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I PROTAGONISTI

Setti «oltre il limite»: «Anche il mio Hellas in campo con l'Arena»

l patron della squadra gialloblù in sintonia con gli imprenditori scaligeri; «L'anno prossimo il festival spegnerà 100 candeline, il mio Verona 120 Sarebbe bello festeggiare tutti insieme»
Maurizio Setti con il figlio Federico: sulle giacche un'immagine di "Carmen"
Maurizio Setti con il figlio Federico: sulle giacche un'immagine di "Carmen"
Maurizio Setti con il figlio Federico: sulle giacche un'immagine di "Carmen"
Maurizio Setti con il figlio Federico: sulle giacche un'immagine di "Carmen"

Non sempre calcio e cultura viaggiano sullo stesso binario. Da qualche anno, però, i presidenti dei club più importanti hanno deciso di invertire la rotta, di investire per un'immagine diversa, di avvicinarsi al territorio, di integrarsi nelle città dove operano. Tra questi anche l'Hellas di Maurizio Setti che, dopo aver fatto nascere Hellas Verona Foundation, ha deciso di sostenere il progetto 67 colonne promosso da Fondazione Arena in collaborazione con il Gruppo Athesis. «Una scelta ponderata - racconta -. Abbiamo abbracciato un'iniziativa che ci dà la possibilità di scendere in campo con l'Hellas per sostenere un simbolo della città».

Quest'anno è in programma la stagione lirica numero 99, in attesa della centesima edizione il tema conduttore delle 67 colonne sarà «oltre il limite». Setti ha mai fissato un limite?

Sì, praticamente ogni giorno. Anche se si tratta soprattutto di una questione di testa. Maggio 2013, stavamo festeggiando al Bentegodi la promozione dalla B alla A. Una felicità incredibile. Stavamo facendo il giro di campo, a un certo punto mi sono rivolto a Sean Sogliano, allora direttore sportivo, e gli ho detto: da domani dobbiamo metterci al lavoro per fare la Serie A.

 

I limiti di Setti imprenditore?

Non mi sono mai posto un obiettivo però ho sempre cercato di crescere, di ritagliarmi una posizione migliore, fin da quando facevo il magazziniere. Avevo già capito la moda poteva essere il mio mondo e ho sempre cercato di fare un passo in avanti, sentivo la possibilità di farlo. Non tanto per quel che riguarda la creatività ma nella parte commerciale dell'azienda.

 

Setti presidente dell'Hellas?

Non mi sono mai posto dei limiti ma ho sempre fatto i conti con la realtà. Ho ricevuto tante critiche perché quando sono arrivato ho detto che il nostro esempio poteva essere il Borussia Dortmund. Era un'esagerazione, ovvio, ma il club tedesco ora fattura più di 300 milioni di euro. Siamo lontani, non ho dubbi, ma nei miei dieci anni da presidente l'Hellas ne ha fatti sette in A e ha vinto tre campionati di B. Ha un'organizzazione diversa, una sede prestigiosa, dà lavoro a un centinaio di persone. Il centro sportivo resta un obiettivo importante anche se non siamo riusciti ancora a realizzarlo. Traguardi sportivi? Mantenere la squadra in A, valorizzare i giovani, toglierci qualche soddisfazione come abbiamo fatto in questi anni.

 

Qualche anno fa aveva detto che sarebbe un sogno vincere la Coppa Italia?

In questo momento è impossibile vincere il campionato, ci sono troppe disparità economiche tra le big e le altre. La Coppa Italia è una competizione diversa, partite secche e tanta fortuna, mai dire mai. Però, ripeto ho parlato di sogno.

 

Il limite di Setti uomo?

Non ho mai cercato di rompere gli schemi ma ho sempre pensato di guardare avanti, senza voltarmi troppo indietro. O meglio, se lo faccio, cerco di analizzare errori, capire se possono diventare una lezione. Sono un testardo, lo so, ma accetto il confronto e faccio tesoro di quello che mi viene detto. La crescita personale passa anche da queste discussioni, dalle chiacchiere, dalle idee.

 

Il legame di Setti con Verona.

Una città che è sempre stata nel mio destino, una storia "segnata". La mia prima partita Iva è stata registrata a Verona. Scherzi a parte, ho sempre amato Verona, città bellissima, la sento mia, ha la mia dimensione, da girare in libertà, in jeans e maglietta, senza inutili sovrastrutture mentali. Basta perdersi tra le vie del centro per innamorarsi. Ma non è solo arte e cultura. Ha un'imprenditoria importante e un potenziale enorme, spesso non sfruttato in tutto e per tutto. Tifosi che amano la squadra senza limiti, che sono rimasti vicino a questi colori anche in momenti difficili, hanno dato continuità a una società che rischiava di perdersi sempre nel rispetto della tradizione, della fede, della passione. Bisognerebbe "limare" qualche esuberanza di troppo ma sono tifosi che sanno emozionare.

 

Perchè è nata Hellas Verona Foundation?

Fa parte del nostro percorso di crescita, della nostra idea di trasmettere un'immagine positiva non solo alla città ma anche fuori dai nostri confini. Vogliamo stare vicino a chi soffre, soprattutto ai giovani in difficoltà, collaboriamo con associazioni del territorio come Abeo ma abbiamo progetti che toccano le zone più povere del mondo come la scuola calcio di Busajo. Vedere quei bimbi che giocano a calcio, con le maglie gialloblù, a piedi scalzi, su terreni impraticabili ti regala emozioni indescrivibili. Vivono tra mille difficoltà ma hanno un sorriso che scalda il cuore.

 

In quest'ottica va vista anche la decisione di sposare il progetto 67 colonne?

Un progetto affascinante perché da la possibilità agli imprenditori che operano a Verona di avvicinarsi non solo a un monumento simbolo della città ma a tutto quello che rappresenta l'Arena per i veronesi, dalla stagione lirica ai grandi eventi di musica pop o ai concerti delle rockstar e delle band più conosciute nel mondo. Appuntamenti che, tra l'altro, creano indotto.

 

L'anno prossimo cento colonne, un altro limite da superare...

Cento anni di stagione lirica e centoventi anni di Verona. Sarebbe bello ritrovarci tutti insieme all'Arena com'è successo nel 2013 per i 110 anni dell'Hellas. Una serata indimenticabile anche perché eravamo appena tornati in A. Potrebbe essere l'occasione per festeggiare un'altra salvezza..

Luca Mantovani

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