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Campi invasi dai piccioni, raccolti a rischio

Uno stormo di piccioni su un campo di Cerea: l’emergenza dovrebbe risolversi a stretto giro DIENNEFOTO
Uno stormo di piccioni su un campo di Cerea: l’emergenza dovrebbe risolversi a stretto giro DIENNEFOTO
Uno stormo di piccioni su un campo di Cerea: l’emergenza dovrebbe risolversi a stretto giro DIENNEFOTO
Uno stormo di piccioni su un campo di Cerea: l’emergenza dovrebbe risolversi a stretto giro DIENNEFOTO

Allarme piccioni per gli agricoltori del Basso veronese. Nell’ultimo mese, in occasione del periodo della semina, centinaia di ettari di campi di girasole, soia e granoturco, sparsi in tutta la pianura, sono stati letteralmente presi di mira dai volatili, con ingenti danni per le colture. I contadini, di fronte a questi attacchi, fino a pochi giorni fa non potevano reagire in alcun modo. Il rischio, infatti, era quello di incorrere in sanzioni che potevano sfociare anche nel penale. In passato, qualche agricoltore era stato infatti «beccato» a sparare a questi volatili senza averne però il diritto. Solo le guardie forestali della Provincia o i cacciatori autorizzati e muniti di apposito tesserino possono intervenire contro questi uccelli che sono diventati una grossa insidia nelle campagne. Tuttavia, in questo primo scorcio di 2020, nemmeno loro potevano intervenire perché il piano di contenimento dei colombi era scaduto lo scorso 31 dicembre e in assenza di un’apposita regolamentazione tutto è rimasto fermo. Il blocco è stato causato dal passaggio di funzioni in materia, avvenuto lo scorso ottobre, tra tutte le Provincie del Veneto e la Regione. «Non se ne può più di questa situazione», esordisce Giorgio Bissoli, portavoce di Azione Rurale, associazione di agricoltori di Cerea. «Continuo a ricevere numerose telefonate da diversi Comuni della Bassa», prosegue Bissoli, «da Cerea a Legnago passando per Roverchiara, Casaleone, Nogara, Isola Rizza e Villa Bartolomea. La situazione è grave, speriamo che al più presto si ponga rimedio a questa emergenza perché stiamo subendo danni economici per diverse migliaia di euro a causa dei possibili mancati raccolti». La buona notizia però è che la Regione, con apposito provvedimento dello scorso 11 febbraio, ha confermato i piani di controllo in essere riguardanti le specie nocive e ha perciò prorogato, su parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), quelli in scadenza come appunto quello del colombo. «I cacciatori già abilitati per i piani di controllo non dovranno fare nulla se non attendere che venga dato il via agli abbattimenti autorizzati», spiegano dagli uffici provinciali cui spetterà ora l’approvazione dei programmi. Ai Palazzi scaligeri, inoltre, stanno predisponendo i nuovi moduli per i cacciatori che abbiano fatto i corsi ma non sono ancora abilitati alle uscite. Dal punto di vista operativo, a breve, arriveranno quindi i programmi di uscita proposti dai comprensori e dagli ambiti di caccia. La Provincia nel giro di pochi giorni farà le eventuali osservazioni e procederà con le approvazioni. La speranza degli agricoltori è che già la settimana prossima, o al massimo quella successiva, si dia il via al contenimento dei colombi con le prime uscite. «Purtroppo», sottolinea Bissoli, «ormai l’unico metodo che davvero funziona con i piccioni è quello dell’abbattimento. Questi uccelli non hanno nessuna paura degli spaventapasseri e neppure nei cannoncini a gas che con il loro rumore riuscivano a farli allontanare». «Si sono abituati», conclude il portavoce di Azione rurale. •

Francesco Scuderi

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