<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
IL PARROCO. Don Orazio è soddisfatto di operare in una comunità vivace: «Una bella realtà, l’importante è incontrarsi»

La fede? Fiorisce anche al bar

Don Orazio Soardo è originario di Cerea dove è nato nel maggio 1959. Ordinato sacerdote nel 1991, la sua prima destinazione pastorale come curato fu la basilica di San Zeno dove prestò il suo servizio per due anni. In seguito fu trasferito a Bussolengo per un’esperienza di sei anni. Nel 1999 divenne collaboratore nell’Unità pastorale della Lessinia, in Val d’Alpone. Nel 2005, sempre da parroco, guidò la comunità di Terrazzo per nove anni ed altri cinque ad Angiari. Da pochi mesi regge la parrocchia di Cherubine. Come valuta questa piccola comunità? «A me vengono in mente altre parrocchie molto vivaci con esperienze importanti di associazionismo, di giovani, di famiglie. È una bella realtà sia nell’ambito delle persone che frequentano la chiesa sia nell’ambito dei rapporti quotidiani instaurati per la strada o al bar. Per me l’importante è incontrarsi, scambiarsi delle opinioni; poi il resto, la fede, l’approfondimento di altri temi. «Sotto l’aspetto umano vedo che le persone hanno piacere se entri in sintonia con loro, soprattutto gli anziani; con i giovani un po’ meno perché non ho avuto grandi occasioni per entrare in contatto con loro. È un aspetto fondamentale con gli adolescenti e i ragazzi di elementari e medie. Vedremo come sarà quest’anno con il Grest». Che tipo di religiosità ha avuto modo di conoscere a Cherubine? «Niente di particolare o di diverso rispetto alle altre parrocchie, nel senso che sono tutti alla ricerca di qualcosa, che sia in sintonia con la proposta della chiesa oppure un po’ vaga, senza sapere in che cosa consista. «L’importante è che siano alla ricerca di “qualcosa” perché la peggior sorte che possa capitare loro è l’indifferenza, il fregarsene di tutto. Io, a Cherubine, vedo gente abbastanza interessata: per prima cosa cerco di richiedere l’educazione e poi uso anche la passione del calcio per instaurare un dialogo con i ragazzi. Io penso che sia una pastorale anche questa del bar. Qualcuno mi chiede: “Vai al bar? Eh sì, se nessuno viene in chiesa o in parrocchia, dove vado?». La pratica religiosa attraverso la frequenza della messa domenicale è buona? «Da quanto ho visto in questi due mesi devo dire che la chiesa, durante le tre messe, è abbastanza piena. Però vedremo andando avanti. La messa più bella, però, è quella delle 10. Ci sono tutti i rappresentanti della comunità: i bambini, i genitori, le mamme e gli anziani. Manca, purtroppo, la figura dell’adulto. «Abbiamo però la fortuna», ricorda don Soardo, «di avere un buon gruppo di giovani che formano due cori che impreziosiscono le funzioni domenicali e anche parecchi accoliti che sono presenti durante la messa. Insomma, anche dalla liturgia si capisce che è una parrocchia che è stata ben curata dai miei predecessori». Come è organizzata la catechesi? «Anche noi impartiamo l’iniziazione cristiana ai bambini delle elementari e una formazione catechistica ai ragazzi delle medie: per la preparazione delle catechiste ci appoggiamo alla parrocchia di Cerea. Esistono delle grosse difficoltà per raggiungere gli adolescenti. Quindici o vent’anni fa bastava proporre qualche iniziativa e intorno si formava il gruppo degli adolescenti; adesso non so proprio cosa proporre per catturare la loro attenzione e simpatia. So che è sbagliato fare dei paragoni con il tempo andato, però è molto difficile entrare nella loro mentalità. E ancora peggio è il mondo dei bambini. Nei loro rapporti mi sento vecchio: non ti ascoltano, sono attirati da un mondo fantastico. «Vedo che i ragazzi delle medie, rispetto ai piccoli delle elementari, sono dei “bambinoni”», sottolinea don Soardo. «Forse questa situazione deriva dalla mancanza di regole, dalla mancanza di disciplina. Ma non siamo alla ricerca dei colpevoli. Innanzitutto, però, bisogna educarli alle regole. Il catechismo a Cherubine si fa il sabato mattina. Forse varrà la pena di ripensare tutto tenendo conto anche del fatto che i bambini vengono sì al catechismo però non li vedi a messa? Dobbiamo elaborare profondamente nuove modalità di approccio per comunicare la Parola di Cristo». Un contributo all’attività pastorale viene dato dalla presenza del Circolo Noi in parrocchia? «In questi due mesi ho avuto poche occasioni di incontro e di rapporto con il Circolo, però ho visto i volontari molto impegnati in varie iniziative. Ed ho sentito parlare molto bene del Noi. So che s’impegnano moltissimo nel Grest, ma questo non ho ancora avuto modo di sperimentarlo. So anche, però, che ci sono molti genitori». • G.B.M.

G.B.M.

Suggerimenti