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I PROTAGONISTI

«Verona è amata in Italia e nel mondo. E adesso si riparte»

Imprese e cultura Il presidente di Vecomp, Massimo Sbardelaro
Imprese e cultura Il presidente di Vecomp, Massimo Sbardelaro
Imprese e cultura Il presidente di Vecomp, Massimo Sbardelaro
Imprese e cultura Il presidente di Vecomp, Massimo Sbardelaro

«Le aziende sono realtà che vivono dentro una comunità di persone. Non possiamo limitarci ad osservare e prendere atto, ma credo che ognuno debba contribuire per quel che può». Una consapevolezza che nel tempo ha portato Vecomp, spa veronese specializzata in soluzioni informatiche, a supportare realtà no profit, diffondere cultura d'impresa attraverso una Academy e, ultimo progetto in ordine di tempo, sostenere l'iniziativa «67 Colonne per l'Arena», che permette di adottare idealmente una colonna o anche un singolo mattone, per sentirsi parte di un piano che vuole rilanciare l'immagine dell'anfiteatro e della sua produzione, duramente colpiti dal blocco degli spettacoli per il Covid 19.«Una proposta iconica», la definisce Massimo Sbardelaro, presidente di Vecomp, ex musicista, legato all'Arena da più fili.

Vecomp ha deciso di supportare il progetto "67 colonne per l'Arena": quali motivazioni l'hanno spinta a questa scelta?

Quando ci è stato presentato il progetto abbiamo subito pensato che rientrasse perfettamente nel dna di Vecomp. Abbiamo sempre sposato l'impegno per la sostenibilità nella sua accezione più ampia, convinti che l'azienda debba restituire qualcosa al territorio nel quale nasce e cresce.L'Arena per noi veronesi è molto più di un semplice monumento, rappresenta l'intero settore artistico che nell'ultimo anno ha sofferto molto. "67 Colonne" è una proposta molto iconica, alla quale abbiamo subito aderito e sicuramente l'art bonus ha rappresentato un incentivo, e non soltanto dal punto di vista fiscale.

Questa misura, decisa lo scorso anno dal Governo, vuole stimolare le imprese ad affiancare lo Stato nella tutela del patrimonio artistico e culturale. Si potrebbe fare di più?

Lo trovo uno strumento efficace e importante, di stimolo per le aziende: un meccanismo di facile accesso in grado di rispondere al desiderio di tanti imprenditori di sostenere e supportare il territorio nel quale lavorano. Sono però dell'idea che vadano più frequentemente creati progetti strutturati, nei quali coinvolgere il privato: iniziative che permettano la valorizzazione di aree, spazi, monumenti che per mancanza di risorse o di strategia rischiano di essere messi da parte, di restare in secondo piano, e che invece possono rappresentare una vera ricchezza.

Progetti del genere sarebbero utili anche per potenziare l'immagine di Verona fuori dai confini provinciali e nazionali?

Verona ha un'ottima reputazione in Italia e nel mondo. Ha un prestigio molto elevato, tutti coloro che la vedono non possono che amarla. Parliamo però soprattutto di monumenti: l'Arena certo, poi la Verona Romana, la Verona Austriaca, il balcone di Giulietta. Ma credo che potremmo tutti fare di più. Per esempio, investendo su una nuova narrazione della città, della cultura e delle persone, oltre i monumenti e i paesaggi. Servirebbe un progetto lungimirante capace di coinvolgere amministrazioni, imprese e associazioni, con una cabina di regia che coordini azioni in grado di coinvolgere l'intero territorio provinciale, dalla città, al lago, alla montagna. Fortunatamente negli ultimi anni qualcosa si muove in questa direzione.

"67 Colonne" è un primo passo, nel coinvolgimento dei privati per la tutela e la valorizzazione di un simbolo della città. Cosa la lega all'Arena?

Sostenere questo progetto significa supportare un settore, quello dell'arte, al quale mi sento molto legato. Amo la musica, da giovane ho suonato per lungo tempo in una band, conosco la filiera che c'è dietro a tutto ciò che identifichiamo col termine arte e cultura. Anche per questo mi sono sentito molto vicino a questa iniziativa. E poi in Arena vado molto spesso per ascoltare concerti: non c'è dubbio che l'atmosfera che regala sia magica, unica.

Con la sua Academy, Vecomp è impegnata a far crescere e sviluppare un altro patrimonio del territorio, che è quello imprenditoriale. Anche questo rientra, secondo lei, tra i compiti di un'azienda? Come sta andando il progetto?

La nostra Academy è nata per diffondere cultura d'impresa nel mondo del lavoro. Abbiamo creato uno spazio fisico dotato delle migliori tecnologie multimediali nel quale ospitare imprenditori, manager, professionisti per incontri, seminari, convegni, proponendo temi in grado di "aprire la mente". In questi mesi si è parlato di innovazione, sostenibilità, organizzazione del lavoro, geopolitica e marketing per la ripartenza. Alla base di questo progetto c'è il desiderio di condivisione e di contaminazione di idee tra le persone e siamo contenti dei riscontri positivi che raccogliamo da chi ci frequenta.

Dal welfare aziendale, sul quale da sempre investite molto, alla diffusione della cultura d'impresa nel tessuto imprenditoriale locale. Ma l'attenzione di Vecomp è alta anche verso tutta la comunità: durante l'emergenza avete messo i vostri strumenti e le vostre competenze a disposizione dei ragazzi in difficoltà per la dad.

Le aziende sono realtà che vivono dentro una comunità di persone. Non possiamo limitarci ad osservare e prendere atto, ma credo che ognuno debba contribuire per quel che può. Durante l'emergenza abbiamo preso dei pc portatili che erano stati messi da parte, i nostri tecnici li hanno ricondizionati e sono diventati dispositivi che hanno permesso a circa 60 studenti di poter seguire le lezioni a distanza. Ma oltre l'emergenza, da molti anni sosteniamo iniziative di realtà non profit che operano sul nostro territorio per combattere la povertà, per diffondere arte e cultura, anche nel mondo della scuola. 

Francesca Lorandi

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