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Borgo Veronese, altolà alla fusione

Da sinistra:Vittoria Calò, Paolo Filippi, Simone Rimondi (consigliere di Valsamoggia) e Federica Bissoli
Da sinistra:Vittoria Calò, Paolo Filippi, Simone Rimondi (consigliere di Valsamoggia) e Federica Bissoli
Da sinistra:Vittoria Calò, Paolo Filippi, Simone Rimondi (consigliere di Valsamoggia) e Federica Bissoli
Da sinistra:Vittoria Calò, Paolo Filippi, Simone Rimondi (consigliere di Valsamoggia) e Federica Bissoli

«Borgo Veronese non sarà un super bensì un mini Comune». Di fronte ad una platea di 90 residenti riuniti nel parco retrostante il municipio di Isola Rizza, a cui si sono aggiunti 20 persone che hanno assistito alla diretta streaming da casa, il comitato spontaneo «Stop alla fusione» ha ribadito la propria contrarierà all'accorpamento tra il centro di destra Adige e San Pietro. Nella sua prima uscita pubblica, il gruppo capeggiato dal consigliere di minoranza Paolo Filippi ha illustrato i motivi che hanno spinto il sodalizio a chiedere alla Regione, attraverso una raccolta di firme sottoscritta da 700 isolani, il blocco dell'iter per la costituzione del nuovo ente amministrativo. «In base alle ultime disposizioni regionali», ha evidenziato Vittoria Calò, consigliere di minoranza e componente del Comitato, «sappiamo che il referendum consultivo fra la popolazione dei due centri non coinciderà con l'election day del 20 e del 21 settembre. I nostri concittadini verranno chiamati alle urne sulla fusione probabilmente ad ottobre». Affinché la consultazione sia valida dovrà essere superato il quorum degli aventi diritto in entrambi i paesi. Essendo computati nel totale pure i cittadini iscritti all'Anagrafe e residenti all'estero (Aire), ad Isola Rizza sarà sufficiente la partecipazione di almeno il 40 per cento degli elettori, mentre a San Pietro tale soglia salirà al 50 per cento. «In questo delicato periodo contrassegnato dall'emergenza Covid», ha rimarcato Filippi, «una fusione non ha senso. Spinti dalle richieste di molti residenti ci siamo recati in tutte le sedi possibili per fermare questo processo che, una volta in porto, sarà irreversibile». Tra i motivi dello «stop» a Borgo Veronese ci sono le dimensioni del nuovo ente. «In Italia», hanno rimarcato i componenti del Comitato, «esistono oltre 8mila Comuni di cui oltre il 70 per cento ha meno di 5mila abitanti. Con questa aggregazione daremo vita ad una realtà di poco più di 6mila abitanti». «Studi universitari», ha annotato Federica Bissoli, ex candidato sindaco ed attuale consigliere di minoranza, «hanno dimostrato che le spese per il funzionamento della macchina amministrativa tendono a scendere nei Comuni di fascia compresa tra i 9mila ed i 20mila abitanti». Il Comitato ha poi contestato lo studio di fattibilità commissionato dai due municipi per sostenere il progetto. «L'indagine», ha puntualizzato Bissoli, «nel 2019 è stata presentata in quattro serate informative a cui, in tutto, hanno partecipato 200 persone di entrambi i paesi. Di queste, appena 83 hanno scelto il nome del futuro Comune, quello di Borgo Veronese. Tutto ciò non è affatto democratico». A dare manforte al fronte anti-fusione è intervenuto con la sua testimonianza Simone Rimondi, consigliere di minoranza di Valsamoggia (Bologna), Comune nato nel 2014 dalla fusione di cinque municipi emiliani. Dal pubblico ha espresso la sua contrarietà all'operazione anche Giovanni De Fanti: «Sono stato sindaco per 25 anni, questa operazione non andrà assolutamente a vantaggio di Isola Rizza». A favore del super Comune si è invece pronunciato l'ex consigliere di minoranza Francesco Guerra: «La fusione è un'opportunità: lo studio condotto dalle due amministrazioni indica che il nostro paese è in costante calo demografico e in declino economico». •

Fabio Tomelleri

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