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Bassa Rapine e terrore nelle

I carabinieri illustrano l’«Operazione Raiders» che ha portato all’arresto della banda DIENNEFOTOParte della refurtiva recuperata dai carabinieri a BegossoAda Vecchini, l’85enne rapinata col marito a  Correzzo
I carabinieri illustrano l’«Operazione Raiders» che ha portato all’arresto della banda DIENNEFOTOParte della refurtiva recuperata dai carabinieri a BegossoAda Vecchini, l’85enne rapinata col marito a Correzzo
I carabinieri illustrano l’«Operazione Raiders» che ha portato all’arresto della banda DIENNEFOTOParte della refurtiva recuperata dai carabinieri a BegossoAda Vecchini, l’85enne rapinata col marito a  Correzzo
I carabinieri illustrano l’«Operazione Raiders» che ha portato all’arresto della banda DIENNEFOTOParte della refurtiva recuperata dai carabinieri a BegossoAda Vecchini, l’85enne rapinata col marito a Correzzo

Anziani, ma anche cinquantenni, casalinghe e persone invalide. Tutti picchiati e rapinati nelle loro abitazioni, preferibilmente di notte e in aperta campagna, da uomini senza scrupoli, sempre incappucciati e completamente vestiti di nero, che hanno fatto irruzione nelle loro case armati di bastone e piede di porco per impossessarsi di qualche gioiello e di poche decine di euro. Un incubo durato nemmeno un mese ma trasformatosi già in una psicosi senza confini geografici, che ha seminato la paura in una quindicina di case disseminate tra la Bassa Veronese e le vicine province di Rovigo, Padova e Mantova. Fino alla svolta che, nella notte tra giovedì e venerdì, ha consentito di incastrare la banda, formata da quattro cittadini marocchini tra i 22 e i 35 anni, con doppia base a San Giovanni Lupatoto e Begosso di Terrazzo, che avrebbe agito in quello che è stato ribattezzato il «triangolo del terrore». Compresi i quattro assalti messi a segno in altrettante abitazioni di Castagnaro e Gazzo tra Ferragosto e martedì scorso. Almeno così ritengono i carabinieri dei Comandi provinciali di Verona e Rovigo che, con un’azione coordinata in cui sono stati impegnati una sessantina di uomini, sono riusciti a stringere il cerchio attorno ai rapinatori nell’«Operazione Raiders». Letteralmente «predoni», che sono stati sorpresi nel sonno quando ritenevano ormai di averla fatta franca di ritorno dall’ultima rapina commessa nel Mantovano. Sempre a bordo di una Fiat Sedici di colore oro, risultata rubata lo scorso 8 agosto a San Pietro in Cariano, con cui si spostavano per compiere le loro razzie. Un’auto che aveva tra l’altro tutte le caratteristiche per non passare di certo inosservata. L’identico modus operandi e tutta una serie di altri indizi inducono infatti gli inquirenti a ritenere che dietro alla sequenza di rapine da brividi ci sia la stessa mano. La certezza arriverà dagli accertamenti tecnici sulla refurtiva e su altri elementi rinvenuti dall’Arma nei due covi. Oltre che dai risultati sui reperti biologici e le impronte rilevati nelle case visitate. LA SVOLTA. Ad imprimere un’accelerata decisiva alle ricerche del commando è stata la rapina messa a segno giovedì notte, intorno alle tre, a Goito. La banda, a bordo della Fiat Sedici, dopo essersi data appuntamento a Begosso, piccola località sperduta tra i filari di meli della Bassa veronese dove vivono tre degli arrestati, ha raggiunto il Comune dell’Alto Mantovano percorrendo 70 chilometri. Quindi, una volta individuato il bersaglio ideale, anche in questo caso un’abitazione situata in un quartiere isolato, ha applicato un metodo già collaudato in diversi colpi fotocopia. I malviventi, interamente travisati, hanno assaltato la bifamiliare, armati di roncola, bastone e piede di porco, immobilizzando i proprietari, due fratelli attirati in giardino dall’insistente abbaiare del cane. E, a quel punto, hanno aggredito entrambe vittime con una raffica di pugni e calci. Tanto da spedire uno dei due uomini all’ospedale con una prognosi di 15 giorni. Una mezz’ora agghiacciante che si è conclusa con la fuga dei malviventi che hanno messo tutto a soqquadro impossessandosi di soldi, gioielli, cellulari, una replica di una pistola 38 special e persino la Peugeot 205 di uno degli aggrediti. Non appena si sono allontanati è partita la chiamata al 112. E i carabinieri di Castiglione delle Stiviere (Mantova) hanno diramato l’allarme ai Comandi limitrofi. In poche ore si è riusciti così a completare il puzzle investigativo tracciato nelle ultime settimane, con scambio di informazioni, pedinamenti e controlli incrociati, da una task force composta dal Nucleo operativo e Radiomobile di Legnago, da quello di Castelmassa (Rovigo) e dal Nucleo investigativo di Rovigo. I tre reparti, coordinati rispettivamente dal luogotenente Mauro Tenani, dal capitano Andrea Pezzo e dal maggiore Nicola Di Gesare - che ieri hanno illustrato l’operazione con il tenente colonnello Fabrizio Cassatella, comandante del Reparto operativo provinciale - hanno intercettato la Fiat e l’hanno tallonata per diversi chilometri. Fino a individuare le basi della banda. GLI ARRESTI. Alle 5 è scattato così il primo blitz in un appartamento al terzo piano di un palazzo di via Carlo Alberto, vicino al cimitero di San Giovanni Lupatoto. Z.E.J., 28 anni, pregiudicato per reati contro il patrimonio, stava già dormendo ed è stato scaraventato già dal letto dai carabinieri che lo tenevano d’occhio da giorni. Stessa sorte per i suoi tre complici, bloccati pressoché contestualmente dalla seconda aliquota coinvolta nel servizio congiunto, a Begosso di Terrazzo. In una vecchia casa rurale di via Piazza sono stati fermati i fratelli S.O. e I.O., rispettivamente di 22 e 35 anni, e il quarto componente del gruppo, M.M., di 31 anni. Tutti e quattro hanno cercato di sottrarsi al controllo dei militari divincolandosi e dando in escandescenze. Tanto che, oltre per rapina pluriaggravata in concorso, i «predoni» sono stati arrestati anche con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Inoltre sono indagati per ricettazione sulla scorta del contante, dei preziosi e di altro materiale, perlopiù utensili, trovati nel corso delle perquisizioni, in particolare a Begosso. Al termine dell’«Operazione Raiders», la banda di marocchini, su disposizione del pm titolare dell’indagine, il dottor Marco Zenatelli, è stata trasferita nel carcere di Montorio dove domani si terrà l’udienza di convalida. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefano Nicoli

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