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IL PARROCO. Don Alberto Antonioli guida l’Unità pastorale e sottolinea il lavoro del Circolo

«Un super grazie
a chi crede in
questa realtà»

Una partita del torneo notturno di calcioIl falò della Befana, una tradizione sopravvissuta a FagnanoLa preparazione degli aquiloni per la festa dei bambiniAlcune coppie impegnate nel torneo di calciobalilla
Una partita del torneo notturno di calcioIl falò della Befana, una tradizione sopravvissuta a FagnanoLa preparazione degli aquiloni per la festa dei bambiniAlcune coppie impegnate nel torneo di calciobalilla
Una partita del torneo notturno di calcioIl falò della Befana, una tradizione sopravvissuta a FagnanoLa preparazione degli aquiloni per la festa dei bambiniAlcune coppie impegnate nel torneo di calciobalilla
Una partita del torneo notturno di calcioIl falò della Befana, una tradizione sopravvissuta a FagnanoLa preparazione degli aquiloni per la festa dei bambiniAlcune coppie impegnate nel torneo di calciobalilla

La parrocchia di Fagnano è inserita nell’Unità Pastorale che comprende le parrocchie di Santa Maria Maddalena di Trevenzuolo e di San Zeno Vescovo di Roncolevà. Dal 2014 è retta dal parroco don Alberto Antonioli, originario di Castagnaro. Ordinato sacerdote nel 1980, ha vissuto le sue esperienze pastorali a Isola della Scala (1980-83), a San Francesco all’Arsenale (1983-95) ed a Pastrengo dal 1995 al 2014, quando fu trasferito a Trevenzuolo. «La realtà sociale di Fagnano», spiega don Alberto, «pur essendo una modesta realtà demografica di 543 abitanti, e di questi un numero considerevole è costituito da extracomunitari, è abbastanza complessa. Pochi abitanti, poco più di un borgo, poche le nascite, scomparse le botteghe e l’ultimo bar, dove si poteva gustare un caffè in compagnia e scambiarsi quattro chiacchiere è stato chiuso due anni fa. In questo contesto il Circolo Noi “Angiolo Polettini” è l’unico punto di ritrovo per anziani e per quelle famiglie che hanno bambini e ragazzi che hanno ancora la gioia di ritrovarsi insieme per festeggiare compleanni e ricorrenze particolari. Dal punto di vista economico qual è l’attività prevalente? «A vista una distesa di serre dove si coltivano frutta, verdure e ortaggi e floricoltura. Il resto della campagna è coltivato prevalentemente per fornire materia prima per il biogas». Dal punto di vista pastorale come vede questa piccola comunità? «È una famiglia molto, molto unita e tanto legata alle tradizioni. Forte è la manifestazione del Carnevale di cui i fagnanesi sono estremamente orgogliosi e viva è la sensibilità di curare una Sagra che non sia soltanto un’espressione laica ma che resti quello che il termine già di per sé esprime: Sagra. Un ritrovarsi nella preghiera, dandosi il tempo di riflettere sui valori che ci tengono uniti, dove Santa Maria che ne è la patrona di cui si festeggia il suo “Santo Nome” ti aiuta a ricordare i valori a cui ispirarci. Per questo la Sagra qui è legata ancora a un triduo di preghiera e di riflessione senza disdegnare poi l’impegno per fare la festa con tutte le espressioni che si convengono a una vera Festa paesana, realizzata con la collaborazione di un’infinità di volontari coordinati proprio dal direttivo del Noi». E la partecipazione alle funzioni sacre? «Considerando il numero degli abitanti ed escluso chi è legato ad altre fedi, pur apparendo esiguo il numero dei fedeli che frequentano la chiesa, direi che la partecipazione tocca il 20% della popolazione. Sono numeri che fanno riflettere sulla distribuzione delle messe all’interno dell'Unità Pastorale, dove ormai la partecipazione è trasversale e la gente si muove in base agli orari più confacenti alle loro necessità. Con uno sguardo in avanti, si arriverà a celebrare meno messe per vivere meglio la messa». Le problematiche del Circolo? «Penso siano quelle di tutte le associazioni: il calo delle adesioni, anche se qui più della metà degli abitanti sono iscritti. La disparità di interessi fra i due poli che abitano il Circolo: anziani, bambini e giovani hanno interessi ed esigenze così diverse che si fa fatica a conciliare. Gli uni vogliono la calma per giocare a briscola o a bocce; gli altri amano musica, giochi, saltare e ballare in un clima di maggior festa e confusione. Da qui il delicato compito di promuovere calendari e attività che coinvolgano, in un continuo dialogo, le parti interessate per arrivare ad armonizzare le proposte». Qual è l’organizzazione della catechesi nell’Unità pastorale? «Di questo abbiamo avuto modo di parlarne negli articoli sui Circoli Noi di Trevenzuolo e Roncolevà: la catechesi è centralizzata a Trevenzuolo per non disperdere forze e rendere il servizio il più funzionale possibile. Invece per quanto riguarda le celebrazioni eucaristiche e le feste, tutto viene equamente distribuito». Cosa può dire ancora del Circolo? «Un super grazie a chi crede in questa realtà associativa che è il Noi “Angiolo Polettini”. Grazie ai componenti del direttivo la cui opera permette di far vivere il Circolo, di dare al paese un ambiente sano, dignitoso, sempre aperto e disponibile seppure il tempo sia sempre risicato, le serate sono sempre tutte occupate, e il tempo è sempre ridotto ai minimi termini. Chi lavora poi è sempre esposto... ma al di là delle fatiche si crede al valore e si lotta con ostinazione per tenerlo vivo ed efficiente. Per questo amo, stimo e favorisco l’impegno degli operatori del direttivo e di tutti i volontari che stanno dando molto, e in vista delle ormai prossime elezioni invito tutti a farsi avanti con generosità per rinforzare e rinnovare un servizio che fa vivere e dà tono alla comunità e ci aiuta a realizzare il sogno di Gesù, e cioè diventare tutti una famiglia». • G.B.M.

G.B.M.

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