<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
IL PARROCO. Don Agostino Martinelli evidenzia i problemi di una comunità molto frazionata

«Se non ci fosse il
Circolo si dovrebbe
inventarlo»

Don Agostino Martinelli «gioca in casa»: è nato infatti a Colognola nel febbraio 1944, e qui è stato ordinato sacerdote nel 1971. Inviato come curato a Bosco Chiesanuova, dopo due anni è stato trasferito a Casaleone per quattro anni, successivamente curato a Soave e poi parroco delle frazioni. In seguito è stato parroco a Marcellise e poi a San Pietro di Lavagno, sei anni ad Albaro e Perzacco e, dal 2012, a Colognola. Ci illustri la realtà sociale ed economica del suo paese. «Quando io ero bambino Colognola era il centro di tutta la zona, il punto di riferimento di tutte le frazioni», spiega don Agostino. «Qui a Colognola c’erano tutti i servizi sociali e le botteghe. Lentamente, poi, tutto si è spostato verso la zona di Strà, verso Verona, verso la Bassa sulla statale tra Verona e Vicenza; e qui, purtroppo, sono rimaste le residenze. Le scuole, che erano quattro, comprendendo quelle delle frazioni, sono state riunite nella parte bassa della parrocchia; è stata una perdita anche quella per la vita sociale del paese. L’unico punto di riferimento della comunità è rimasto il Circolo Noi, che è il cuore del Monte e della parrocchia». Dal punto di vista pastorale cosa può dire della sua comunità? «Gli abitanti sono 1.700 e la parrocchia di riferimento è posta al centro del Monte, dove c’è la bellissima chiesa e un meraviglioso campanile. La comunità ha mantenuto due presenze significative: la scuola dell’infanzia parrocchiale e la Fondazione Mons. Marangoni, che è la Casa di riposo. Per incontrare i parrocchiani e far loro visita, devo spesso spostarmi con la macchina. La messa feriale viene celebrata due volte nella chiesa parrocchiale, due volte nella Casa di riposo, due volte al Centro di accoglienza Gresner e poi all’Istituto di suore del Cenacolo Ciresola, la domenica mattina nella chiesa di San Giuseppe Lavoratore nella zona del Piano». Questa zona è un terzo della parrocchia ed anche la più giovane. «La parrocchia è molto frastagliata e con distanze notevoli, per cui l’unico punto di riferimento è il Circolo Noi. Nelle contrade più significative, dove è anche presente un capitello, si svolgono momenti di preghiera e di festa specialmente nel mese di maggio». E la partecipazione alle funzioni? «In parrocchia ci sono due messe domenicali, una in chiesa e l’altra al Piano e solo gli anziani partecipano numerosi. Facciamo in media dieci battesimi all’anno. Secondo me il problema è dei genitori, in quanto negli incontri in parrocchia è necessario che portino i loro figli con l’auto. I bambini vengono tutti al catechismo, ma hanno difficoltà a partecipare alla messa, se qualcuno non li accompagna. «Certamente la partecipazione al catechismo senza la messa domenicale crea preoccupazione. È difficile quantificare la presenza alle messe in quanto la vecchia chiesa parrocchiale è circondata da frazioni vicine come Pieve, San Zeno, San Vittore e Strà, per non dire delle vicine parrocchie di Soave e Caldiero. I praticanti possono essere il 20-30% della popolazione. Data questa situazione, è auspicabile l’Unità Pastorale». Come avete organizzato la catechesi? «Noi la facciamo nel nostro Circolo Noi, che era l’antica casa del curato. Complessivamente i ragazzi delle elementari e medie sono una settantina. Il catechismo si tiene il lunedì e il venerdì alle 16.30 per venire incontro ai bambini che hanno attività in orari precedenti. I bambini vengono portati dai genitori o dai nonni e sono contenti perché qui hanno una bella accoglienza. Il gruppo più numeroso è il lunedì. Il nostro Circolo, nel suo piccolo, ci permette di fare tutto quanto serve. Abbiamo il bar con accanto una saletta da gioco: sopra e sotto ci sono le aule di catechismo e all’esterno abbiamo anche il campo sportivo, luogo di riferimento per tanti ragazzini». E gli adolescenti? «Io sono molto contento perché da qualche anno la partecipazione è buona. Arriviamo a 25 presenze. Ormai da anni si ritrovano ogni venerdì creando un bel clima di amicizia. Sono gli stessi che si attivano per fare gli animatori al Grest e animano il coro giovanile nelle celebrazioni liturgiche. Il mercoledì sera fanno le loro prove di canto. I giovani, invece, sono un problema». Durante l’estate cosa proponete ai ragazzi? «C’è il Grest organizzato dal Circolo Noi, mentre per i campi scuola ci appoggiamo alla parrocchia di Strà e al don Calabria di San Mauro di Saline». Un giudizio sulla presenza del Noi in parrocchia. «Il Circolo ha un grande pregio: è un centro di aggregazione dove si socializza. Tutti i tesserati vengono volentieri al Noi, sia bambini che nonni. Vogliamo ringraziare di cuore la preziosa presenza e il servizio della signora Sandra Viviani, al cui figlio Andrea è intitolato il Circolo e con lei tutti i volontari. Se non ci fosse il Circolo, bisognerebbe inventarlo». • G.B.M.

G.B.M.

Suggerimenti