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Accoltellato durante la lite, muore a 30 anni

La villetta di Lendinara La casa è abitata da cinque marocchini lavoratori stagionali in Polesine FOTO STUDIO MAX
La villetta di Lendinara La casa è abitata da cinque marocchini lavoratori stagionali in Polesine FOTO STUDIO MAX
La villetta di Lendinara La casa è abitata da cinque marocchini lavoratori stagionali in Polesine FOTO STUDIO MAX
La villetta di Lendinara La casa è abitata da cinque marocchini lavoratori stagionali in Polesine FOTO STUDIO MAX

Erano le tre di notte, quando in un’abitazione a Lendinara, nel Rodigino, è stato trovato senza vita dai soccorritori del 118. È morto accoltellato, dopo una lite furibonda, nella notte tra sabato e domenica, Abdennebi Alasri, un marocchino di 30 anni residente a Oppeano, bracciante agricolo stagionale che per lavoro si era spostato in Polesine. Non era conosciuto in paese e ha trovato la morte in via Ca’ Mignola bassa, a Lendinara, appunto, nella casa di un connazionale di 50 anni. Ucciso per un accoltellamento che gli ha provocato la recisione dell’arteria femorale. È morto dissanguato. Dai primi accertamenti svolti dai carabinieri e dalle testimonianze rilasciate da altri tre marocchini che erano all’interno della casa, l’accoltellamento sarebbe stato il culmine di una furibonda lite. Tra il trentenne morto e un altro connazionale di 31 anni che lo avrebbe colpito con un coltello da cucina, ferendolo mortalmente e allontanandosi poi a piedi. Uno dei tre testimoni, nel tentativo di riappacificare i due, è stato ferito a sua volta, in modo non grave alla coscia sinistra e medicato all’ospedale di Trecenta e dimesso con prognosi di otto giorni. Ora i carabinieri stanno tentando di rintracciare l’aggressore fuggito. Tutto è nato da un alterco. Poi un compagno che si mette in mezzo rimediando un colpo. E ancora la lite che prosegue e il coltello, uno di quelli che si usano in cucina, usato come arma. Il colpo colpisce Alasri alla gamba, le urla di rabbia si tramutano in dolore e paura. Esce molto sangue dalla ferita. Emorragia. Questo ha ucciso l’uomo dopo una delle tante giornate che aveva trascorso al lavoro in campagna. A vibrare il fendente che ha reciso l’arteria femorale un suo connazionale che ha fatto perdere le tracce, lontano da quella casa nella campagna di Lendinara, poco distante dall’incrocio con l’ex provinciale di Rasa, la strada che corre lungo l’argine dell’Adigetto. Un luogo che apparentemente infonde un senso di quiete e tranquillità, soprattutto di giorno, con il silenzio rotto solo dal frinire delle cicale e il sole che inonda i campi coltivati che si perdono a vista d’occhio. La casa in cui si è consumato l’omicidio è stata acquistata qualche anno fa da un marocchino di 50 anni di Badia Polesine che la affitta a connazionali che si spostano per lavorare nelle campagne. E tali erano, infatti, i cinque uomini, regolarmente presenti in Italia per effetto dei rispettivi contratti di lavoro, che si trovavano in quella casa dignitosa, con i panni stesi sul filo e le biciclette appoggiate fuori. Uomini che escono all’alba e tornano la sera. Lavoratori che fanno una vita pesantissima, sradicati, che non di rado soffocano nostalgie e fatiche nell’alcol, anche se i residenti della zona riferiscono che mai quei ragazzi hanno creato problemi in precedenza. Fino alle prime ore di ieri. La chiamata al centralino del 118 è arrivata attorno alle 3. In modo confuso è stato spiegato che c’era una persona ferita gravemente. Un’ambulanza si è precipitata sul posto, ma quando gli operatori sono entrati all’interno dell’abitazione hanno constatato che il trentenne era morto dissanguato. Sul posto sono accorsi i carabinieri, che hanno raccolto le testimonianze di tre uomini che hanno raccontato quanto era accaduto sotto i loro occhi e della lite violentissima scoppiata fra i due connazionali. Gli accertamenti scientifici dei carabinieri all’interno della casa sono andati avanti per ore. A coordinare le indagini è il sostituto procuratore Valeria Motta. Ci si concentra soprattutto sul rintracciare il presunto omicida. •.

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