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IL PARROCO. Una società civile vivace e una comunità cristiana forte: ecco l’analisi di don Stefano

«Partiamo dalla
famiglia per
diffondere la fede»

Gli amici soavesi in occasione della gita sul lago d’IseoLa chiesa parrocchiale di San LorenzoGiochi estivi per i ragazzi al campo sportivo parrocchialeGli amici del Noi a Jesolo per la visita dei presepi di sabbia
Gli amici soavesi in occasione della gita sul lago d’IseoLa chiesa parrocchiale di San LorenzoGiochi estivi per i ragazzi al campo sportivo parrocchialeGli amici del Noi a Jesolo per la visita dei presepi di sabbia
Gli amici soavesi in occasione della gita sul lago d’IseoLa chiesa parrocchiale di San LorenzoGiochi estivi per i ragazzi al campo sportivo parrocchialeGli amici del Noi a Jesolo per la visita dei presepi di sabbia
Gli amici soavesi in occasione della gita sul lago d’IseoLa chiesa parrocchiale di San LorenzoGiochi estivi per i ragazzi al campo sportivo parrocchialeGli amici del Noi a Jesolo per la visita dei presepi di sabbia

Don Stefano Grisi è originario di Lugagnano, dove è nato nel 1968. Ordinato sacerdote nel 1993, è stato curato nella parrocchia del Buon Pastore a San Giovanni Lupatoto e poi direttore del Centro di pastorale «Domus Pacis» a Legnago. In seguito ha ricoperto il doppio incarico di parroco di Casette di Legnago ed amministratore parrocchiale di Roverchiaretta. Dal 2015 guida la comunità parrocchiale di San Lorenzo a Soave. In questi tre anni, che opinione si è fatto del paese? «Soave, con le sue frazioni, è una realtà nella quale si respira ancora la bellezza delle relazioni: il salutarsi per strada, il fermarsi per scambiare una parola. Queste, che sembrano cose di altri tempi, sono un aspetto molto bello che colpisce chi entra in contatto con questa comunità. La cultura e i valori legati al mondo agricolo hanno forgiato una umanità che definirei “con i piedi per terra”, ma nello stesso tempo con lo sguardo capace di rivolgersi al cielo. Per cui, per esempio, diventa spontaneo, al “Padre nostro” prendersi per mano per esprimere il desiderio di sentirsi una grande famiglia. Chi è nato qui, difficilmente se ne allontana. Questa conoscenza facilita le relazioni e il permanere delle tradizioni cristiane ancora ben radicate». Quindi una comunità cristiana forte... «Già la comunità civile è vivace, nel senso che ci sono molte associazioni attive. E spesso chi è impegnato in queste realtà è legato anche ai gruppi parrocchiali: liturgico, caritativo, catechistico e nell’animazione del tempo libero. Se guardo la frequenza alla messa sono abbastanza soddisfatto: in percentuale credo che i praticanti si aggirino sul 35-40% dei circa 7.000 abitanti». E per coloro che non frequentano avete pensato qualche strategia pastorale per avviare un’apertura? «Credo che sempre più, oggi, sia necessario stare in mezzo alla gente, valorizzare tutte le occasioni di incontro personale, comunitario e formativo. Parto sempre dal presupposto che il Vangelo è una proposta bella, che ci umanizza e rende migliore la vita, quindi che possa essere interessante anche per chi non frequenta la vita della comunità parrocchiale. In questa prospettiva si colloca la visita alle famiglie e la benedizione delle case. Anche i prossimi dieci accoliti, che saranno istituiti nella nostra Unità Pastorale (oggi, ndr), sono ponti di comunione per essere più vicini alla nostra gente. Abbiamo in previsione anche le Missioni parrocchiali per intercettare, il più possibile, tutti». E la catechesi, come l’avete organizzata? «Noi partiamo dal presupposto che non si possa fare a meno della famiglia come soggetto di evangelizzazione. Dagli incontri classici in parrocchia, abbiamo iniziato a muoverci nella direzione di un maggior coinvolgimento dei genitori i quali, mensilmente, offrono ospitalità per il catechismo a piccoli gruppi di ragazzi che abitano nelle vie vicine. Altri genitori si preparano in parrocchia per poi tenere gli incontri in famiglia. La fede si apprende anche fra le mura domestiche. In casa si può parlare di Gesù. La fede deve illuminare la vita quotidiana». Oltre questi incontri mensili nelle famiglie ci sono, naturalmente, anche altri incontri per i ragazzi? «Certo, per tutti i ragazzi si tengono settimanalmente gli incontri di catechismo in parrocchia. Nel piano di quest’anno abbiamo inserito dei momenti festivi con le famiglie: la domenica offriamo la possibilità di partecipare alla messa, di fermarsi a pranzo, di stare insieme e poi, per i bambini, di giocare al Circolo Noi». Quanti sono i bambini e i ragazzi che frequentano la catechesi? «I bambini delle elementari sono circa 400; quelli delle medie sono circa 60-70 per annata». Come giudica la presenza dei Circoli Noi in parrocchia? «Io e il curato don Mirco, tre anni fa, siamo entrati assieme in parrocchia e, da subito, abbiamo cercato di valorizzare al massimo i circoli Noi. La nostra idea pastorale è quella di valorizzare queste realtà perché sono una possibilità per poter stare insieme, per potersi integrare con le realtà formative». La vecchia struttura è ancora funzionale alle esigenze? «Mons. Aldrighetti ha fatto un grande complesso di cinque piani. La parte superiore, allo stesso livello della parrocchiale, è adibita a canonica, con saloni per incontri e riunioni; più sotto il Circolo Noi San Lorenzo dedicato ai giovani. Al piano terra, al livello del corso Vittorio Emanuele, c’è la sede del Circolo dell’Amicizia, riservato agli anziani: è più comodo e non si devono salire scale. Adesso, però, sta partendo una ristrutturazione. Alla fine il Circolo San Lorenzo si trasferirà al piano terra, dove è previsto un grande salone, con un piccolo bar, e l’accesso al campo di calcio, che tra un anno sarà rinnovato». • G.B.M.

G.B.M.

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