<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Marmi Milani

Sono cresciuto a pane e... opera lirica. Affinità elettive tra la solidità del marmo e la maestosità del nostro anfiteatro

Pierangelo Milani
Pierangelo Milani
Pierangelo Milani
Pierangelo Milani

Dal momento dell'estrazione in cava all'atto della sua trasformazione, fino a quando va a costituire l'anima di un manufatto edile, il marmo simboleggia la solidità e longevità della pietra. Niente di più simile al nostro monumento areniano. Sono anche queste le «affinità elettive» che ci piace cogliere tra il tempio della lirica e sostenitrici delle «67 colonne per l'Arena» quali la Marmi Milani, avviata da Luigi Milani e oggi portata avanti dal figlio Pierangelo. «Tutto cominciò sessant'anni fa. Nel 1963 mio padre era cavatore in territorio bresciano, poi ha deciso di aprire un'attività per la segagione dei blocchi e dopo il mio arrivo, alla trasformazione dei marmi si è aggiunta quella di graniti e ceramiche, materiali d'eccellenza che oggi rivestono diverse opere edili tra cui alcuni grattacieli di Milano, hotel di prestigio della metropoli londinese, centri commerciali in Arabia Saudita, ma non solo», dice Pierangelo Milani.

Come è venuto a conoscenza del progetto?
La scorsa primavera sono stato invitato alla presentazione dei risultati del Progetto 67 Colonne della stagione 2023, quella del Centenario: i progetti realizzati, il legame con il territorio, la solidarietà di tanti imprenditori, la maestria degli artigiani coinvolti mi hanno portato alla decisione di contribuire concretamente ad unirmi al gruppo di aziende che si sono impegnate a ricostruire idealmente le 67 colonne che componevano la cinta esterna areniana.

Chi le ha trasmesso la conoscenza dell'opera?
Mio padre, che da bambino mi portava con sé in cantiere, e non c'era giorno in cui non accennasse a qualche aria. Era un grande appassionato. Si potrebbe quasi dire che sono cresciuto a «pane e... Nozze di Figaro, Traviata, e altri celebri brani». Una volta, rispetto ad oggi, il lavoro era forse più faticoso sul piano fisico ma leggero a livello di pensieri e preoccupazioni. Cantare mentre si lavorava veniva spontaneo.

Cosa vede in questo progetto di Fondazione Arena e Gruppo Athesis?
Trovo che il progetto sia uno dei modi migliori per mantenere in vita la lunga tradizione della stagione areniana, che altrimenti rischierebbe di scemare con il diminuire degli appassionati d'opera. Le iniziative messe in campo stanno avvicinando anche le nuove generazioni di imprenditori in modo graduale: è importante trovare il modo di arrivare a farle appassionare a quella che è una delle espressioni più alte dell'arte e della cultura del nostro Paese. Non per nulla, lo scorso dicembre «la Pratica del Canto Lirico in Italia» è entrata ufficialmente a far parte del Patrimonio dell'Umanità.

I partner hanno un buon ritorno di immagine?
Sì, ma essere imprenditori oggi significa andare al di là di quanto strettamente legato all'azienda, perché anche la cultura e lo spettacolo sono parte del territorio in cui si opera. Sono valori importantissimi per l'economia della nostra città, pertanto dobbiamo essere sì promotori delle nostre aziende ma anche del bene commune.

Cosa significa essere imprenditore in un contesto così privilegiato come quello del Sistema Verona?
Per la Marmi Milani nello specifico è indubbiamente strategico, in quanto abbiamo il vantaggio di operare sull'asse nord-sud e est-ovest, dove la mobilità è massima. Le criticità non mancano ma sono intrinseche al settore a cui apparteniamo: l'edilizia è ciclica e il lavoro di conseguenza. Inoltre negli ultimi anni si sono affacciati sul mercato grandi competitor quali i marmi brasiliani, cinesi e indiani. Si deve lavorare con qualità, rigore ed affidabilità: tutti valori che per aziende della mia dimensione fortunatamente sono ancora premianti.

E cosa significa farlo in un contesto globale quale quello attuale?
Per quanto riguarda il nostro settore, credo sia importante non essere troppo specializzati, avere una visione imprenditoriale allargata ed essere elastici a cogliere opportunità lì dove prima non si sarebbe pensato di averne, e trovare soluzioni a nuovi imprevisti. La creatività di noi italiani poi è un plus per tutti i settori, nei momenti di crisi troviamo sempre il modo di creare nuovi prodotti.

Tornando all'Arena, quali iniziative ha apprezzato tra quelle proposte da Fondazione ai suoi partner?
Ne cito una per tutte che esprime il livello di qualità dell'operazione ed è lo Star Roof, ovvero il ristorante stellato sull'ala dell'Arena. Davvero un'esperienza unica poter cenare in un posto così esclusivo e magico con vista sulla Bra. Sarebbe, anzi, bello se durante l'anno potessero farla più persone, anche per investire il monumento di una fruibilità ancora più ampia e generare ulteriori entrate, utili alla manutenzione e alla cura che tale luogo necessita costantemente. Mi è capitato di fare più di una serata allo Star Roof e devo dire che l'organizzazione è sempre stata impeccabile, una grande macchina organizzativa di veri professionisti a tutti i livelli. Durante la stagione ho potuto apprezzare anche altre iniziative che hanno visto il coinvolgimento di location limitrofe come il Palazzo della Gran Guardia o la Stone Lounge, dove le aziende hanno la possibilità di organizzare dei momenti corporate a loro dedicati. Con la stagione lirica tutta piazza Bra trasforma in un elegantissimo salotto d'altri tempi, da far invidia a molte capitali europee.

Francesca Saglimbeni

Suggerimenti