvolto. La nostra ora è una famiglia spezzata».

Morire una sera qualunque Rossetti aveva lavorato come marmista col fratello Maurizio. Chiusa l’attività non cercò un altro lavoro: Lucia era rimasta vedova e sola. Così ci pensò lui. E così è stato fino alla loro morte avvenuta, per un incredibile destino, a poche ore uno dall’altra. Prima ha ceduto il cuore di Claudio, mentre di sera era seduto sul divano a guardare la tv, poi in breve anche quello di Lucia che invano tentava di chiamare il figlio dal suo letto di inferma, fino a fare l’immane sforzo di provare ad alzarsi da sola per vedere cosa fosse successo a uno dei suoi due «bambini» - come ancora li pensava la donna - ma nel farlo è caduta: l’ultimo gesto verso suo figlio le è costato la vita.

Lucia e i suoi figli La bontà si trasmette, dicono. «Credo che avessero lo stesso carattere», sottolinea la nuora Paola, «mia suocera era una donna buona, di quelle di una volta che lavorano per tutta la vita e non smettono mai di occuparsi dei loro cari. Suo marito era autista di camion, lei ha lavorato in campagna, per portare avanti la famiglia, i figli». «Finito di lavorare nei campi, cucinava e rammendava. Tanto che negli ultimi tempi Claudio le dava in mano ago e filo e una pezza perché le piaceva essere occupata. Metteva a posto tutto, persino gli asciugamani sfilacciati di cui nessuno oggi ne fa più nulla». In gioventù, racconta una sua cara amica, la signora Valeria Berardo, nonna del sindaco Marco Franzoni, «Lucia era sempre sorridente e mai di cattivo umore. Le piaceva tanto tanto ballare. A volte scappava dal moroso per andare a ballare. Quando andavo da lei, guardavamo insieme gli album delle foto della sua famiglia». «Certo che si è dedicata tutta la vita alla sua famiglia, ci mancherebbe!», chiude la signora coetanea di Guerrer, vivace novantenne che vive con la figlia. Perché la vita vive sinché abbiamo qualcuno che ci ama accanto, anche molto silenziosamente, anche molto in disparte.

La messa funebre Il tempo si era fermato, in via Carducci, nella casa di Lucia e Claudio. Tutti sapevano che l’anziana era in buone mani. Claudio sapeva che stava facendo quello che la coscienza e l’affetto gli dettavano. Molto silenzio è passato prima che ci si accorgesse che i due erano morti. Molto tempo, due giorni, purtroppo. Le salme sono state portate alla cremazione. La casa ora è stata ripulita e chiusa. Vi è tornato un altro tipo di silenzio. Intanto, i parenti si stanno raccogliendo non per un funerale, ma per una messa funebre, sobria e con le persone della famiglia e qualche amico, per dire addio a Lucia e al suo Claudio. Saranno sepolti nel cimitero di Casaleone, da dove provenivano.

Daniela Andreis

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