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Tania e Francesca, lacrime di gioia
Trampolino d’argento per le azzurre

Francesca Dallapè e Tania Cagnotto sorridono sul podio dopo aver conquistato l’argento
Francesca Dallapè e Tania Cagnotto sorridono sul podio dopo aver conquistato l’argento
Francesca Dallapè e Tania Cagnotto sorridono sul podio dopo aver conquistato l’argento
Francesca Dallapè e Tania Cagnotto sorridono sul podio dopo aver conquistato l’argento

RIO DE JANEIRO

Si vince e si perde insieme in questa tavola a due piazze, in questa vita fatta di avvitamenti in simbiosi, sempre sospese a metà tra acqua e cielo. Quattro anni fa si erano morse le labbra per trattenere le lacrime davanti a quei decimi che le avevano separate da una storica medaglia olimpica, l’unico tabù al femminile nell’Italia dei tuffi. Stavolta no, le lacrime ci sono ancora, ma sono di gioia: Tania Cagnotto e Francesca Dallapè, 31 e 30 anni, la rivincita se la prendono a Rio, dove pensavano di non arrivare vista l’età. E invece per loro è un argento che sa di storia, perchè alle Olimpiadi mai prima i tuffi in rosa erano entrati nel medagliere.

E per Tania, ultima partecipazione ai Giochi, questo argento è il coronamento di una carriera da collezionista di podi, ori a valanga agli europei e poi quei bronzi mondiali che l’hanno sempre messa, nell’individuale, lei unica europea alle spalle delle cinesi. Però il cruccio di lasciare senza aver messo il salto giusto a cinque cerchi c’era; di lì la voglia di spingersi fino all’altra parte del mondo, in Brasile per dire addio tra le grandi. «Voglio chiudere in bellezza» aveva ripetuto in questi mesi fatti ancora di sali e scendi e asciugamani bagnati, con la testa alla tavola e i cuore spinto verso il matrimonio. Nella piscina scoperta del centro Maria Lenk, sotto un cielo plumbeo e la pioggia a tratti, il vento che aveva spazzato tutto il giorno il parco olimpico di Barra, le due signore dei tuffi sono state sempre attaccate alle imprendibili, il duo Shi Tingmao e Wu Minxia, volato verso l’oro senza però mai possibilità di essere raggiunte: 345.60 il punteggio delle asiatiche in costume rosso, 313.83 quello delle azzurre, e poi le australiane (Keeney-Smith). Stavolta l’amaro del quarto posto tocca alle canadesi. Le due amiche per la pelle - Francesca sarà testimone di nozze di Tania il 24 settembre, quando la bolzanina dirà sì all’Elba al suo Stefano - hanno tenuto al largo le rivali. Subito seconde con i due salti obbligatori (indietro a carpiato) hanno staccato il Canada di dieci punti, quella stessa Abel che quattro anni fa beffò le italiane prendendosi il bronzo. Nel terzo tuffo qualche sbavatura, il doppio e mezzo avanti con avvitamento non esce pulitissimo e nella testa torna l’incubo di quattro anni fa. Ma la classifica tiene, le cinesi del pianeta Marte sempre avanti.

Nemmeno il quarto salto, il triplo e mezzo avanti è da incorniciare (66.03 il punteggio). Anzi. Poco sincronizzate e con un ingresso un pò largo soprattutto di Tania. Ma non basta per guastare la festa che esplode nel quinto e ultimo salto, un doppio e mezzo rovesciato carpiato, da 74.70 punti. L’abbraccio delle due signore del trampolino, quella stretta attesa da anni fatti di lacrime e caviglie doloranti, di gioia e podi condivisi. Da otto anni sempre insieme: sette titoli europei vinti (da Torino a Londra qualche mese fa) e poi un bronzo e un argento mondiale. Ora un argento che vale tutta una vita. Francesca e Tania si stringono, si abbracciano, piangono e ridono: perchè da quel trampolino per due, da quei tre metri, anche l’ultimo tabù è stato infranto. Tania Cagnotto e Francesca Dallapè si sono strette come solo due amiche sanno fare. «Avrei voluto farlo durare ancora di più quell’abbraccio - racconta Tania - è tanto tempo che inseguivamo questo sogno ma ne è valsa la pena. Mi sono tolta un peso, tutto quello che farò da adesso avrà un altro peso. Mi sento leggera». Una medaglia per lei inseguita sedici anni, e arrivata all’ultima chiamata, perchè dopo Rio non ci saranno altre Olimpiadi. «Ci siamo ringraziate subito - racconta Francesca, l’altra metà di Tania Cagnotto - perchè quello che abbiamo raggiunto è il frutto del lavoro e dei sacrifici condivisi. Questa medaglia è tutta nostra».

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