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IL PARROCO. Don Claudio Turri ringrazia il direttivo e sottolinea il ruolo del Circolo in un paese cresciuto troppo in fretta

«Il Noi aiuta a creare relazioni»

La chiesa parrocchiale di Castel d’Azzano
La chiesa parrocchiale di Castel d’Azzano
La chiesa parrocchiale di Castel d’Azzano
La chiesa parrocchiale di Castel d’Azzano

Don Claudio Turri è originario di Sommacampagna, dove è nato nel 1950. Ordinato sacerdote nel 1974 è stato inviato ad Avesa, dove si fermò fino al 1979. Fu, in seguito, trasferito a Povegliano, sempre come curato, fino al 1985. Altri quattro anni li trascorse a Bovolone. Nel 1989 fu nominato parroco a Castelletto di Brenzone e nel 1994 a Zevio, fino al 2006. Da quell’anno guida la parrocchia di Castel d’Azzano. «Questa è una comunità vasta, gli abitanti sono settemila, è piena di attività, ma soffre per essere cresciuta troppo in fretta e quindi si nota la fatica delle relazioni, della comunione, del sentirsi a casa propria... In questa situazione il Circolo Noi aiuta molto a creare relazioni. Siamo vicinissimi alla zona industriale, che offre posti di lavoro. C’è il rischio però che il paese si trasformi in un dormitorio; spesso non ci si conosce neppure tra casa e casa. Ogni anno cerchiamo di inventare qualcosa: al termine della Sagra parrocchiale, per esempio, offriamo una cena per fare in modo che la gente si conosca e si crei comunione». In questo tipo di società, come è inserita la comunità cristiana? «La parrocchia è divisa in otto quartieri. Ed ogni quartiere ha un responsabile che conosce le situazioni di difficoltà, che vengono comunicate al parroco o alla Caritas parrocchiale per gli opportuni interventi. Uno di questi momenti importanti si realizza in questo mese, durante il quale vado in ogni quartiere. Ci troviamo, recitiamo il rosario, c’è la benedizione delle famiglie e poi ci si ferma per un momento conviviale. Abbiamo deciso di dividere la comunità in quartieri per agevolare le relazioni e c’è sempre un bel gruppo che partecipa a questi incontri». La cura pastorale si manifesta attraverso la liturgia e, soprattutto, la catechesi. Qual è la frequenza alle sacre funzioni e come è organizzata la catechesi? «La frequenza alla messa domenicale si aggira intorno al 15%. Tutti questi adulti, però, chiedono il catechismo, la prima comunione e la Cresima per i loro figli e poi non li vedi più. Cerchiamo, attraverso il catechismo, di creare relazioni tra le famiglie: ogni classe con la propria catechista si ritrova per il catechismo settimanale: il tutto con la supervisione di una coordinatrice. Abbiamo anche la fortuna di avere le suore che coordinano le classi del catechismo. I bambini sono parecchi, una sessantina per classe, e se calcoliamo che dalla seconda elementare arriviamo alla terza media, ci aggiriamo sulle 400 presenze. I ragazzi di terza fanno la Cresima a inizio anno e sono seguiti dai loro animatori che li porteranno nel gruppo adolescenti». Durante l’anno, poi, «facciamo con i genitori tre incontri la domenica pomeriggio, con un esperto che presenta un argomento educativo, religioso. Segue la cena, offerta a tutti, per permettere a genitori e figli di stare insieme e conoscersi meglio». Naturalmente si organizzano il Grest e i campi estivi... «Il Grest dura tre settimane tra fine giugno e metà luglio. Poi cominciano i campi estivi. Abbiamo un bel gruppo di animatori, abbiamo dei formatori che si sono preparati al Centro Diocesano: ogni anno viene sviluppata una tematica, stavolta si punterà sui legami. Abbiamo tenuto un campo estivo per le elementari, dalla terza alla quinta, e siamo andati per due anni a San Mauro di Saline, perché Breonio era inagibile; quest’anno torniamo a Gorgusello dove la parrocchia di Pedemonte ha uno spazio meraviglioso. Nella seconda settimana spazio a prima e seconda media, mentre la terza frequenterà a Bosco Chiesanuova le settimane organizzate dall’Opera di Nazareth. «Abbiamo una trentina di giovani che fanno gli animatori al Grest», ricorda il parroco, «e anche coordinatori durante i campi estivi. La catechesi non può essere racchiusa nell’incontro settimanale per loro: è utile creare degli eventi. Per cui pensiamo di orientarci a partecipare all’incontro diocesano una volta al mese e creare un altro evento formativo per loro; due incontri al mese con i giovani». Come giudica la presenza di un Circolo Noi in parrocchia? «Devo solo ringraziare i membri del direttivo, anche se sono in pochi e, perciò, c’è sempre il problema dei volontari. Ripeto: li devo ringraziare perché aiutano a creare relazioni soprattutto tra la gente di questo paese, che è cresciuto troppo in fretta. Un altro servizio che parte dal Circolo Noi e che crea relazioni è l’aperitivo dopo la messa della domenica. È gestito da sette gruppi, uno per domenica: giovani, catechiste, donne pulizia chiesa, famiglie, animatori, terza media e gruppo famiglie. Da sette anni lo stiamo facendo a spese della parrocchia: in chiesa si fa comunione con la messa e dopo si sta insieme per l’aperitivo, per fare “quattro chiacchiere che aiutano a creare relazioni e a sentirsi famiglia”, come dice il nostro vescovo». • G.B.M.

G.B.M.

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