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Bis di Giovanni Ruta, la Lega va ko

Giovanni Ruta appena rieletto e il suo gruppo  DIENNEFOTO
Giovanni Ruta appena rieletto e il suo gruppo DIENNEFOTO
Giovanni Ruta appena rieletto e il suo gruppo  DIENNEFOTO
Giovanni Ruta appena rieletto e il suo gruppo DIENNEFOTO

Il candidato più giovane si riconferma alla guida del paese e si prepara al secondo mandato 60 anni dopo Angelo Ambrosi. Il trionfo di Giovanni Ruta, 36 anni, sindaco uscente, eletto con 1.015 voti, ha un significato molto importante per il piccolo paese sull’Adige. Da molto tempo, infatti, Albaredo era noto in provincia per essere uno dei Comuni più instabili del Veronese. Con Ruta si assiste per la prima volta dopo decenni ad una prova di maturità, ovvero di stabilità politica. Il rampante figlio del medico di famiglia Claudio che vinse contro il commendatore Beniamino Pasqualini, fortissimo alla fine degli Anni Novanta, è riuscito in quella che appare come un’impresa. È stato in grado di portare alla fine del quinquennio un gruppo integro e lo ha ripresentato pressoché identico, fatta eccezione per la vicesindaco Iva Trentin che tutti danno per candidata sindaco fra 5 anni, a questa tornata elettorale. E ha vinto. Perdendo qualche preferenza per strada ma, in linea di massima, riconfermando la propria forza nell’arena politica locale. È la prima volta dal 1960, quando Ambrosi, nonno dell’assessore uscente Alberto, si riconfermò alla guida del paese, che un primo cittadino di Albaredo riesce a fare il secondo mandato di fila. L’aveva fatto Luigi Battaglia nei primi anni Novanta, ma si trattava di un avvicendamento di maggioranza. E ne ha avuto la possibilità pure Pasqualini, senza però terminare né il primo né il secondo mandato. Ieri pomeriggio la soddisfazione negli occhi di Ruta era palese. «È stata una campagna elettorale molto dura e lunghissima», ammette. «A causa dell’emergenza sanitaria abbiamo dovuto non solo affrontare problematiche mai avute prima, ma anche rinviare di alcuni mesi le elezioni. Non nego che la stanchezza si è fatta sentire, però sono felice che gli elettori abbiano premiato il nostro modo pacato di fare campagna elettorale, senza attacchi agli avversari, solo con l’obiettivo di raccontare quello che avevamo fatto in questi cinque anni e quello che ci proponiamo di fare». L’exploit più eclatante, nella lista di Uniti per fare, è quello di Paolo Sartori. Lo studente di ingegneria, 25 anni, agricoltore nell’azienda di famiglia, ha ottenuto 157 preferenze. «Ora viene per me il momento più importante, ovvero quello di ripagare la fiducia che mi è stata data», ha dichiarato a caldo. Grande delusione per Devid Marin, candidato della Lega e di un movimento civico, Albaredo Domani. La sua lista, che ha ottenuto quasi il 30 per cento delle preferenze, è stata «freddata» dall’ultimo sindaco della Lega che ha amministrato Albaredo, Paolo Menegazzi, che ha ottenuto il 24 per cento. La lotta fratricida ha dunque escluso entrambi dalla vittoria. La sensazione è che, senza la lista di Menegazzi, Marin avrebbe potuto giocarsela molto meglio contro Ruta. Oltre al «tradimento» del suo padre politico, Marin ha dovuto incassare anche l’amarezza di non aver raccolto voti dai candidati di Albaredo Domani. «Di una cosa però sono molto orgoglioso: i giovani che ho scelto e ho inserito io stesso nel gruppo», dichiara. Menegazzi, perdente per la terza volta di fila, la prende con filosofia: «Sto preparando il terreno per il futuro». «Nella mia lista Marina Dusi ha ottenuto ben 180 voti. Sono certo che alle prossime amministrative potrà tentare la chance di proporsi come candidata sindaco». Per Orazio Murari, candidato del centrosinistra, lo smacco è davvero forte. Non è neppure riuscito ad entrare in Consiglio. La sua lista ha raccolto solo 208 voti. «Avrei sperato di ottenere qualcosina di più, però purtroppo è andata così», dice. «Siamo stati stritolati dalle altre tre liste che hanno lasciato a noi solo le briciole. Continueremo comunque a portare avanti le nostre istanze». •

Paola Bosaro

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