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L’INIZIATIVA

«Tuteliamo l’Arena con la forza della solidarietà»

Marilisa Allegrini: «In questo progetto c’è il cuore grande della comunità veronese che risponde a un’emergenza: è un welfare per la cultura»

«Mio papà adorava l'opera. Ogni anno obbligava tutta la famiglia ad andare in Arena: io da bambina guardavo, sebbene non capissi esattamente gli intrecci tra Aida e i tanti personaggi che entravano e uscivano dal palco. Da ragazzina poi, in piena estate, avrei preferito passare le serate con i miei amici». Eppure quell'esperienza, i cui ricordi sono ancora vivi, ha regalato a Marilisa Allegrini una grande sensibilità per l'opera, «perché quando quelle musiche entrano nel cuore da piccoli, si apprezzano meglio anche da grandi», spiega. Il suo nome è sinonimo di Valpolicella, e lei ha negli anni ha dato un fondamentale contributo al successo mondiale di un vino come l'Amarone. E non solo quello. «Da sempre quando vado all'estero per presentare i nostri prodotti e l'azienda», spiega l'imprenditrice, alla guida del gruppo vitivinicolo di famiglia, «parto da un antefatto: racconto a chi mi ascolta la bellezza di Verona, che non è solo la città di Giulietta e Romeo ma anche del Festival lirico più grande del mondo. Per me è doveroso farlo». Per questo legame con la città e con il suo simbolo, l'Arena, Allegrini ha voluto supportare il progetto delle 67 Colonne.

Questa iniziativa ha fatto emergere la capacità di Verona e delle sue imprese di fare rete per un obiettivo comune.
Il progetto 67 Colonne, che come componente del Consiglio di indirizzo della Fondazione Arena ho sostenuto, credo sia stato in grado di mostrare il cuore grande della comunità veronese, che attraverso questa iniziativa si è prodigata per lo sviluppo e la tutela di un bene preziosissimo per il territorio, quale è l'Arena con il suo Festival. Il mecenatismo contemporaneo ha saputo rispondere all'emergenza Covid con la forza della solidarietà: è quello che mi piace definire "welfare per la cultura". Abbiamo visto come in questi tempi difficili, durante i quali il Paese è stato travolto dalla pandemia, Verona abbia trovato nel tessuto imprenditoriale degli interlocutori che si sono mostrati capaci di cogliere la necessità di sostenere la cultura del territorio, dimostrando un profondo legame con la città.

L'adesione è stata molto alta. Se l'aspettava?
Sono stata sorpresa perché è andata oltre le aspettative. A Verona è sempre stata una difficoltà far capire che l'arte, la storia, la cultura, i prodotti tipici sono un tutt'uno. Con questo progetto abbiamo però avuto un segnale concreto: i colleghi imprenditori hanno capito che c'è un link, un collegamento tra queste caratteristiche peculiari del nostro territorio. E questa forma di mecenatismo dimostra la grande disponibilità ad investire per promuovere il nostro patrimonio culturale, che è anche un incredibile volano turistico ed economico.

Molti imprenditori, soprattutto del comparto turistico, se ne sono resi conto nelle ultime due estati, soprattutto del 2020, quando le gradinate dell'Arena sono rimaste semivuote.
Il confronto tra un'estate veronese con il Festival in Arena e una senza è un esempio banale che ci fa capire la portata di questa realtà, che è un unicum: dobbiamo averne la consapevolezza e, di conseguenza, agire tutti concretamente per valorizzare i tesori che il nostro territorio custodisce, dal patrimonio artistico ai prodotti che facciamo. E il vino è senz'altro una delle nostre eccellenze.

Lo Stato dovrebbe facilitare in misura maggiore la partecipazione dei privati alla tutela di questo patrimonio?
Lo ha fatto con l'Art Bonus che è un elemento facilitatore, uno strumento grazie al quale le aziende sono più invogliate a investire. Tuttavia vorrei che lo Stato promuovesse un percorso più ampio, un progetto comune che coinvolgesse il tessuto produttivo e il patrimonio artistico, con più sinergie e meno burocrazia. La strada da compiere è ancora lunga. Se guardiamo al resto del mondo, tutti i grandi teatri si sostengono grazie a iniziative private: quello che stiamo vedendo con le 67 Colonne credo sia il segnale iniziale di un percorso che dovrà continuare nel tempo.

Dal 2018 fa parte del consiglio di indirizzo della Fondazione e, come dichiarò al momento della sua nomina, uno dei suoi primi impegni sarebbe stato per l'internazionalizzazione. Secondo lei l'immagine di Verona nel mondo andrebbe migliorata?
Andrebbe migliorata la conoscenza della nostra città. Di solito i turisti che dall'estero vengono in Italia restano alcuni giorni in Toscana, poi vanno a Roma, fanno una puntatina a Venezia e a Verona arrivano solo se la città rientra nel percorso turistico. Verona andrebbe comunicata in modo più approfondito: è romana, medievale, rinascimentale e moderna e una maggiore conoscenza sarebbe ampiamente meritata. Anche il turismo dovrebbe svilupparsi e qualificarsi, attraverso legami con le città vicine e approfondendo le sinergie con il lago di Garda. Servirebbe una visione trasversale dell'offerta.

L'attività della sua azienda storicamente si intreccia con l'arte e la cultura, attraverso relazioni nate negli anni con l'Ermitage di San Pietroburgo, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, la Fondazione Palazzo Te di Mantova, per citarne alcune. Da dove nasce questa sensibilità?
Allegrini da sempre ha cercato di caratterizzare la sua presenza accompagnando le istituzioni culturali italiane e internazionali, seguendo una sensibilità che ci è sempre appartenuta ma che è diventata più significativa con l'acquisto di Villa Della Torre nel 2008, monumento rinascimentale attribuito a Giulio Romano con oratorio di Michele Sanmicheli. Negli anni questa villa è cresciuta, diventando luogo di contatto con intellettuali, artisti, uomini di scienza, dando origine a eventi culturali diversi tra loro che si inquadrano nel progetto della villa, e che hanno trovato la massima espressione nel Premio "L'Arte di mostrare l'Arte", alto riconoscimento a chi per visione, ricerca, originalità nel reperire ed allestire le opere, ha saputo proporre un percorso esperienziale del cuore e della mente ad altri difficilmente paragonabile.

Una contaminazione continua tra mondo dell'arte e mondo del vino. I vantaggi sono per entrambe le parti?
Ricordo quello che mi disse Oscar Farinetti: "L'Italia è la superpotenza culturale del mondo". Abbiamo il dovere di far vivere questa arte, ed è oneroso e difficile. Per questo le iniziative che coinvolgono pubblico e privato sono importantissime»..

Francesca Lorandi

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