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TAV

Supertreni al via,
adesso si apre
il fronte cantieri

Un treno superveloce in funzione sulla rete italiana: della tratta da Verona a Vicenza si è parlato ieri in Provincia
Un treno superveloce in funzione sulla rete italiana: della tratta da Verona a Vicenza si è parlato ieri in Provincia
Un treno superveloce in funzione sulla rete italiana: della tratta da Verona a Vicenza si è parlato ieri in Provincia
Un treno superveloce in funzione sulla rete italiana: della tratta da Verona a Vicenza si è parlato ieri in Provincia

Avranno pochi giorni, i sindaci dei Comuni dell’est veronese dai quali passerà la linea per l’alta velocità - la Tav - per approvare in Consiglio comunale le osservazioni da inviare in Provincia perché questa le passi in Regione e abbia il tempo per analizzarle. Sarà Venezia, infatti, a portare le istante dei territori a Roma, alla Conferenza dei servizi sulla Tav che dovrebbe essere convocata entro fine gennaio o ai primi di febbraio.

Dunque i tempi stringono. E ieri l’assessore regionale a Lavori pubblici ed Infrastrutture Elisa De Berti lo ha ribadito ai sindaci veronesi convocati all’incontro di coordinamento tra enti pubblici e Rfi, Rete ferroviaria italiana, committente della Tav, perché «se con altre amministrazioni c’è stato un dialogo costante e ravvicinato, con molte delle vostre è la prima volta che mi confronto veramente, forse per una specie di diffidenza nei confronti della Regione che non ha alcun senso che esista». Una critica che probabilmente ha lasciato il segno nei sindaci presenti ieri all’incontro nella sede della Provincia di via delle Franceschine. A maggior ragione quando De Berti ha più volte ripetuto quanto gli amministratori del lago, al contrario, si siano sempre rapportati con lei e fin da subito, cercando insieme soluzioni affinché un’infrastruttura di alto impatto come la linea per l’altra velocità non stravolga territori preziosi, dal punto di vista produttivo e turistico.

«Ai Comuni del lago di Garda va il mio plauso», ha detto De Berti, «perché hanno sempre mantenuto un filo diretto con la Regione sui problemi e sulle possibili soluzioni per la Tav e questo anche se si tratta di un’area turistica e la linea taglierà una zona del Lugana e in modo stravolgente». Positivo l’atteggiamento di De Berti, comunque, sulla possibilità di ottenere dal ministero e da Rfi le richieste di tutela di zone agricole, aziende, rispetto dei sistemi idraulici - particolarmente fragili - viabilità principale e accessoria, calvalcaferrovie o tunnel. «Non credo che le richieste fin qui raccolte che porterò in Conferenza dei servizi innalzino i costi dell’opera, anzi, in alcuni casi si risparmierà, trovando alternative compatibili. Quindi non c’è da preoccuparsi, a parer mio, dell’accoglienza delle richieste dei singoli comuni sul tracciato e i mutamenti che comporterà. Del resto, la Tav è una infrastruttura decisa ormai, dal ministero e da Rfi, e sarà importante averla con tutte le garanzie possibili».

All’incontro, particolarmente consistenti le richieste di San Bonifacio, di San Martino Buon Albergo, di Caldiero e, in parte, anche di Zevio: in particolare, Caldiero ha protestato per la mancanza di uno studio post-opera per quanto riguarda l’equilibrio idraulico della zona, che comprende anche San Bonifacio e Monteforte. Nota la problematica di San Martino che subirà, con la Tav, il terzo «taglio» trasversale alla cittadina: uno della «vecchia» linea ferroviaria, uno della tangenziale e il terzo del sedime dell’alta capacità. Improbabile, come già detto, che il tracciato però cambi o segua parallelamente quello già esistente nella parte est del veronese, una soluzione chiesta anche dal Comitati contrari all’arrivo dell’infrastruttura. Il progetto, con il tracciato a Sud, infatti, è stato consegnato il 31 ottobre 2015 al ministero che ha dato il via libera al piano e consegnato le relative tavole ai ben 100 enti interessati.

All’incontro è emerso che l’impatto maggiore dalla Tav lo avranno certo le campagne, le aziende (compresi alcuni allevamenti, ma non solo), le strade (comunali, provinciali e regionali) che si prevedono attraversate da centinaia di camion al giorno (anche fino a 140), ma soprattutto le escavazioni e i cantieri. «Stiamo parlando», ha ammesso infatti l’assessore De Berti, «di cantieri che saranno operativi per una decina d’anni, con tutte le conseguenze sul logorio della viabilità e i disagi che ciò comporterà». La Regione si farà comunque portavoce delle richiesta degli enti locali e provinciali - la cosa riguarda anche Vicenza, a questo stadio di avanzamento del progetto - perché sia garantita la manutenzione delle strade, sia in corso d’opera sia al suo termine.

Non ultimo, De Berti, che entro la settimana incontrerà anche gli enti vicentini, ha affermato di essere in contatto con i Comitati contrari alla Tav e con Legambiente e di averli ricevuti: «Il loro contributo è prezioso e utile», ha detto l’assessore.

Da parte sua, la Provincia, presente con gli ingegneri Elisabetta Pellegrini e Riccardo Casteggini, che sta discutendo da un anno e mezzo con la Regione sulla Tav, chiede, principalmente, anch’essa uno studio idraulico del territorio, perché già problematico; di individuare le aree di compensazione, correlandole al Piano territoriale ecologico provinciale e il ripristino della viabilità laddove venga danneggiata da cantieri e mezzi.

Daniela Andreis

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