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INTERVISTA IL FONDATORE DELL’AZIENDA AIRONE

Vito Zorzi

«Un progetto comune Così ci sentiamo parte di una comunità»
Impresa e sostenibilità Il fondatore di Airone, Vito Zorzi
Impresa e sostenibilità Il fondatore di Airone, Vito Zorzi
Impresa e sostenibilità Il fondatore di Airone, Vito Zorzi
Impresa e sostenibilità Il fondatore di Airone, Vito Zorzi

Quando la vocazione imprenditoriale incontra l’impegno sociale, nascono realtà solide e visionarie, dall’attività ultratrentennale, come la scaligera Airone, fondata da Vito Zorzi. Azienda di Pescantina specializzata nella realizzazione di gadget promozionali e oggettistica personalizzata, con l’ulteriore pregio di essere composta per il 70 per cento da donne, che oltre a promuovere iniziative filantropiche sue proprie, ha trovato il modo di destinare una parte del budget aziendale anche a favore del progetto «67 Colonne per l’Arena», sostenuto sin dalla prima edizione. Negli ultimi anni, il target maggiormente attenzionato da Airone è, non a caso il Terzo Settore, dove la sua fama corre già da tempo grazie alle collaborazioni con enti di impatto nazionale quali la Fondazione Umberto Veronesi e la Fondazione Santa Rita da Cascia Onlus, mentre l’attività fuori confine è concertata tra Europa, Cina e Sudamerica. Mercati di sbocco anche per progetti di cooperazione sociale come quello avviato nel 2016 in Guatemala (arrestato per tre anni dalla pandemia), ossia l’Emporio de Las Mujeres, laboratorio di sartoria e artigianato interamente al femminile, «con cui, al fianco della onlus “Sulla Strada”, contribuiamo all’autosostentamento di una ventina di famiglie locali e all’emancipazione delle donne», spiega Zorzi.

E ora si aggiunge il sostegno al progetto di Fondazione Arena e Gruppo Athesis. Cosa significa per una impresa come la vostra.
Penso che Airone abbia avuto sia la fortuna di disporre del necessario per poter apportare il suo contributo, che la fortuna di avere avuto la prontezza di aderire appena uscito l’annuncio sul quotidiano l’Arena. Con i miei soci ci siamo detti: “in una situazione così difficile per tutti, ci dobbiamo aiutare”. Far parte del progetto 67 colonne significa, quindi, far parte di una comunità, di una civitas - come dicevano i nostri padri - che in certi momenti più di altri deve tirare fuori il coraggio del camminare insieme.

Un approccio per voi affatto nuovo, dato la vostra mano tesa anche nel periodo critico della pandemia.
Sì, Airone è stata anche tra le prime aziende a dare una mano nella distribuzione delle mascherine, e appena riaperte le scuole abbiamo deciso di donarne 10mila agli studenti, distribuite sugli autobus dell'Atv, insieme a gadget e borraccine termiche personalizzate.

Umanamente, invece, cosa rappresenta, per Vito Zorzi in persona, questo monumento?
Viaggiando molto, devo dire che la ogni volta che rientro a Verona, per me vedere l’Arena significa che “sono arrivato a casa”. Come tanti veronesi, poi, ho iniziato a frequentarla da ragazzino per assistere ai concerti, agli arrivi del Giro d’Italia, anche a tornei di tennis, se la memoria non mi inganna. E più in generale a ogni evento venisse proposto. Quando sono in giro per il mondo e fanno vedere le immagini del nostro anfiteatro, non è raro mi venga la pelle d’oca.

A tal proposito, ci sono Paesi in cui il “mito areniano” è più diffuso che in altri?
Le immagini dell’Arena, con la musica in scena, sia essa classica o pop rock, girano davvero ovunque. Non posso dire che un Paese abbia il primato su un altro. Ricordo quando, io stesso, ho seguito l’ultimo concerto dei Deep Purple dalla Cina. Mentre altri spettacoli sono arrivati via satellite in Sudamerica. Insomma, un biglietto da visita per tutto il globo (o quasi).

Il suo rapporto con l’opera lirica?
Di opere ne ho viste meno, ma se ce n’è una che proprio non si può perdere – e soprattutto non ascoltare – almeno una volta nella vita, a mio avviso, è Aida. Poi c’è da dire, che essendo spesso via per lavoro, non ho potuto nemmeno sfruttare a pieno l’occasione offerta da Fondazione Arena ai partner del progetto, quale fu la partecipazione alla prima di Carmen.

Potremmo dire che, con questa formula di coinvolgimento di pubblico e privato, le 67 Colonne per l’Arena aprono in qualche modo la pista a una ancor più stretta collaborazione tra soggetti del territorio?
Certo. È proprio il nostro auspicio ultimo. L’intento di chi aderisce a un progetto di tale portata non è limitarsi ad apportare un aiuto momentaneo, ma iniziare a tessere qualcosa che possa generare un impatto sociale e culturale, per la nostra città, di più lungo termine. E questo dalla grande alla piccola realtà, come in fondo è Airone. Le “67 colonne” sono, in tal senso, anche un esempio di accessibilità allargata alla compartecipazione sociale. Mai crisi fu, inoltre, più propizia per ripensare al fare, e al come fare rete.  •.

Francesca Saglimbeni

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