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LA STORIA. Nato come evoluzione dell’Anspi, il Circolo si trova ad affrontare una realtà sociale e parrocchiale che si è trasformata con l’invecchiamento della popolazione

La sfida del Noi: ripartire dai giovani

Uno spettacolo nel teatro parrocchiale
Uno spettacolo nel teatro parrocchiale
Uno spettacolo nel teatro parrocchiale
Uno spettacolo nel teatro parrocchiale

Il presidente del Circolo Noi della parrocchia di San Giacomo è Roberto Baiocco, 65 anni, pensionato. L’anno scorso è stato riconfermato alla guida e sono stati assegnati i nuovi incarichi ai membri del Direttivo; perciò i giovani entrati stanno ancora facendo il loro rodaggio. Come tanti circoli Noi della diocesi di Verona, anche quello della parrocchia di San Giacomo Maggiore è la continuazione del precedente Circolo Anspi. In questo ultimo lasso di tempo il Direttivo ha adeguato lo statuto alle nuove norme che riguardano il Terzo Settore, nella speranza che siano definitive. Presidente, ci può fare un panorama abbastanza esaustivo della situazione del Circolo? «Sarò sincero nel descrivere la nostra situazione, che non è molto brillante perché in questi anni la nostra realtà si è modificata molto. La nostra platea è anziana e, perciò, siamo stati costretti a mediare tra regole, abitudini, interessi di tutti e l’attualità. Abbiamo dovuto adattare il nostro stile di vita interno e i comportamenti. Purtroppo ci mancano i giovani e con loro manca il gruppo degli animatori che li seguano». Il presidente sottolinea: «Prima c’era il campo da calcio, che adesso non c’è più e, di conseguenza, manca anche il gruppo sportivo. Sotto la chiesa c’è una palestra nella quale giocavano due o tre squadre di pallavolo; c’è un campetto che viene utilizzato dal “mondo” e, in precedenza, vi si svolgevano attività sportive. Adesso i nostri “giovani” hanno dai settant’anni in su. Alcune attività le faremmo volentieri, ma siamo impossibilitati perché i figli delle giovani famiglie vanno nelle parrocchie vicine, dove c’è il Centro giovanile con attività e scout; quindi, a ruota, diverranno animatori e svolgeranno questa attività in quelle parrocchie. Se il futuro è nella collaborazione, cercheremo di fare la nostra parte». Vedo, comunque, che di fronte ad una realtà così mutata non demordete e continuate nel vostro impegno di volontariato. «Questo è il nostro desiderio», spiega Baiocco. «Per quanto riguarda gli iscritti abbiamo avuto un calo e, attualmente, siamo in 230. Sono venute meno, purtroppo, le tessere di un gruppo di ragazzi che frequentavano il doposcuola. Mi spiego. Da noi esiste un’attività abbastanza importante che è il doposcuola per i ragazzi delle elementari. Il Circolo andava incontro alle varie necessità, garantiva la merenda ai bambini, supportava il gruppo con gli acquisti e nei momenti dell’attività. Le famiglie mandavano volentieri i bambini perché altrimenti i compiti a casa non si facevano. È un’attività da mantenere». Il problema è quello dei giovani: «Non c’è collaborazione con gli istituti superiori: mancano, perciò, i 10-12 ragazzi delle superiori che aiutavano nei compiti. I ragazzi delle elementari da aiutare, tuttavia, sono ancora numerosi. Fino a due anni fa ai bambini facevamo la tessera del Noi per dare la copertura assicurativa. La tessera la regalavamo quasi, cioè facevamo pagare meno di quanto costasse a noi, anche perché quei pochi soldi le famiglie facevano fatica a sborsarli. Il gruppo che lo gestiva era autonomo e non veniva a chiedere più di tanto. Adesso nella nuova assicurazione della parrocchia, invece, è compresa anche questa attività. Di conseguenza sono mancate queste tessere; per il resto il calo è naturale per un Circolo che ha soci di una certa età. E siccome il Circolo ha un carattere di territorialità a noi non interessa averlo pieno di soci non del nostro territorio. Altrimenti diventa un’attività economica. E non è giusto». Sottolinea il presidente: «Con un po’ di sforzo riusciamo a tenere aperto il Circolo tutti i giorni, tre ore al pomeriggio e, quotidianamente, c’è la presenza di due volontari. Anche la domenica mattina teniamo aperto per dare un supporto alla parrocchia, permettendo lo svolgimento dell’Aperitivo Biblico. Il parroco parla spesso di “ragazzi di strada” e questo è vero nel nostro quartiere. Con loro c’è stata in passato una conflittualità che, fortunatamente, è finita. Ma nel nostro campetto, in estate, si radunano quotidianamente più di un centinaio di ragazzi di ogni età che auto organizzano i tornei. In passato sono stati fatti dei tentativi attraverso un progetto, con una cooperativa, per gestire dei fondi arrivati da Cattolica Assicurazioni. Ma quando finiscono i fondi si tronca il progetto, non avendo nel Circolo e in parrocchia dei giovani che si attivino in questo tipo di servizio. Per quattro o cinque anni avevamo aperto una sala giochi in inverno; aprivamo una prima ora ai ragazzi più piccoli e, successivamente, a quelli più grandi. Anche questa iniziativa è andata lentamente consumandosi e i ragazzi cresciuti tornano ma con tutt’altre intenzioni che il gioco. Devo dire sinceramente che è difficilissimo riuscire a dialogare con questo mondo adolescenziale e giovanile; serve gente preparata perché si tratta di una sfida continua». Gli spazi non mancano... «Abbiamo tante sale: una volta venivano usate perché di ragazzi ce n’erano. Adesso dobbiamo avere chiaro in testa che gli appuntamenti devono essere diversificati e incisivi. Soprattutto, dobbiamo tener duro e non cedere proprio in questo momento. Voglio ricordare che la nostra parrocchia offre ospitalità alla numerosa comunità cattolica nigeriana, che proviene da tutta la provincia. Ogni domenica si trovano in chiesa per la messa e per parlare dei problemi degli emigranti si trasferiscono nel teatro, dove c’è anche una cucina. Alcuni di loro cominciano a cucinare il venerdì sera e continuano nel giorno seguente per poter garantire un pasto a tutti i convenuti. Anche questo è un segno della nostra apertura verso i fratelli in difficoltà». •

Gian Battista Muzzi

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