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NEL «BUSH»

Nei villaggi sperduti
con chiese piene
e stregoni nascosti

Un villaggio Acholi. Ogni famiglia ha uno spiazzo e alcune capanneLe «mamme canguro»  a terra in ospedale per scaldare i bimbi
Un villaggio Acholi. Ogni famiglia ha uno spiazzo e alcune capanneLe «mamme canguro» a terra in ospedale per scaldare i bimbi
Un villaggio Acholi. Ogni famiglia ha uno spiazzo e alcune capanneLe «mamme canguro»  a terra in ospedale per scaldare i bimbi
Un villaggio Acholi. Ogni famiglia ha uno spiazzo e alcune capanneLe «mamme canguro» a terra in ospedale per scaldare i bimbi

L’auto svolta improvvisamente su una piccola strada laterale, fangosa e dissestata. In realtà è la via di collegamento che porta ad un paesone e poi verso Gulu. Dovrebbe quindi essere uno snodo importante ma tutto suggerisce che non sarà un viaggio agevole. Ai margini piccole capanne poste a cerchio intervallate da minuscole porzioni di campi coltivati. Ogni tanto un bimbo spuntato dalla boscaglia ci saluta sorridendo. Sulla strada donne con pesanti carichi sulla testa. Ci chiediamo da dove provengano e dove stiano andando in quel nulla. La strada si fa sempre più dissestata e la nostra vettura compie evoluzioni. «Nella mia predica di oggi farò riferimento a questa strada ed al fatto che non si ripara certo confidando nella Provvidenza» e giù una risata forte e franca. A parlare è Padre Ramon, comboniano nato a Quito ma da anni in Africa ed ora viceparroco a Kalongo.

 

Ci sta conducendo verso nord in un villaggio sperduto dove celebrerà la messa. È da tre mesi che non torna da queste parti ma la gente è stata avvisata del suo arrivo. «Qui siamo sempre meno e la diocesi è grande - spiega Padre Ramon. Ma la nostra presenza è importante. Specie dopo la guerra che ha prodotto ferite fisiche e psicologiche non rimarginate. Sia per quanto riguarda il fenomeno dei rapimenti e dei bambini soldato, sia per chi è tornato ma vive nel terrore che le atrocità ricomincino» Quanto può fare l’insegnamento cristiano da queste parti? «La popolazione è per la maggior parte cristiana - dice Ramon - ma ancora molti sono animisti. Credono nelle divinità della terra e negli spiriti. Il più temibile è lo spirito dei morti e la gente teme che venga a molestarli. Su questo si basa il potere dello stregone del villaggio che spilla i soldi alla gente ed è un agivaka, un guaritore che combatte la medicina e l’ospedale». Avanziamo faticosamente, ai lati un fitto bush dove il pericolo sono i serpenti velenosi. Eppure dopo una radura, ecco apparire una chiesetta dai colori vivaci. E davanti una grande folla. La gente è arrivata anche dai villaggi circostanti: pochissimi vecchi, donne e giovani e tanti, tantissimi bambini. Alcuni di loro con gli attrezzi da lavoro: zappe e sacchi per seminare. Qui si lavora già a sette-otto anni. Le donne, giovanissime, hanno già attaccati alla gonna due o tre bimbi. Poi uno in braccio e un altro sulle spalle. «Qui c’è un detto sulla fortissima natalità- dice Padre Ramon - : se sollevi un sasso ci trovi sotto dei bambini». La povertà è evidente e il missionario indovina i mie pensieri. «Dopo la guerra ci sono state le ong che hanno sostenuto la popolazione ma hanno anche creato una economia sbagliata. Ora che se ne sono andate ripartire è difficile». Fa una pausa Ramon: «Per convincerli a lavorare utilizzo un loro proverbio e cioè che con la pentola presa in affitto la polenta di sorgo non viene mai perfetta. Come dire che è solo facendo da sé che si migliora. Ma è difficile...»

 

MENTRE PARLA prepara l’altare. Poi comincia la messa che è fatta di canti di gioia, sorrisi e durante la predica anche risate. La vitalità della fede cristiana in Africa è sotto i nostri occhi. In alto il ritratto di san Daniele Comboni. Alla fine Ramon ci fa alzare e ci presenta: «Sono italiani e vengono dall’Ospedale di Padre Ambrosoli». La gente applaude e ci ringrazia. Per loro ogni bianco se è buono è un medico, diversamente meglio stargli lontano. E l’ospedale ha salvato tante vite. Visitiamo un villaggio: le donne si occupano di tutto. Lavorano, fanno figli, badano alla casa. E mangiano dopo i mariti. Se un uomo muore è il fratello che si prende cura della vedova: in tutti i sensi. Una capanna serve da cucina, l’altra da camera da letto. I bambini a terra convivono con gli animali: molti hanno evidenti malattie o segni della malnutrizione. Ma le pance sono gonfie anche per i vermi. Basterebbe un antibiotico e invece no. «All’ospedale vengono solo quando il figlio è quasi morto. E non centra solo essere animisti, l’ignoranza è terribile». Possibile che credano a spiriti e stregoni, dico io. C’è chi si affida alle erbe magiche, alle carte e all’oroscopo. E contesta i farmaci, no?». Ride di gusto, Padre Ramon. Ma il sottofondo è amaro. • M.Cat.

M.Cat.

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