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I PROTAGONISTI

«Vogliamo legare il mondo dell’impresa alla nostra cultura»

Impresa e cultura Matteo Falzi, ceo di Villafrut srl
Impresa e cultura Matteo Falzi, ceo di Villafrut srl
Impresa e cultura Matteo Falzi, ceo di Villafrut srl
Impresa e cultura Matteo Falzi, ceo di Villafrut srl

Si definisce un veronese «doc» Matteo Falzi, ceo di Villafrut: con la sua azienda che ha sede ad Oppeano, specializzata nell'aggregare la produzione ortofrutticola e nel gestire la logistica per le principali catene della grande distribuzione organizzata, è abituato a viaggiare in tutta Europa. Ma il cuore resta qui, nella sua città, che ha deciso di supportare aderendo, attraverso il brand aziendale Jolife, al progetto «67 Colonne». «Legare il mondo dell’impresa al miglioramento del patrimonio del territorio è sicuramente positivo», spiega.

Cosa le è piaciuto di questa iniziativa?
L’Arena con le sue meravigliose opere liriche, oltre a essere il simbolo della città, contribuisce allo sviluppo economico del territorio. Ho notato una partecipazione molto sostenuta da parte degli imprenditori veronesi: in tanto interesse ho visto un legame forte con l’Arena, un sentimento sincero che nasce dal fatto che questo anfiteatro ci rappresenta molto.

E qual è il suo legame con l’Arena? C’è un ricordo che le è caro?
L’Arena fa parte di tante immagini della mia infanzia. Ci andavano sempre i miei genitori, con gli amici ma soprattutto con i clienti. Mi dicevano “Andiamo in Arena” e per me era chiaro: si sapeva che stavano per andare all’Opera e questa immagine portava con sé l’idea di una esperienza lussuosa, rinomata, prestigiosa. Poi un giorno è “toccato” a me. Ho accompagnato dei clienti, ne ero così fiero che lo ricordo ancora. Ho vissuto la prima Opera con ingenuità e curiosità da “non intenditore”, affascinato dalla magia di quell’imponente anfiteatro. Il fascino areniano è proprio quello: la sua singolare bellezza, la sua unicità conquista tutti, anche chi non è un intenditore.

Crede che rientri tra i «compiti» di un’impresa tutelare il patrimonio artistico e culturale del territorio dove nasce e si sviluppa?
Penso che, in generale, ci siano degli enti preposti a questo scopo, il cui ruolo è proprio quello di tutelare il patrimonio artistico e culturale del Paese. Tuttavia, nel caso specifico dell’Arena, la situazione è diversa soprattutto per quel che riguarda gli imprenditori del territorio: questo anfiteatro ha aiutato ciascuno di noi a costruire reti di pubbliche relazioni con l’estero perché tanti nostri clienti, che sono stati nostri ospiti durante le rappresentazioni liriche negli anni passati, sono ritornati a casa con piacevoli vissuti. Sono quindi favorevole a questo tipo di iniziative che spero, anzi, si possano ripetere: legare il mondo dell’impresa al miglioramento del patrimonio del territorio è sicuramente positivo.

E fare impresa qui a Verona com’è?
Io sono un veronese «doc», quindi di parte. Non posso che dire che è magnifico. Il nostro territorio è esattamente all’incrocio delle assi che attraversano l’Europa da Nord a Sud, da Est a Ovest. Questo ci ha sicuramente aiutato a non avere mai difficoltà per quanto riguarda contatti e logistica. Verona è uno snodo ideale per fare impresa, mai mi sposterei da qui. Ma, come ho detto, sono di parte...

La vicinanza al territorio è una vostra caratteristica che, negli anni, avete manifestato con diverse iniziative. Come si contribuisce allo sviluppo di un’agricoltura sostenibile?
Nella maniera più semplice, come la natura ci ha insegnato a fare: assecondandola. Ma la sostenibilità ha più declinazioni, e noi siamo impegnati su più fronti, non solamente sotto il profilo ambientale. Come Villafrut siamo certificati da moltissimi anni dal punto di vista sociale mentre, per quanto concerne la sostenibilità economica, facciamo filiera e creiamo un business sano attraverso il quale i nostri fornitori, collaboratori e clienti sono anche partners. Solo così si può creare una economia virtuosa.

Villafrut è molto attiva anche nell’educazione alimentare, con un occhio di riguardo verso le giovani generazioni: che iniziative avete avviato?
I bambini sono coloro che erediteranno la nostra terra ed è nostro compito educarli. Collaboriamo con progetti sportivi e sociali, contribuiamo ad avvicinare i ragazzi a una alimentazione corretta e a un sano stile di vita. Abbiamo dato il nostro supporto a realtà come la Straverona; abbiamo realizzato progetti con le scuole come «La storia delle fragole dalla terra alla tavola», dove il racconto è accompagnato da un momento ludico e musicale. Abbiamo proposto iniziative anche all’estero, come il «Gemusefit«, nato per far conoscere frutta e verdura ai ragazzi attraverso laboratori scientifici. Inoltre sul sito del nostro brand Jolife.info, si possono trovare informazioni e consigli su come cucinare frutta e verdura in maniera semplice e gustosa. Il risultato più tangibile è contribuire ogni giorno a sensibilizzare le persone nel volersi bene tutelando se stesse e il pianeta.

L’iniziativa delle 67 Colonne nasce per supportare l’Arena e la sua produzione in un periodo di difficoltà causato dalla pandemia. Come è andato per voi questo ultimo anno e mezzo?
All’inizio della pandemia abbiamo sentito una grande responsabilità sociale nel proseguire la nostra attività, dal momento che distribuiamo beni primari come frutta e verdura: se ci fossimo fermati, gli scaffali dell’ortofrutta nei supermercati sarebbero rimasti vuoti e si sarebbe creato il panico. Non è stato facile garantire la continuità della distribuzione che prevede, prima di tutto, continuità dell’attività dei nostri dipendenti. Di loro sono davvero molto orgoglioso: non c’è stato nessun tipo di assenteismo, nessun tentennamento nel venire a lavorare in azienda. Questa è stata per me la più grande soddisfazione nell’ultimo anno e mezzo. Oggi, più che di ripresa vorrei parlare di normalità: sicuramente c’è dell’euforia perché la voglia di uscire, divertirsi, spendere è evidente e sta aiutando la ripartenza. Però sono convinto che ci siano ancora delle debolezze che non dobbiamo sottovalutare: le politiche europee stanno sostenendo bene l’economia, ma non deve esserci timidezza in ciò che fanno. Noi imprenditori mettiamo idee, coraggio, istinto e sappiamo essere lungimiranti ma, i «governanti«, come li chiamo io, ci devono sostenere. Credo che dal 2022 potremmo misurare la vera economia, oggi la vedo un po’ troppo frizzante ma, sicuramente, la pandemia è passata. •.

Francesca Lorandi

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