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DENOMINAZIONI

Bardolino e Chiaretto «Il trend è di crescita»

Le sottozone del Bardolino
Le sottozone del Bardolino
Le sottozone del Bardolino
Le sottozone del Bardolino

A Vinitaly il Consorzio tutela del Bardolino e del Chiaretto di Bardolino mette in luce il valore del territorio dalle uve al vino, in gradazioni dal rosa litchi al rosso profondo. Reduce da un’anteprima che lo scorso marzo ha messo nel bicchiere 120 vini rosa tenue con gentili note agrumate e una sapidità divenute la bandiera di quaranta aziende, il Chiaretto di Bardolino doc sta attraversando una fase particolarmente positiva.

Il disciplinare del 2021 La svolta identitaria è stata sancita del disciplinare di produzione del 2021, che ha basato l’uvaggio su Corvina fino al 95% e un minimo del 5% di Rondinella. «Oggi vediamo un crescente spostamento della produzione e delle vendite verso il Chiaretto, che ha totalizzato 10 milioni di bottiglie, con una crescita del 3% ed è ormai prossimo a raggiungere il Bardolino doc, pari a 14 milioni di bottiglie» spiega Franco Cristoforetti, presidente dell’ente consortile, che menziona per il rosso gardesano un rallentamento del 5%, un dato tuttavia migliore rispetto alla media dei vini rossi italiani, scesi di oltre il 7%.

La tendenza «Il riscontro più significativo, tuttavia, è quello del riposizionamento verso l’alto del Chiaretto di Bardolino», continua Franco Cristoforetti. «Infatti, se da un lato sono scese le vendite nella Gdo estera, soprattutto a fronte della situazione economica tedesca, è invece cresciuta in maniera consistente la presenza nella ristorazione italiana, con tassi di incremento intorno al 10% e remunerazioni più alte».
La tendenza rosé sta coinvolgendo un numero crescente di produttori. Si è visto anche ad Anteprima Chiaretto 2023 che ha messo in luce un vivace 2022, reduce da una delle annate più siccitose degli ultimi anni. Sempre più cantine della sponda veronese del lago di Garda propongono più tipologie di Chiaretto, in alcuni casi fino a cinque, con selezioni particolari da singoli vigneti o vini affinati anche per due o tre anni in acciaio, anfora o legno prima dell’immissione sul mercato. Una tendenza premiata sia dalla ristorazione italiana ed estera, come confermano alcune degustazioni in ristoranti francesi premiati con la stella Michelin, nel corso delle quali, insieme con i mostri sacri del rosé francese, è stato servito un Chiaretto di Bardolino del 2016.

Le macrozone del Bardolino Sul fronte dei vini rossi, invece, c’è grande fermento per l’entrata in commercio dei cru storici del Bardolino La Rocca, Montebaldo e Sommacampagna, rientrati ufficialmente in produzione dopo due secoli nell’ambito del progetto Bardolino village con la modifica al disciplinare di produzione del 2018 e premiati sia dalla critica internazionale che da quella estera.
Oggi la produzione dei cru del Bardolino assomma a circa 350 mila bottiglie, pressoché interamente destinate alla ristorazione di qualità: sarà possibile assaggiare le 20 etichette in commercio nello stand consortile, al padiglione 4 del Vinitaly.

Il vertice qualitativo «I vini rossi dei Distretti storici Montebaldo, La Rocca e Sommacampagna, affinati per almeno un anno e provenienti da vigneti con rese inferiori per ettaro sono destinati a ridare slancio alla tipologia rosso della Doc», afferma Franco Cristoforetti.
E prospetta: «Questo vertice della nostra piramide coprirà, a regime, circa il 10% dei 30 milioni di bottiglie potenziali. Le aziende ci credono, stanno investendo sulla corvina veronese, che è passata al 95% dell’uvaggio con il nuovo disciplinare. Stanno arrivando primi riscontri positivi sia sul percepito dell'alta qualità sia sul posizionamento, tra 7 e 10 euro e anche di più, franco cantina, rispetto a una forbice tradizionale di 3-5 euro. Intanto, il 2023 è partito bene con segnali di ripresa a gennaio: +5 per il Bardolino e +7% per il Chiaretto».•.

Monica Sommacampagna