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DENOMINAZIONI

Colli Berici e Gambellara Territorio da raccontare

Giovanni Ponchia direttore dei Consorzi Colli Berici e Vicenza e Gambellara
Giovanni Ponchia direttore dei Consorzi Colli Berici e Vicenza e Gambellara
Giovanni Ponchia direttore dei Consorzi Colli Berici e Vicenza e Gambellara
Giovanni Ponchia direttore dei Consorzi Colli Berici e Vicenza e Gambellara

Bene la qualità, sempre a livelli molto alti. Meno bene la quantità, in collina scesa fino al 30% a causa della carenza di pioggia. La fotografia del 2022, per la viticoltura dei Berici e dell’area del Gambellara, sta condensata in questi due scatti. I produttori, comunque, hanno ormai assimilato il concetto, visto che gli anni di siccità cominciano a essere numerosi, e si stanno attrezzando. Dunque le criticità non mancano, ma il mondo vitivinicolo vicentino sta prendendo le sue contromisure. Lo assicura Giovanni Ponchia, direttore del Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza e del Consorzio di Gambellara.

Direttore, come è andata in archivio l’annata 2022?

In maniera soddisfacente dal punto di vista qualitativo, sia sui bianchi che sui rossi. La produzione è stata inferiore di circa il 30% rispetto al 2021 per quanto concerne le coltivazioni in collina, mentre le produzioni di pianura sono sostanzialmente rimaste stabili, sulle medie degli anni precedenti. La produzione legata alla collina, mi riferisco ai Colli Berici e al Gambellara classico in particolare, ha risentito dell’andamento estremamente siccitoso dell’annata.

Dunque bene la qualità, meno bene la produzione…
Sì, la qualità c’è stata, il territorio ha risposto bene, però la qualità è l’elemento che contraddistingue l’andamento della stagione.

E il 2023 con che credenziali si è presentato?
Stiamo registrando le statistiche degli ultimi cinque-sei anni, caratterizzati da inverni con piovosità limitatissime. Questo ci fa immaginare un anno non molto lontano dallo standard che si sta appunto consolidando. Siamo sempre contenti quando vediamo qualche pioggia in più, ma bisogna prendere atto di questo trend ricorrente e tenerne conto.
Ormai i viticoltori hanno capito che, oggi come oggi, l’irrigazione di soccorso è necessaria. Tecniche per utilizzare pochissima acqua – l’irrigazione sottochioma a goccia – sono modalità che devono diventare, in certi posti e ad esempio dove ci sono terreni più drenanti, risorse da utilizzare. Soprattutto nei mesi di giugno e luglio, che sono quelli più delicati, nei quali negli ultimi anni abbiamo visto una minore piovosità.

C’è qualche vino, all’interno della produzione tipica dei Colli Berici e del Gambellara, dal quale vi attendete maggiori soddisfazioni?
Fare sintesi, sotto questo aspetto, non è semplice, perché non esiste quasi nessun vino che sia prodotto da tutte le cantine, nell’ambito del consorzio. In questo momento la tipologia più prodotta è quella del Colli Berici rosso, che sta portando in giro il nome del territorio. Il bianco va a ruota. Per quanto riguarda il Gambellara, vediamo una risalita negli ultimi due anni, i numeri sono in leggero aumento.

Il Consorzio Gambellara ha inserito nel proprio disciplinare le Unità geografiche aggiuntive, che corrispondono a porzioni più delimitate del territorio di una denominazione di origine. E’ un elemento in grado di promuovere le eccellenze del territorio?
Per valorizzare i punti di forza dell’area di produzione del Gambellara, le Unità geografiche aggiuntive potrebbero essere la tipologia che aiuta meglio a raccontare il territorio, che ha le sue indiscutibili valenze, in termini produttivi e storici. Oggi ci sono sei sottozone incluse nel disciplinare, anno dopo anno continueranno ad aumentare.

Come consorzio, su quali altri temi state lavorando, nell’ottica della promozione?
Anche quest’anno siamo impegnati a rafforzare le azioni per portare operatori, sia italiani che esteri, qui sui territori delle denominazioni da noi seguite. Vogliamo investire per portare operatori da fuori, perché il territorio è ancora poco conosciuto, si presenta come una curiosità, e in questo modo, facendo arrivare il più possibile operatori da fuori – anche dalle altre regioni italiane - riusciamo a ottenere una maggiore efficacia comunicativa. Proprio perché abbiamo tante sfaccettature nella produzione vitivinicola, far sintesi è molto difficile. Riteniamo che farci conoscere in modo diretto sia il modo migliore per raggiungere l’obiettivo.

Il fatto che questo territorio sia poco conosciuto, dal punto di vista vitivinicolo, sembra essere un limite che rimane sul tappeto da anni. Lavorando in questa direzione, vedete comunque arrivare qualche frutto?
In termini di visibilità sì. Da un po’ di tempo i vini vicentini cominciano a essere seguiti sulle testate internazionali più importanti. Il nostro territorio quest’anno per la prima volta ha portato a casa due-tre bicchieri del Gambero Rosso, cosa mai successa prima, a conferma dell’innalzamento del livello qualitativo. E stanno uscendo punteggi elevati per i nostri vini anche su altre riviste internazionali famose.
Le valutazioni, insomma, sono lusinghiere. Questi sono i frutti del lavoro fatto nel tempo sia dalle aziende che dal consorzio, per portare qui più giornalisti e operatori possibili, italiani e stranieri. Il territorio ovviamente deve fare in questo la sua parte, ma anche diverse aziende danno il loro importante contributo.

Dal Vinitaly cosa vi attendete?
Quest’anno come consorzi non siamo presenti con un nostro stand: siamo alla finestra, non abbiamo aspettative particolari.
Siamo presenti in alcune situazioni istituzionali, all’interno dello stand della Regione Veneto, ma in questa fase preferiamo investire appunto nel promuovere la conoscenza delle nostre peculiarità e delle produzioni in modo più diretto e approfondito.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefano Tomasoni