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bovolone

Il medico aggredito è ricoverato: «Danni alla gamba, mi operano»

«Non si può rischiare di venire minacciati e picchiati mentre facciamo il nostro dovere»
I carabinieri accorsi dal medico aggredito da due  pazienti FOTO DIENNE
I carabinieri accorsi dal medico aggredito da due pazienti FOTO DIENNE
I carabinieri accorsi dal medico aggredito da due  pazienti FOTO DIENNE
I carabinieri accorsi dal medico aggredito da due pazienti FOTO DIENNE

Dal letto dell’ospedale di Legnago dove dall’altra sera è ricoverato, risponde affaticato: «Non sto bene, questa gamba è danneggiata, l’avevo capito che si era rotto qualcosa. Non riuscivo e non riesco a stare in piedi. Speravo fosse solo una botta e invece mi tocca andare sotto ai ferri. Purtroppo gli esami non lasciano dubbi: c’è la frattura, da trauma, ad un legamento, con il coinvolgimento della fascia muscolare della coscia, e speriamo finisca lì. Perchè anche l’anca mi fa male e cede. Sarò operato forse già domani».

Il racconto dell'aggressione

Così il dottor Berhane Tesfai, 69 anni, medico di famiglia a Bovolone, racconta «il triste epilogo» dell’aggressione avvenuta martedì sera nel suo ambulatorio da parte di un paziente «fuori di senno» che invece di essere «quietato dalla moglie che lo accompagnava, da lei era caricato ancora di più: erano due contro uno, offese, parolacce, minacce, ho cercato di mettermi in sicurezza andando a casa dai vicini ma mi hanno raggiunto anche lì e, nel parapiglia, tirandomi fuori dall’abitazione di chi mi stava proteggendo, in mezzo alla strada mi hanno strattonato e spinto per terra».

Il dottore è ancora sotto choch, «non auguro a nessuno questa umiliazione, più morale che fisica», sospira, «è inaccettabile quello che come categoria stiamo subendo, mi viene da piangere: vi chiediamo aiuto, fate qualcosa tutti, «mettendoci l’anima pur nel momento difficile che sta vivendo la nostra sanità».

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«Non so se avrò ancora la forza di rimettere il camice»

«Quella dell’altra sera è stata una bruttissima situazione», Tesfai ripercorre l’aggressione, «nella mia lunga carriera di medico che ha scelto il territorio anziché l’ospedale proprio perché amo avere un contatto continuo e costante con i miei pazienti, mai mi era successa una cosa tanto grave, neanche quando facevo la guardia medica e, si sa, soprattutto di notte in ambulatorio ti arriva di tutto. Ma questi due, miei mutuati da 4-5 mesi, erano fuori di senno, mi hanno riempito di parolacce, criticando il mio modo di assisterli, li ho invitati a trovarsi un altro collega e lì è scoppiato il putiferio. Avevano urgenza, dal mattino, che leggessi il referto delle analisi del sangue di lui, appena ho potuto, verso sera, li ho fatti venire ed è scattata l’aggressione. Io non so», sospira il dottore, «se avrò ancora la forza di rimettere il camice. Amo troppo il mio mestiere e ho dedicato la vita a curare la gente, ma il prezzo da pagare adesso è altissimo».

E gli scappa un sorriso, dolce-amaro: «Alla fine tornerò al mio posto, già lo so, perché è lì che voglio stare, nonostante questo attacco indegno che, mi auguro, al di là delle ferite mie personali, imponga la riflessione di tutti: le mani le alzano solo gli incivili, le minacce sono gli strumenti di persone pericolose, attaccare un dottore che è un pubblico ufficiale è inaccettabile».

La solidarietà dei colleghi

Intanto, la violenza andata in onda a Bovolone ha spinto la rappresentanza sindacale di categoria a scendere ancora una volta in campo. «È l’ennesimo campanello d’allarme di una realtà divenuta ormai intollerabile. Non si può andare avanti così», dichiara Giulio Rigon presidente della Fimmg di Verona (Federazione medici di medicina generale), «lavoriamo instancabilmente per fornire cure a chi ne ha bisogno, impegnandoci ogni giorno per aiutare le persone e preservare la loro salute. Rimaniamo quindi profondamente addolorati e indignati per l’aggressione subita dal dottor Berhane Tesfai. La medicina di famiglia è ascolto, comprensione e cura, operiamo nell’interesse pieno dei nostri pazienti ma per offese, minacce, insulti, intimidazioni e aggressioni non c’è posto nei nostri ambulatori».

E ancora: «L’attacco subito dal collega Tesfai è, lo ribadiamo, indecente. Tutti gli operatori sanitari devono sentirsi sicuri nel loro ambiente di lavoro, quello che invece è successo a Bovolone è triste promemoria del fatto che dobbiamo fare di più per proteggere medici ed operatori che instancabilmente si dedicano ai bisogni degli altri». Poi, l’appello: «Con la speranza che le autorità facciano il possibile affinché venga fatta giustizia, la Fimmg si stringe al dottor Tesfai e a tutti gli altri colleghi vittime di violenza, rinnovando sostegno e gratitudine per il loro prezioso lavoro».

Anche l’Ordine dei Medici di Verona ha diffuso una nota di vicinanza. «A nome del Consiglio dell’Ordine», ha scritto il presidente Carlo Rugiu, «esprimo la massima solidarietà al collega aggredito nel suo ambulatorio. Un atto vile e ingiustificabile che condanniamo con fermezza. Per le circostanze in cui si è verificato, è un episodio che incute profondo senso di smarrimento. Pertanto confidiamo nelle forze dell’ordine, affinché facciano luce sulla vicenda, così da tutelare tutti gli operatori sanitari dagli episodi di violenza fisica e verbale accaduti in questi ultimi tempi, e auspichiamo che possa ristabilirsi al più presto quell’atmosfera di umanità e collaborazione che da sempre caratterizza il rapporto tra i sanitari e i loro pazienti».•.

Camilla Ferro

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