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IL PARROCO. Il moderno edificio religioso e spazi a disposizione per gli incontri: intervista a don Lorenzo Accordini

Nuova chiesa,
sfida pastorale

Il cantiere della nuova chiesa durante i lavori nel 2017
Il cantiere della nuova chiesa durante i lavori nel 2017
Il cantiere della nuova chiesa durante i lavori nel 2017
Il cantiere della nuova chiesa durante i lavori nel 2017

Don Lorenzo Accordini è nato a Verona nel 1949 ed è stato ordinato sacerdote nel 1973. Subito è stato inviato a svolgere la sua prima attività pastorale come curato a Grezzana (quattro anni) poi sette anni a Sommacampagna. Altri quattro anni a Pedemonte ancora come curato. Poi è stato per nove anni parroco a San Vito al Mantico e, per altri sei anni, a Caselle. Dal 2003 guida la comunità di Balconi, la frazione più a nord di Pescantina. «Grazie alla sua posizione e alla presenza della tangenziale, molti dalla città sono venuti qui ad abitare e Balconi è diventata una realtà accogliente e residenziale. Da qui si possono raggiungere velocemente Borgo Trento, il lago, la Lessinia e la Valpolicella. L’amenità del paese, in questi anni di storia, è stata deturpata dalle sofferenze causate dalla presenza della discarica di Ca’ Filissine, con la connessa gestione sociale di problematiche e ferite inferte alla popolazione da odori e da inquinamento, con tutti i rischi ad esso connessi. Ora appare più vicina la soluzione a questo grave problema grazie ad un progetto di bonifica che si spera si realizzi al più presto». Ci parli della parrocchia di Balconi. «A causa della lontananza dal capoluogo, nel 1968 è stata istituita la parrocchia che, attualmente, ha 2.700 abitanti. Ma non è una parrocchia con una sua tradizione, essendo nata per motivi pastorali, per rendere un servizio alla gente del luogo. La parrocchia ha avuto alterne vicende. Appena costituita, guidata da don Luigi Vicentini, è stata ospite in un’autofficina. In seguito, insieme ai collaboratori del tempo, si è dato inizio alla costruzione della canonica e della prima parte della chiesa. E lì ci si è fermati per problemi economici e per altre difficoltà. La parrocchia ha vissuto questa situazione di “incompiutezza” per tutti questi anni». E poi cosa è successo? «Sono arrivato a Balconi nel 2003. Su chiara indicazione del vescovo mons. Carraro abbiamo cominciato a pensare o al completamento della chiesa o all’ipotesi di una nuova chiesa. Dopo studi approfonditi, incontri con gli Uffici diocesani preposti ed un concorso di idee da parte di nove studi tecnici e architetti, siamo arrivati alla determinazione che l’esistente non si poteva recuperare. Dopo analisi su analisi, riflessioni e approfondimenti, grazie al contributo vincolato da parte della Cei dell’8 per mille e alla scelta condivisa con gli Uffici Diocesani e della Cei, nel maggio 2017 sono iniziati i lavori per questa nuova chiesa e degli ambienti parrocchiali. Oltre alla costruzione della chiesa, è continuato il grande impegno pastorale di seguire la comunità». Un impegno non da poco... «Ci siamo dati come motto “Con le nostre mani, ma con la tua forza Signore“. Costruire sì una chiesa nuova, ma fare in modo che questa fosse l’occasione per costruire la comunità. Di questa preoccupazione si sono fatti carico il Consiglio pastorale, il Consiglio degli affari economici e la Commissione tecnica parrocchiale. Sono sempre stato convinto che la comunità fa la casa di Dio, ma la costruzione della casa di Dio favorisce la crescita della comunità». Pur con questa grande opera, la comunità cristiana, che non corrisponde più ormai alla comunità civile, qual’è? Quanti sono i praticanti? «C’è una variabilità. Guardando le varie celebrazioni penso che saremo in media sul 20-25%. Sono parecchi gli aspetti da tenere presenti: c’è la scuola dell’infanzia statale che è molto frequentata, c'è poi una scuola primaria, anch’essa molto frequentata. È anche per questo che gravitano in parrocchia persone che non sono residenti a Balconi ma che desiderano continuare qui il cammino cristiano. Difficile, perciò, fare una statistica oggettiva. Quella di Balconi è un comunità viva, con diverse realtà che collaborano, una comunità che accoglie, consapevole delle difficoltà. Mi sembra evidente, come succede in tante parrocchie, che non è sempre facile testimoniare tutta la bellezza e la ricchezza che l’incontro con Cristo genera nel cuore delle persone o nelle circostanze della vita». Com’è organizzata la catechesi? «Il cammino educativo della parrocchia tende ad essere di aiuto a vivere la fede come fattore incidente sulla vita e sulla realtà. Oltre alla cura della liturgia e della preghiera, la catechesi mantiene la forma ordinaria per le varie fasce di età: partiamo dalla seconda elementare fino alle medie. Per i ragazzi della terza media, il post Cresima, stiamo tentando forme nuove di fare il catechismo con colloqui, testimonianze, film e momenti di festa. «Poi c’è la catechesi per gli adolescenti e infine due forme di catechesi per adulti: una in Avvento e l’altra nella Quaresima. Durante l’Avvento proponiamo un cammino catechistico per giovani e adulti. In Quaresima cerchiamo attraverso delle conferenze-dibattito di approfondire il legame tra il cristianesimo e alcuni aspetti della realtà attuale. Una attenzione particolare viene data alla realtà giovanile, ai fidanzati e alle famiglie, nei vari momenti o situazioni, senza dimenticare gli anziani, gli ammalati o le varie forme di povertà. C’è in tutte le proposte pastorali il desiderio di gettare dei semi, nella consapevolezza che solo Dio genera frutti buoni». Quanti sono i bambini dalla seconda elementare alle medie? «In media partecipano dai 40 ai 45 per annata». In quali ambienti? «Nella chiesa vecchia avevamo tre aule, una delle quali fungeva come bar del Circolo Noi. In seguito abbiamo avuto la possibilità di utilizzare le stanze del Centro polifunzionale comunale, in fianco alla chiesa, che viene gestito dal Noi. Terminati i lavori della chiesa e degli ambienti parrocchiali, avremo a disposizione otto aule per gli incontri e la catechesi e un salone polivalente». Cosa significa la presenza del Circolo Noi nella parrocchia? «Per me è una forma per la quale l’annuncio del Vangelo accetta la sfida di situazioni anche nuove: uno viene e prende la tessera del Circolo Noi, anche se non è praticante. È una forma di evangelizzazione che ha a che fare con la situazione del tempo attuale quindi è collegata alla vita pastorale, è un supporto. Favorisce e dà la possibilità alla parrocchia di dialogare anche con altre associazioni o istituzioni attraverso diversi volontari e favorisce un servizio alla comunità cristiana e alla comunità civile». • G.B.M.

G.B.M.

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