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IL PARROCO. Don Nicola Giacomi sottolinea l’importanza del rapporto fra il cuore pulsante della fede e l’associazione

«Il Noi è il braccio operativo
Si educano gli onesti cittadini»

Don Andrea con il parroco don Nicola
Don Andrea con il parroco don Nicola
Don Andrea con il parroco don Nicola
Don Andrea con il parroco don Nicola

Don Nicola Giacomi è nato a Verona nel 1977 ed è stato ordinato sacerdote nel 2002 da Padre Flavio Carraro. Per sette anni è stato vicario parrocchiale a Grezzana dove seguiva anche la pastorale giovanile della Lessinia Centrale. Quindi ha dedicato 10 anni alla pastorale adolescenti nella Diocesi a Casa Serena e al Centro di Pastorale. Da due anni guida le comunità di Tregnago, Cogollo, Centro. Come descrive la realtà socio-economica di Tregnago? «È una realtà molto bella, ricca di una tradizione ecclesiale molto forte e, anche ad un primo sguardo, si può riconoscere, salendo la Val d’Illasi, grazie alle molte chiese, capitelli, edicole religiose che caratterizzano la nostra vallata. Chi ci ha preceduto ha desiderato porre nella nostra vallata un segno della presenza dell’amore di Dio con questi luoghi significativi». Tregnago confina con alcune parrocchie della diocesi di Vicenza come san Giovanni Ilarione e anche con Verona. «Storicamente qui ci sono state realtà industriali come l’ex Italcementi; c’è stato anche l’ospedale, attualmente sede di poliambulatori, e altre aziende abbastanza grandi. Dal punto di vista economico, l’attività principale è la viticoltura. La maggioranza degli abitanti ha un altro lavoro, ma quasi tutti hanno un pezzo di terra che coltivano a vite o olivo. È quasi scontato che per i nostri ragazzi i momenti culturali, come la scuola, siano concentrati a San Bonifacio o in città». Come presenterebbe lei la comunità cristiana che vive in questo contesto? «Sono parroco a Tregnago da due anni e, venendo dal mondo della pastorale giovanile che mi ha permesso di girare tutta la diocesi, devo riconoscere che la realtà della nostra Val d’Illasi è molto interessante, sia per la partecipazione e la frequenza alla messa che supera sicuramente il 25%, che per l’impegno verso il sociale. La parrocchia è di 4mila abitanti e i partecipanti alla messa sono più di un migliaio. La cosa migliore che stiamo attuando per avvicinare anche giovani, adolescenti e adulti che non partecipano attivamente alla vita della parrocchia, è una bella collaborazione con tutte le altre associazioni: collaboriamo con la Pro loco, con il gruppo che organizza Medievalia, con l’unione del calcio, con l’associazione del carnevale, con l’amministrazione comunale: tra di noi esiste una stima reciproca. È il segno più bello che noi, come parrocchia, possiamo dare. Tra di noi non esiste alcuna concorrenza». Per quanto concerne la catechesi come vi regolate? «L’iniziazione cristiana per i bambini delle elementari e della prima e seconda media si svolge normalmente durante la settimana. I ragazzi sono una trentina per annata. I loro incontri si svolgono nei locali parrocchiali. Non abbiamo pensato ad una catechesi per gli adulti: abbiamo, piuttosto, pensato all’unità pastorale: il nostro obiettivo, quello su cui stiamo lavorando, verso il quale siamo incamminati è quello di rendere l’Unità pastorale promotrice di formazione per gli operatori pastorali in quattro ambiti diversi: la Carità e la Missione, l’Iniziazione Cristiana, gli adolescenti e i giovani, le famiglie e i fidanzati. «L’Unità pastorale, che significa l’unione di tutti i sacerdoti e di alcune persone impegnate delle dieci parrocchie di tutta la vallata, cerca di operare in modo che queste persone possano formarsi all’interno per poi andare, a cascata, ad agire negli ambiti che ho accennato. La pastorale si fa nelle parrocchie, la formazione si fa nell’Unità pastorale. Nella nostra parrocchia, per esempio, sono attivi dei “Cenacoli di preghiera” dove le persone si riuniscono presso le famiglie, recitano il rosario e approfondiscono il Vangelo della domenica e dove si invitano anche amici o persone che non frequentano di solito la parrocchia». La presenza di un Circolo Noi all’interno della parrocchia... «Parto da una frase di don Bosco: “Buoni cristiani, onesti cittadini”. Il Circolo Noi è il braccio operativo del cuore pulsante, che è la parrocchia. La finalità della parrocchia è lanciare la parola di Dio a tutti. Il Circolo Noi ha l’obiettivo di dare una mano alla parrocchia, ad annunciarla bene soprattutto attraverso la promozione sociale, che significa promozione culturale, della creatività, del prendersi cura, formativa, come scopritrice di talenti. «Cosa fa il Circolo? Cerca di favorire l’aggregazione secondo i valori del Vangelo», spiega don Nicola. «Se la parrocchia deve educare i buoni cristiani, il Circolo Noi deve educare degli onesti cittadini. Due momenti: il cuore e il braccio. Anche perché gli spazi del Circolo sono spazi della parrocchia e sono gestiti insieme». E aggiunge: «Dobbiamo avere un senso di gratitudine molto profondo nei confronti dei sacerdoti che ci hanno preceduto, don Silvano Cantù e don Giuseppe Venturini, e nei confronti dei parrocchiani dei Consigli pastorali e di tutti quelli dei Circoli Noi precedenti, perché nella nostra parrocchia hanno lasciato degli ambienti meravigliosi e fruibili. Siamo orgogliosi delle nostre strutture perché non molte parrocchie ne hanno di simili». Legittima la soddisfazione di don Nicola: «Abbiamo un teatro, aule di catechismo, un campo da calcetto in sintetico, campo da calcio, baretto esterno, camino, parco giochi, campi da pallacanestro e pallavolo, una struttura da 32 posti letto, una chiesa del ’200 usata per i concerti: tutto raggruppato intorno alla parrocchiale e alla canonica. È vero che le strutture non fanno il circolo, ma se utilizzate bene agevolano la nostra missione». • G.B.M.

G.B.M.

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