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Madcom

«Un progetto esclusivo ma condiviso. Idee e competenze sono fondamentali per la diffusione della cultura»

Alessandro Medici
Alessandro Medici
Alessandro Medici
Alessandro Medici

Specializzata nella comunicazione e organizzazione di eventi per le aziende, Madcom è il network di professionisti della comunicazione multidisciplinare capitanato da Alessandro Medici, veronese d’adozione, che può fregiarsi di sedere tra le fila dei partner di «67 Colonne per l’Arena» fin dalla prima ora. Una scelta sollecitata da almeno tre diversi motivi, spiega il fondatore del gruppo scaligero sul mercato dal 1996, che si avvale di un team composto da architetti, art director, esperti di comunicazione, web designer, grafici pubblicitari, event manager: «il valore etico di tutela del patrimonio culturale; l’opportunità di fare rete, al fine di promuovere cultura attraverso eventi di alto livello, e con riguardo alla collaborazione tra pubblico e privato, l’alto potenziale di far convergere anche entità tra loro distanti, che hanno così modo di diventare complementari». Inoltre, aggiunge Medici, «nel caso specifico, questa iniziativa promossa dalla Fondazione Arena con la collaborazione del Gruppo editoriale Athesis, attraverso un pacchetto di benefici immediati, è riuscita nell’intento di elevare a protagoniste le aziende aderenti, che hanno potuto a loro volta coinvolgere di volta in volta i propri clienti».

Secondo lei che impatto ha prodotto, fin qui, l'iniziativa?
A livello generale, da quando è partita, ha raccolto parecchi consensi da parte di tutti i partecipanti, creando addirittura una lunga lista di attesa di nuovi mecenati pronti ad aderire. La proposta di membership è talmente ben fatta, che difficilmente un membro capace di cogliere tutte le opportunità ad essa legate, ne vorrà uscire. Un’idea davvero intelligente, perché, a nostra volta, ci ha resi ambasciatori della mission su cui si fonda il progetto “67 Colonne” presso altri professionisti.

La comunicazione, vostro pane quotidiano, è stata altrettanto efficace nell’ambito del progetto?
Certamente. In ogni edizione lo staff di Fondazione Arena si ingegna a generare opportunità per tutte le “colonne”, stimolando una relazione interna anche tra noi mecenati. Questa formula, in grado di attivare processi di divulgazione virtuosi, è stata comunicata in maniera efficace a tal punto che, quando ne parlo con dei clienti o più semplicemente con amici, tutti sanno già a cosa mi sto riferendo. I progetti dedicati alle 67 Colonne sono talmente esclusivi che il desiderio di poterne far parte è evidente.

Voi che siete professionisti del settore, quali criticità vedete nelle modalità di promozione della cultura odierne? E di conseguenza, qual è il vostro impegno/approccio al riguardo?
Questa domanda richiede una profonda analisi, che darebbe origine a una considerazione davvero troppo estesa. Posso però brevemente dirle che, in tutti gli eventi che io e il mio staff organizziamo, uno su tutti il Festival Hostaria nelle vie e nelle piazze del centro città, cerchiamo sempre di inserire dei momenti culturali di carattere popolare, artistico o sociale, che diano spunti di conoscenza e riflessione al pubblico presente. Per l’ultima edizione, per esempio, ne abbiamo organizzati oltre 40 in un solo fine settimana. Diffondere cultura necessita sempre di uno studio adeguato e di molta competenza. Le criticità spesso riscontrate vanno dalla mancanza di adeguati sostegni da parte dei partner e degli enti coinvolti, che ci costringono a fare i salti mortali per trovare i mezzi i necessari a coprire le spese delle iniziative, fino alla difficoltà di trovare, per costi sostenibili, spazi pubblici o privati in grado di accogliere platee di partecipanti vaste come quelle che aderiscono alla tre giorni del Festival.

Tornando alla nostra Arena, qual era il suo rapporto con l'Opera prima di diventare una delle 67 Colonne?
L'iniziativa ha favorito una sua maggior consapevolezza su tutto ciò che sta dietro a un allestimento? Prima dell’adesione al progetto devo dire che frequentavo poco gli spettacoli in Arena. Adesso sono quasi un addicted. Ogni messa in scena è il frutto del lavoro di molte persone che danno vita con i propri spunti e con le proprie opere ad una nuova generazione dello spettacolo, anche il più classico, fatta di letture a volte giudicate da alcuni un po’ troppo “pop”, ma a mio avviso più attraenti per un pubblico nuovo che possa raccogliere il testimone di noi della “vecchia guardia”. 

A suo avviso, oltre a offrire un contributo economico a una nobile causa, i partner della membership si sono resi conto che, al di là del campo tecnico in cui ciascuno opera, la musica e l'arte possono costituire una occasione di formazione importante anche per la propria attività/professione?
Nel mio caso posso dire che entrambe gli aspetti rivestono un ruolo importante. La comunicazione aziendale e gli eventi, di cui mi occupo, spesso si esprimono attraverso concetti visuali o multimediali che attingono dal mondo della creatività, la quale è parente stretta delle arti in genere. Ma di arte non se ne vede e respira mai abbastanza, pertanto direi che partecipare agli eventi artistici del progetto “67 colonne” non può far altro che alimentare e stimolare una parte che non è mai sazia. Non esistono confini nella conoscenza dell’arte e delle sue molteplici forme. E soprattutto… guai a smettere di cercare!

Francesca Saglimbeni

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