<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
PROTEZIONE DELLA GIOVANE / LA STORIA

«Volevo morire, qui ho trovato una casa»

Un'esistenza fatta di fughe da uomini violenti e disadattati: «Non sapevo più chi ero, sono sempre stata umiliata e volevo morire. A Verona ho trovato una casa»
Stella Bosio
Stella Bosio
La Casa della Giovane

«Per anni non ho saputo chi ero, se valevo qualcosa come persona. Ho passato anni, molti anni della mia vita, a scappare da chi voleva farmi del male, umiliandomi, facendomi sentire una nullità. Solo adesso, grazie a chi mi ha aiutato, comincio a capire che valgo anch’io».

Adesso Stella Bosio ha 59 anni e il suo riscatto da una vita costellata di violenze fisiche e psicologiche è iniziato più o meno cinque anni fa, quando è approdata alla Casa della Protezione della Giovane, in via Pigna, dove l’abbiamo incontrata. Nata a Torino, già da ragazzina affronta le difficoltà del rapporto con il papà, «un padre-padrone dispotico con me e con mia madre», racconta Stella.

A 23 anni, « per sfuggire alla mia famiglia», si sposa, «con un uomo che però era anche peggio di mio padre, non solo collerico ma anche manesco. I miei genitori erano totalmente contrari a questo matrimonio. E mia suocera mi aveva pure avvertito. “Guarda che è cattivo“. Ma ero giovane, sprovveduta e insicura. Pensavo che con lui la vita sarebbe cambiata, che lo avrei “ammansito“. Povera illusa che ero. Mi dava un sacco di botte, e me le diede perfino il giorno prima del matrimonio. Ma l’ ho sposato lo stesso. Non avevo il coraggio di lasciarlo». Tre anni dopo nasce una bambina. «Speravo che con l’arrivo di sua figlia le cose cambiassero», continua Stella, «che cambiasse lui. Mi illudevo ancora. Fin quando ho capito che se restavo con lui ci avrebbe distrutte entrambe. Mia figlia aveva sei anni e non volevo che fosse trattata come me, a botte, insulti e umiliazioni. Decisi di andarmene via da quella casa, anche se non avevo soldi nè un lavoro fisso. E non potevo contare nemmeno su mio padre, rimasto vedovo nel frattempo. Non ha mai voluto aiutarmi. Diceva che quella vita me l’ ero scelta io, che era colpa mia».

Così Stella attraversa il tunnel della depressione, dell’anoressia, dei ricoveri in ospedale. «Ho perso la casa, ho dovuto dipendere dai Servizi sociali», continua. Intanto conosce un altro compagno. Non è violento ma beve e fa uso di droga. Lo capisce troppo tardi, è intanto è arrivato un bambino. « Ho dovuto lasciare mio figlio ancora ragazzo in una comunità educativa a Torino, da cui scappava sempre. E anche lui ha conosciuto la dipendenza. Così l’ ho portato qui a Verona, in una comunità. Oggi ha 20 anni ma lo sento e lo vedo molto poco. È il mio cruccio».

Stella era arrivata nella Casa di via Pigna nel 2013 una prima volta, poi ha cercato di vivere da sola, facendo tanti lavori, dalla badante alla donna della pulizie. «Due anni fa sono tornata perchè non ce la facevo più. La mia vita mi appariva come un totale fallimento. Volevo solo morire, scomparire per sempre». Ma nella «famiglia» della Protezione della Giovane trova l’aiuto necessario, una psicologa che la segue, le cure nella clinica di Santa Giuliana, l’affetto delle volontarie. «Loro sono la mia casa e la mia famiglia», dice Stella. «Ho ritrovato me stessa, ora so chi sono». E ora lavora nella Casa di via Pigna come custode notturna. Alla soglia dei 60 anni è pronta a ripartire con la sua vita. Probabilmente andrà via, in un’altra città veneta dove le si sono aperte nuove prospettive. «Sarà doloroso lasciare la Casa. Ma so che loro, per me, ci saranno sempre».

 

 - La Casa della Giovane è una delle cinque associazioni veronesi che beneficiano del progetto di solidarietà di Athesis VVB -

Elena Cardinali

Suggerimenti