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Borgo Veronese, doppia bocciatura

Uno dei seggi  allestiti per il referendum a Isola Rizza: i voti contrari hanno triplicato i favorevoli
Uno dei seggi allestiti per il referendum a Isola Rizza: i voti contrari hanno triplicato i favorevoli
Uno dei seggi  allestiti per il referendum a Isola Rizza: i voti contrari hanno triplicato i favorevoli
Uno dei seggi allestiti per il referendum a Isola Rizza: i voti contrari hanno triplicato i favorevoli

Addio a Borgo Veronese. L'esito del referendum che, domenica scorsa, ha coinvolto i cittadini di Isola Rizza e San Pietro di Morubio ha definitivamente affossato il progetto, presentato dai due municipi in Regione nel dicembre del 2019, volto alla creazione del Super Comune da oltre 6.200 abitanti. Ad Isola Rizza, dove le norme varate da Venezia in materia richiedevano il raggiungimento del quorum del 40 per cento degli aventi diritto, tale soglia è stata abbondantemente superata, visto che si sono recati alle urne ben 1.393 elettori, pari al 51,04 per cento del corpo elettorale. A tale afflusso, tuttavia, ha coinciso una valanga di «no», visto che i voti contrari alla nascita di Borgo Veronese sono stati 1.068, ovvero il 77,06 per cento, contro quelli a favore, che si sono fermati a 318, il 22,94 per cento del totale. A San Pietro di Morubio, invece, hanno invece prevalso i «sì», ma a vincere, in realtà, è stato l'astensionismo. A San Pietro e nelle frazioni di Bonavicina e Borgo si sono recati ai seggi 978 elettori, pari al 39,31 per cento. Al contrario di Isola Rizza, il quorum richiesto per San Pietro dalla normativa regionale era del 50 per cento, con una tolleranza al ribasso del 5 per cento. Ad ogni modo, sia Silvano Boninsegna, sindaco di Isola Rizza, che il collega morubiano, Corrado Vincenzi, entrambi sostenitori di Borgo Veronese, non si sentono degli sconfitti. «Abbiamo offerto un'opportunità ai nostri cittadini di dare una svolta ai rispettivi territori», sottolinea Boninsegna, «creando una soluzione valida a fronte della cronica insufficienza di fondi e liquidità per i Comuni piccoli come il nostro, potendo invece migliorare i servizi attraverso un ente amministrativo più grande». «I cittadini di Isola», aggiunge il sindaco, «hanno invece preferito difendere le proprie radici e la tradizione. Non ritengo invece che il voto rappresenti un giudizio sulla nostra amministrazione. Pertanto continuerò a svolgere il mio dovere con serenità». «Siamo amareggiati per non essere riusciti a convincere più persone a recarsi alle urne», annota il primo cittadino morubiano. «Purtroppo», prosegue, «sapevamo che l'astensionismo era un nemico da battere. Storicamente, nel nostro Comune, le tornate elettorali non registrano un alto flusso di votanti». Canta vittoria, invece, Paolo Filippi, consigliere di minoranza di Isola Rizza e portavoce del comitato Stop alla fusione. «Personalmente», rivela Filippi, «avevo intuito che i contrari potevano essere molti di più dei favorevoli. Sin dalla scorsa primavera avevamo colto la contrarierà di centinaia di cittadini che non volevano che si procedesse oltre con questo progetto, ma non siamo stati ascoltati ed ora gli elettori hanno espresso il loro verdetto». Per Filippi il trionfo dei «no» ha anche un valore politico. «Dal momento che la vicepresidente della Giunta regionale Elisa De Berti aveva sposato il progetto, gli elettori hanno inviato un chiaro segnale nei suoi confronti, rivelando che il paese non è contento dell'amministrazione da lei sostenuta». Filippi riflette sulla contrarierà di molti isolani a rinunciare all’autonomia: «Il timore di molti era che il nostro paese perdesse la propria identità storica. Di fatto Isola sarebbe diventata una frazione di Borgo Veronese. Tante aziende, inoltre, avevano il timore che il nuovo ente avrebbe comportato fastidiosi ed onerosi passaggi burocratici in termini di documenti ed autorizzazioni, sebbene i sostenitori avessero affermato il contrario». •

Fabio Tomelleri

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