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INTERVISTA PREMIO PULITZER

Viet Thanh Nguyen. Il dramma afghano mi ricorda il dolore del mio Vietnam

Premio Pulitzer Lo scrittore Viet Thanh Nguyen, «Il simpatizzante»
Premio Pulitzer Lo scrittore Viet Thanh Nguyen, «Il simpatizzante»
Premio Pulitzer Lo scrittore Viet Thanh Nguyen, «Il simpatizzante»
Premio Pulitzer Lo scrittore Viet Thanh Nguyen, «Il simpatizzante»

Si è affermato sulla scena letteraria internazionale con il romanzo Il Simpatizzante, (Neri Pozza) vincitore del premio Pulitzer 2016. Viet Thanh Nguyen, scrittore vietnamita naturalizzato statunitense, definito dal New York Times come “degno di maestri quali Conrad, Greene e Le Carré”, racconta la sua relazione con l’Italia e la sua casa editrice Neri Pozza, con uno sguardo sulla tragedia umanitaria afghana di cui ha pubblicato un saggio sul New York Times tradotto per La Repubblica.

Viet Thanh Nguyen, con Il simpatizzante e con la raccolta di storie I rifugiati sceglie di raccontare l'esperienza della guerra e di chi è costretto alla fuga. In questo momento storico, ciò che sta accadendo in Afghanistan e in molti altri Paesi del mondo rende il tema di nuovo estremamente attuale. Come sta vivendo questo periodo?

Guardare le immagini di Kabul e dell'Afghanistan è un’esperienza altamente stressante e dolorosa per me. Il dramma degli afgani mi ricorda molto quello che è successo ai vietnamiti sconfitti del Vietnam del Sud, non solo durante la caduta di Saigon ma per i decenni successivi. Condivido la paura di questo popolo e credo fermamente che gli Stati Uniti e altri paesi della Nato abbiano un forte obbligo morale di aiutare e portare in salvo il maggior numero possibile di afgani.

Lei è arrivato negli Stati Uniti quando aveva quattro anni, ma il legame con il suo paese rimane molto forte ed è parte integrante del suo lavoro di scrittore e della sua vita. Questo legame è cambiato nel tempo? E come?

È straordinario come mi abbia segnato passare anche solo quattro anni nel mio paese. Sento una connessione psichica e culturale con il Vietnam, e la storia della guerra e delle sue conseguenze mi ha segnato in modo indelebile a causa dell'impatto che ha avuto sulla mia famiglia. Ma noi siamo cambiati nel corso di quattro decenni, e così anche il Vietnam. Il rapporto del paese con il suo passato è ambivalente, e lo è anche il mio. La guerra è parte del passato e molti vorrebbero guardare avanti, come me. Ma ci sono ancora questioni irrisolte intorno a temi come la riconciliazione con gli ex nemici.

Vincere il Premio Pulitzer l’ha portata ad avere una grande visibilità. Questo è un punto di forza per combattere le sue battaglie raggiungendo un pubblico più ampio. Come ha vissuto la notorietà e l'esposizione mediatica?

Ho sempre creduto nell'importanza di essere uno scrittore impegnato, e i miei eroi sono sempre stati scrittori impegnati, quindi credo che sia fondamentale usare questa opportunità per riaffermare i valori in cui credo fermamente. E mi lusinga sapere che a qualcuno interessi quello che ho da dire.

Che rapporto ha con la casa editrice italiana Neri Pozza e i lettori? È stato più volte in Italia, è stata per lei un'esperienza piacevole?

Io amo l'Italia! La mia prima esperienza l’ho avuta più di vent’anni fa, girando il paese con lo zaino in spalla: ho visitato Roma, Firenze e Venezia. Non ho più avuto l'opportunità di tornarci fino a quando non sono stato invitato come autore per eventi legati alla letteratura. Sono grato al pubblico italiano, entusiasta per il mio lavoro, e Neri Pozza è stata molto importante per l'accoglienza che ho ricevuto, grazie anche alle belle traduzioni di Luca Briasco.

Pensa che i problemi che affronta siano troppo distanti nello spazio e nel tempo per alcuni lettori?

Guardo film italiani e leggo romanzi italiani ambientati in città che non ho mai visitato e in decenni prima che io nascessi, e non li sento distanti nello spazio e nel tempo. Non credo che i creatori di quelle opere stessero pensando che avrebbero parlato con un americano vietnamita, e non c'è motivo per cui avrebbero dovuto. Eppure le loro opere si sono collegate a me. Allo stesso modo, non penso ai lettori italiani quando scrivo, ma presumo che i miei libri parleranno ad alcuni di loro. Non tutti, certo, ma questo non è mai stato un mio obiettivo.

Ha mai avuto problemi con le case editrici per i suoi romanzi, articoli o racconti? Ha mai ricevuto critiche e censure per la delicatezza delle questioni affrontate? E come ha reagito?

Dopo la pubblicazione gli unici problemi che ho avuto sono stati con la censura in Vietnam. Il Simpatizzante non può essere pubblicato lì e un racconto è stato rimosso dal mio libro I rifugiati. Mi è stato detto che l'edizione cinese del Simpatizzante è stata modificata senza il mio permesso. Trattandosi di un libro fortemente critico nei confronti del comunismo vietnamita, nulla mi stupisce.

S S.All.

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