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IL PARROCO. Don Flavio sottolinea l’importanza del gioco di squadra: «Pensiamo in grande»

«Senza sede,
ogni luogo è
occasione d’incontro»

Don Flavio Miozzi, classe 1957, è originario di Cerea. Fu ordinato sacerdote nel 1986 e subito inviato, come curato, nella parrocchia di Vigasio, dove rimase due anni. Sempre come vicario parrocchiale prestò il suo ministero sacerdotale al Chievo (1988-92) e a Lugagnano (1992-96). Dal 1996 al 2000 resse la parrocchia di Vestenanova e, successivamente, fu parroco moderatore dell’Uunità pastorale Vestene (Bolca, Campofontana, Castelvero, San Bortolo, Sprea, Vestenanova e Vestenavecchia) fino al 2008. Da allora guida l’Unità pastorale di San Martino Buon Albergo con le sue cinque parrocchie. Tra le mille incombenze delle quali è oberato per la missione che gli è affidata, non dimentica il Circolo Noi, che ha voluto fosse chiamato «Circolo Noi 5 San Martino»; e quel cinque inserito nel logo, spiega, «è il riferimento alle cinque parrocchie che costituiscono la nostra Unità pastorale». Dal punto di vista pastorale ma anche associativo non sarà certo facile gestire cinque comunità con storie e tradizioni diverse... «Questa situazione ci pone nell’atteggiamento di pensare e organizzare in grande», sottolinea don Flavio, «e, nello stesso tempo, di porci al servizio delle altre comunità e di un metterci in rete rispettando le tradizioni e le abitudini di ogni singola comunità. Comporta anche assumere uno stile di confronto, di dialogo e di rispetto. E alle scelte operative che facciamo devono sempre seguire le verifiche, necessarie al termine di ogni attività. «Un altro aspetto molto importante del “Noi 5 San Martino” è l’apertura al territorio in un atteggiamento di accoglienza delle associazioni locali e anche dell’amministrazione comunale, con cui abbiamo un ottimo rapporto; per creare punti di convergenza necessari per collaborare». Qual è lo spirito che anima il Circolo? «Il Circolo esiste per creare occasioni d’incontro e valorizzare i carismi di ognuno. Nel nostro contesto, nel quale spesso la gente è impegnata nel proprio lavoro e nelle proprie attività dalla mattina alla sera, abbiamo molto bisogno di aggregazione e di occasioni d’incontro. Ma... c’è un ma. Il Noi non ha uno spazio fisico, un oratorio, un bar, una sala giochi o altri locali. Allora facciamo di necessità virtù. Ogni luogo diventa occasione d’incontro: il teatro, il “campetto dei preti”, il cortile, la piazza: in questi luoghi noi cerchiamo di realizzare la nostra missione. È chiaro, perciò, che il nostro è un cammino in salita. Perché collaborare con tante realtà in carenza di strutture non è facile. Per questo ritengo che sia molto importante il gioco di squadra». E il collegamento con le altre parrocchie? «Le attività si svolgono principalmente qui al centro ma sempre come proposta aperta a tutte e cinque le parrocchie, anche perché è qui che ci sono gli spazi più adatti per attuare le varie proposte». Accennava prima che ogni parrocchia ha una sua storia e delle proprie tradizioni. Che tipo di religiosità c’è nell’Unità pastorale? «Dal mio punto di vista, nella nostra realtà sanmartinese viviamo da un lato una religiosità tradizionale radicata nella consuetudine, ma dall’altro - soprattutto nelle zone nuove del Borgo della Vittoria, Casette ma non solo - vediamo avanzare una certa indifferenza o difficoltà nell’entrare nel tessuto parrocchiale, tipico delle zone di periferia cittadina». Dal punto di vista sociale ed economico come definirebbe San Martino? «Il centro, San Martino Vescovo e Cristo Risorto, sono una zona molto industriale e legata al terzo settore, mentre nelle parrocchie limitrofe di Marcellise, Mambrotta e Ferrazze, vediamo ancora un tessuto sociale ed economico legato all’agricoltura. Ciò non toglie che San Martino nel suo complesso sia una zona molto residenziale». E veniamo alla catechesi. Come l’avete organizzata e quanti sono i bambini che la frequentano? «I bambini dalla prima elementare alla seconda media sono sugli 800. Da qualche anno a questa parte abbiamo iniziato il catechismo in famiglia. L’anno scorso siamo partiti con la terza elementare; alcune famiglie hanno dato la disponibilità ad accogliere un gruppetto di otto-dieci bambini nella propria casa e poi la catechista interveniva per condurre l’incontro. È stata un’esperienza molto positiva per cui, da settembre, si continuerà anche durante la quarta e la nuova terza comincerà questa modalità di cammino; e così di anno in anno. Nello specifico, gli itinerari della catechesi li seguo io per le elementari con questo rinnovamento nella modalità, mentre per le medie, adolescenti e gruppo scout, il curato don Mattia Compri, mantenendo gli incontri più tradizionali negli ambienti parrocchiali». Durante l'estate proponete sicuramente Grest e campi scuola... «Certamente. Proponiamo il Grest per i ragazzi dalla quarta elementare alla terza media, che solitamente sono 150 circa con la presenza di una settantina di adolescenti animatori e aiuto animatori; i campi scuola parrocchiali nella nostra Casa a Lumini di San Zeno di Montagna, divisi in terza elementare, quarta, quinta elementare e prima e seconda media, oltre poi al campo vicariale di terza media e le proposte diocesane per i più grandi delle superiori». • G.B.M.

G.B.M.

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