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Confagricoltura Verona

«Una scelta condivisa con Fondazione. L’Arena esalta le eccellenze veronesi e promuove i nostri prodotti nel mondo»

Il presidente di Confagricoltura Alberto De Togni illustra le scelte strategiche e il sostegno a Fondazione
Il presidente di Confagricoltura Alberto De Togni illustra le scelte strategiche e il sostegno a Fondazione
Il presidente di Confagricoltura Alberto De Togni illustra le scelte strategiche e il sostegno a Fondazione
Il presidente di Confagricoltura Alberto De Togni illustra le scelte strategiche e il sostegno a Fondazione

«L’anno in cui sono stato nominato presidente di Confagricoltura Verona, il 2021, è stato lo stesso in cui, di lì a poco, sarebbe partita anche l’avventura del progetto 67 colonne ideato da Fondazione Arena con il Gruppo Athesis. Per me è stato dunque significativo inaugurare il mandato aderendo, come mio primo atto, proprio a questa iniziativa», ricorda Alberto De Togni, presidente dell’associazione di categoria scaligera, il quale riconoscendovi una strada vincente, «sia per la città tutta – aggiunge - che per quanti vi avevano preso parte», di anno in anno ha confermato la presenza di Confagricoltura. Una fiducia ben riposta, dato che «appena un anno dopo ha vinto anche l’Art bonus - premio istituito dal Ministero dei Beni Culturali - come miglior progetto di mecenatismo culturale del 2021», rimarca il presidente.

In questo percorso Fondazione Arena ha mostrato di poter contare su una squadra compatta, a partire dal suo interno. Di essere, insomma, una grande famiglia. È così anche nella vostra associazione?
Direi di sì. Quando sono stato eletto ho dovuto scegliere una mia squadra di fiducia, che mi accompagnasse nell’intero percorso al fianco degli agricoltori scaligeri. E per formare la Giunta ho scelto per lo più giovani molto motivati, anche nel rispetto delle quote di genere. La collaborazione con le colleghe donne, poi, è sempre stata, nella mia esperienza, parecchio fruttifera. Aggiungo che tutti quanti hanno accolto la scelta di entrare nelle 67 colonne con un entusiasmo unanime.

Lei personalmente che rapporto ha con l'Opera?
Ho un ottimo rapporto personale, in quanto mia madre era insegnante di musica e da grande appassionata di opere liriche mi ha sempre portato in Arena ad assistere alle recite. Ho visto quasi tutti gli allestimenti. Quella che non mi stancherò mai di rivedere è la Turandot di Puccini.

Cosa significa, oggi, fare impresa nel campo agricolo?
Oggi fare impresa agricola è diventato molto complicato e difficile. La causa principale sono i vincoli i imposti dall’Ue attraverso la Pac, evidentemente declinata in maniera troppo ideologica, in quanto ci obbliga ad adempimenti davvero poco aderenti alla «realtà». Tutto ciò nell’idea di promuovere una agricoltura più competitiva e performante rispetto al resto del mondo. Oltre alla quantità abnorme di oneri burocratici, c’è stata una forte contrazione dei sostegni diretti sia alle filiere produttive che alle aziende agricole. Non siamo nemmeno più in grado di scegliere cosa coltivare e cosa allevare.

Da cui l'ormai famosa «marcia» dei trattori.
La categoria si è recata a Bruxelles, per far sentire in Europa la propria voce in maniera decisa, sottoponendo un corposo documento contenente le nostre istanza, tra cui una revisione della politica agricola comunitaria, nel senso di una ristrutturazione importante delle linee guida e la creazione di un pilastro ad hoc, non più rinviabile, che riguarda la gestione del rischio d’impresa, che con i repentini cambiamenti climatici nel nostro caso si è notevolmente incrementata.

E ci sono prospettive per un rilancio del comparto?
Se la Pac verrà modificata sì. Preciso: noi agricoltori non siamo affatto contro la sostenibilità ambientale, perché siamo i primi a fruire di questo miglioramento. Ma anziché un approccio ideologico dovrebbe adottarne uno molto più concreto, più pragmatico, tenendo altresì conto che alla sostenibilità ambientale va abbinata una sostenibilità sia economia che sociale. Non si può certo caricare l’intero onere della transizione ecologica su quei circa dieci milioni di agricoltori che operano nell’Ue. Positiva, invece, la recente approvazione della di tutela dei prodotti a marchio (Dop, Doc, ecc), che per l’Italia significa 892 prodotti circa, di cui una quota importante (10 per cento) proprio made in Veneto.

Dal canto suo, l’impresa della cultura come può contribuire alla vostra attività?
Mah, legandomi alla risposta precedente credo che l’impresa della cultura, Arena in particolare, possa a sua volta fungere da promotrice, o meglio ambasciatrice delle eccellenze del nostro territorio, che dalla terra finiscono non solo sulle tavole degli italiani ma anche dei ristoranti e agriturismi ogni anno frequentati dai turisti che da ogni parte del mondo approdano in riva all’Adige proprio per prendere posto nel teatro all’aperto più affascinante del pianeta. 

A proposito di prospettive, come pensa si evolverà invece la campagna di fundraising per Fondazione Arena. Ha qualche suggerimento da imprenditore?
Dalla sua nascita il progetto si è evoluto già in maniera molto positiva. Sono stati introdotti vari servizi e agevolazioni per i mecenati. Fino allo scorso anno abbiamo avuto la possibilità di andare, ad esempio, a cena proprio sull’ala dell’Arena. Questa è senz’altro una esperienza da riproporre e, magari, da incrementare con altre iniziative finalizzate a coinvolgere ulteriormente anche i nostri soci e ospiti, che tramite dei benefit potremmo avvicinare al mondo della lirica, e non solo. Con un po’ di fantasia, anche il progetto 67 colonne potranno sperimentare nuove vie per attrarre altre adesioni ed esprimere ancora più a fondo il valore del progetto.

Francesca Saglimbeni

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