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L’OSPITE. Il popolare ex allenatore del Milan e della nazionale azzurra è intervenuto alla presentazione dell’iniziativa

Sacchi, mister della sinfonia calcistica

Arrigo Sacchi già tecnico del Milan, del Real Madrid e della Nazionale
Arrigo Sacchi già tecnico del Milan, del Real Madrid e della Nazionale
Arrigo Sacchi già tecnico del Milan, del Real Madrid e della Nazionale
Arrigo Sacchi già tecnico del Milan, del Real Madrid e della Nazionale

Mister di sinfonia calcistica, anzi maestro. «Me lo scrisse il mio amico Riccardo Muti nella dedica di un suo libro e credo sia il più bel complimento che abbia mai ricevuto, soprattutto per la grandezza della persona che me l’ha detto». Sono le parole di Arrigo Sacchi, indimenticato allenatore del Milan forse più forte della storia e della nazionale italiana, chiamato a dare il suo contributo all’iniziativa «67 Colonne per l’Arena di Verona», parlando di leadership, squadra e talento, intervistato dal direttore marketing di Fondazione Arena Andrea Compagnucci. «Quali sono le qualità che un leader deve avere per portare la propria squadra oltre le difficoltà in questo periodo di pandemia? Amare quello che si fa e avere solamente una certezza, che si può sempre fare di più e meglio», spiega Sacchi, «essere ossessionato dal perfezionismo, Pavese diceva che senza ossessione non c’è arte. Non è facile perchè il nostro è un Paese in cui non ci sono molti perfezionisti». La ricerca della perfezione tra l’altro è anche alla base dell’opera, visto che centinaia di persone devono entrare in scena nel momento esatto per poi muoversi tempi perfetti. Ma un altro concetto comune al mondo del calcio e dell’opera è l’idea di leader. «Devi essere sé stesso, non puoi bleffare, devi essere sempre autorevole ma senza essere diverso da come sei: nella mia esperienza lavoravo per il giocatore, per fargli aumentare il senso di appartenenza». E poi naturalmente c’è l’idea di spettacolo, una delle prerogative anche del calcio. «Io pensavo che giocando meglio fosse più facile vincere, in Italia pareva un pensiero rivoluzionario ma qui basta essere normale per essere considerati dei rivoluzionari», continua l’ex mister del Milan, «io pensavo che la bellezza, l’armonia, le emozioni, la cultura, la squadra fossero più importanti del singolo». Ed ecco la similitudine tra un allenatore di una grande formazione e un direttore d’orchestra che deve guidare molti elementi diversi per farli suonare insieme in maniera perfetta. Come Riccardo Muti, che aprirà la stagione areniana il 19 giugno e che di Sacchi è un amico. «Anche lui ha una cultura del lavoro e del perfezionismo oltre che dell’etica anche lui perfezionismo. Similitudini tra i nostri mondi? Sicuramente i tempi di gioco e i sincronismi ma anche il fatto che entrambi usiamo una didattica globale e non centrata sul singolo», strappando poi la promessa di partecipare alla serata inaugurale della prossima stagione in Arena. • L.MAZ

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