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IL PARROCO. Monsignor Magrinelli spiega le difficoltà della catechesi in una «società liquida»

Don Luigi: «Lavoriamo
insieme per
la gioventù»

Monsignor Luigi Magrinelli
Monsignor Luigi Magrinelli
Monsignor Luigi Magrinelli
Monsignor Luigi Magrinelli

Don Luigi, come ama essere chiamato, dal 1999 è canonico emerito. Nato a Soave il 30 dicembre 1943, è stato ordinato sacerdote il 27 marzo 1967; ha svolto il suo ministero come curato a Ca’ di David e, successivamente, come curato e poi parroco a Strà di Colognola, Caldiero, nella parrocchia di Santa Maria Assunta alle Golosine, di Santa Maria Maggiore a Bussolengo. In seguito, per 12 anni, ha retto la parrocchia di Belfiore. Dal 2011 è parroco a Illasi. È stato anche cinque anni in Curia come vicario e delegato del vescovo per l’amministrazione, economo diocesano, con i vescovi Attilio Nicora (tre anni), Andrea Veggio e padre Flavio Roberto Carraro (un anno ciascuno). Per un triennio è stato assistente dell’Azione cattolica. Come ha vissuto questi anni da parroco a Illasi e che tipo di paese ha trovato? «A Illasi mi sono trovato bene da ogni punto di vista. Il paese, infatti, si trova in una posizione geografica eccellente; il clima e il paesaggio sono di primissima qualità. Ha un impianto sociale molto positivo, molto tranquillo e bello; vorrei dire soddisfacente. Dal punto di vista sociale ha una composizione un po’ particolare perché è cresciuto in questi ultimi 50 anni accogliendo tanta popolazione dalle nostre colline e una parte anche da Verona. Questa migrazione interna è stata frutto di scelta preferenziale perché qui si può vivere bene. Però l’amalgama non è ancora perfettamente riuscita. «Questo incontro di popolazioni diverse, che ha portato alla crescita degli abitanti, non si è ancora compiutamente realizzato dal punto di vista della vera integrazione; la quale non presenta problemi ma manifesta ancora momenti di isolamento derivanti da un certo individualismo che porta la gente, sia per il lavoro che per tutti i movimenti dell’attuale società, a vivere un po’ per se stessa». Dal punto di vista pastorale come valuta la religiosità della gente? «È una religiosità di tipo popolare molto radicata nelle tradizioni e nella storia del paese; è una religiosità che risente del travaso, del travaglio, del passaggio di mentalità e dei costumi propria del nostro tempo. Quindi anche qui la base della pastorale tradizionale regge, però non basta più. C’è bisogno di continuare a rinnovare e qui vengono fuori le nostre fatiche: la popolazione, oggi, è coinvolta nei fenomeni che caratterizzano questa società liquida. Quindi i rapporti, da questo punto di vista, non sono facili. Però molte famiglie, soprattutto quelle con figli, hanno ancora un buon rapporto con la parrocchia». Quanti sono coloro che normalmente frequentano la chiesa? «Tre o quattro anni fa abbiamo fatto un rilievo e constatata una partecipazione che si aggirava sul 27-28%. Forse in questi ultimi anni bisogna fare qualche limatura... Sono cambiate molte cose, molti anziani sono venuti meno, e ci sono molte difficoltà a coinvolgere la fascia giovanile. Attualmente saremo sul 24-25%». E per il resto della popolazione, per coloro che non frequentano assiduamente la chiesa e le sue funzioni ha pensato qualche modalità diversa di avvicinamento? «La prima modalità è la visita costante alle famiglie; in questi anni le ho visitate tutte, una per una. La seconda è questa: abbiamo diviso il territorio parrocchiale in sedici zone, ognuna delle quali ha un rappresentante nel consiglio pastorale e organizza dei momenti propri, durante i quali ci si incontra, qualche volta per momenti di preghiera o nell’assemblea di zona. Durante il mese di maggio ci si trova per il rosario. Per il resto dell’anno si fanno esperienze di catechesi nelle zone e nelle famiglie». Lo scopo primo della parrocchia è l’annuncio della Parola, che si concretizza nella catechesi. Come l’avete organizzata? «Da ottobre a maggio c’è la catechesi settimanale per tutte le classi. Ogni classe è divisa in due o tre gruppi di una dozzina ragazzi, seguiti da un bel numero di catechiste e catechisti, che manteniamo adeguatamente preparati attraverso incontri periodici. Anche i genitori sono coinvolti, durante l’anno, per quattro o cinque volte per seguire il cammino dei bambini e dei ragazzi. Il lunedì e il martedì sera, compatibilmente con i loro impegni scolastici e sportivi, offriamo degli incontri agli adolescenti, e anche per i giovani. I genitori sono particolarmente presenti negli anni durante i quali i loro figli ricevono la prima Confessione, la prima Comunione e la Cresima». Quali altre attività associativo-educative proponete durante la stagione estiva? «C’è il Grest, che abbiamo già terminato. Hanno partecipato 140-150 ragazzi più una sessantina di adolescenti animatori. Il Grest ha avuto una durata di tre settimane, solo al mattino. Adesso stiamo svolgendo i campi scuola settimanali per la quarta e quinta elementare, prima e seconda media, terza media e altre esperienze per gli adolescenti. Ho la fortuna di avere molti collaboratori e tra noi i rapporti sono ottimi». Qual è il suo giudizio sulla presenza del Circolo all’interno della parrocchia? «È una presenza molto significativa. Il Circolo è composto da persone generose, valide con tanta buona volontà. Insieme abbiamo un percorso di armonia, lavoriamo insieme per la gioventù ma anche per le famiglie. L’intento è quello di coinvolgere figli e genitori, che auspichiamo sempre più numerosi». • G.B.M.

G.B.M.

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