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ELEZIONI POLITICHE 2022

I temi, le questioni aperte: test sui candidati e sulla partecipazione

L'aula della Camera dei Deputati a Montecitorio. Sono 9, secondo le ipotesi, i seggi che spetteranno ai veronesi in corsa per il Parlamento: tre senatori e quattro per i deputati
L'aula della Camera dei Deputati a Montecitorio. Sono 9, secondo le ipotesi, i seggi che spetteranno ai veronesi in corsa per il Parlamento: tre senatori e quattro per i deputati
L'aula della Camera dei Deputati a Montecitorio. Sono 9, secondo le ipotesi, i seggi che spetteranno ai veronesi in corsa per il Parlamento: tre senatori e quattro per i deputati
L'aula della Camera dei Deputati a Montecitorio. Sono 9, secondo le ipotesi, i seggi che spetteranno ai veronesi in corsa per il Parlamento: tre senatori e quattro per i deputati

Le questioni sono due. La prima. In ordine a otto temi cruciali, ben definiti nel binario Verona-Roma che muove nel confine concreto delle effettive leve di manovra, quali idee hanno i candidati in corsa per un seggio in Parlamento? Quale portato specifico animerà il loro agire rispetto alle istanze del proprio collegio elettorale? Premesso ovviamente che un senatore e un deputato della Repubblica vengono eletti per rappresentare il più ampio interesse generale di un Paese, non semplicemente di un ristretto territorio, in che modo illuminati il più possibile dalla scia di questa stella polare possono in questo esercizio democratico essere propulsori, élite che si fa carico del bene comune della propria comunità nelle sedi istituzionali in cui voteranno, lasceranno la firma in calce a disegni di legge, emendamenti, mozioni, concorreranno all’approvazione di riforme e leggi di bilancio, interloquiranno con i ministeri in tutte le questioni che avranno ricadute inevitabili sul territorio, il suo ecosistema economico, sociale, ambientale?


Per far questo, operando una sintesi chiara e fattuale di quelle che possono essere le visioni di sviluppo, le questioni aperte dal punto di osservazione che muove da Verona, i progetti da avviare e quelli fermi, rivolgeremo nei prossimi giorni le relative domande ai candidati. Le metteremo in fila domani in otto temi con una pagina che segna un punto di inizio in cui L’Arena si pone come agorà informativa al di fuori delle parti e allo stesso tempo come luogo di incontro tra le diverse rappresentazioni. Per capire dai candidati come intendono rapportarsi con la comunità e non solo con i propri partiti, in che modo dal quel seggio si adopereranno e con quali idee concrete rispetto al più generale programma della propria forza politica. Domande, come tali aperte, senza nessuna pretesa di disegnare un’agenda che nella repentina cristallizzazione dei luoghi comuni ora ha preso una connotazione evocativamente legata al metodo Draghi. Domande aperte e trasversali, senza schemi e recinti. Animati dalla curiosità di comprendere i contenuti dell’agire politico nelle questioni più stringenti. E di coglierne lo stile. Se è vero che la buona politica dovrebbe camminare con le gambe della competenza ancor prima della competizione. Dove l’idea di un interesse comune nazionale dovrebbe conciliare posizioni diverse, dove l’etica pubblica è il bene più prezioso per preservare la reputazione e la credibilità di una città, una provincia, una regione, un Paese. E la credibilità non è fatta solo di parole, ma soprattutto di facce e di impegno. Ma non basta.

E qui arriviamo al secondo fronte che ci ingaggia come organo di informazione e ci pone una serie di questioni in ordine al senso di questo passaggio politico. Quanto sarà partecipata la campagna elettorale e quanto questo si tradurrà in una scelta? La risposta che avremo dopo il 25 settembre sarà un test importante per misurare la maturità della nostra democrazia e i punti di forza (o di debolezza) dei presidi dell’opinione pubblica. Se è vero, come evidenziava un sondaggio Swg sull’allarme astensionismo, che quasi un elettore su tre non ha intenzione di andare alle urne perché «votare non serve a nulla», cercare di informare anche e soprattutto i «delusi» per allargare il più possibile il perimetro di chi vuole capire per poi scegliere è la seconda finestra che la piattaforma Arena cercherà di aprire. Per questo attraverso il nostro sito e i canali social chiederemo ai lettori di esprimersi intorno alle priorità che verranno individuate, e alle risposte che arriveranno dalla politica in corsa.

In uno spazio delle grandi idee collettive sempre più desolatamente vuoto il campo partecipativo della società civile, in particolar modo in una realtà come quella veronese, è in senso contrario vivo, articolato in diversi ambiti, e si muove: dal volontariato alla solidarietà, laica non solo religiosa, la spinta creativa dei giovani e dei ricercatori, la vitalità resiliente delle imprese, il senso di responsabilità di uomini e donne che nei diversi livelli del pubblico operano, combattono, inventano: dal sindaco del piccolo paese al medico. 

È lungo questa linea delle buone volontà individuali che va aperta una riflessione che calamiti la fiducia, compromessa da un’ipertrofia partitica che rischia di essere corrosiva, e il dovere civico di partecipare alla vita delle istituzioni in un tempo in cui una parte dell’opinione pubblica si sente estranea rispetto ai destini del Paese. Più facile durante la filiera corta delle elezioni comunali, più difficile durante una chiamata nazionale in cui, come direbbe Pasquino nel suo “Restituire lo scettro al principe”, il meccanismo verticistico di una legge elettorale come il Rosatellum ha oggettivamente alzato un muro tra chi sceglie chi candidare e far vincere e chi va alle urne. Un tentativo per rianimare ma soprattutto dare un senso al valore del voto partendo dalla propria comunità di riferimento. Definire dei temi non per restringere il campo alle élite ma per allargarlo a tutti coloro che intendono concorrere con l’esercizio democratico delle elezioni alla costruzione quotidiana del bene comune uscendo dal pericolo di forme non certo auspicabili di exit.

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Massimo Mamoli

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