<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Ridiamo all’Arena una piccola parte di quello che ci offre»

L’Arena torna spesso nei progetti creativi di Alessandro Medici, alla guida dell’agenzia di comunicazione Madcom, fondata un quarto di secolo fa. L’anfiteatro è anche protagonista del Festival del vino Hostaria, di cui Medici è presidente, e che ha nelle «meravigliose quinte architettoniche offerte da questa città unica» la sua scenografia. Ecco allora che il supporto al progetto «67 Colonne» diventa un modo per restituire almeno una parte di ciò che l’Arena gli ha dato in tutti questi anni. «Ma è anche un modo per mostrare il nostro sostegno a un settore che ha attraverso una delle sue fasi più complesse», aggiunge.

Cosa le è piaciuto di questa iniziativa?

Un progetto "originale" di crowdfunding, che chiama a raccolta privati e imprese, per un monumento simbolo della città. Quella delle «67 Colonne» è un’iniziativa che ho abbracciato appena mi è stata proposta. E l’ho fatto per diversi motivi: per il valore etico di tutela del nostro patrimonio culturale e per rafforzare il senso di appartenenza a una comunità che mi ha adottato. Le mie origini sono infatti lombarde e liguri.

Originario di altre province ma con il cuore ormai veronese. E vicino a un settore, quello degli eventi e degli spettacoli, che più di altri ha sofferto a causa della pandemia.

L’ Arena è il simbolo di Verona. È storia, cultura, architettura e spettacolo. Come Madcom, abbiamo voluto entrare a far parte di questo progetto per riconoscenza nei confronti della città e anche perché dopo un periodo così difficile per il nostro settore, quello della comunicazione e degli eventi, ci sembrava doveroso essere attivi e volenterosi nel mostrare il nostro sostegno. Noi siamo stati fortunati grazie ad una solida fidelizzazione dei nostri clienti che ci ha permesso di far fronte alla situazione dandoci continuità lavorativa su progetti di digitalizzazione. Non ci abbiamo pensato due volte, quindi: era un dovere morale restituire qualcosa, supportando l’Arena e la sua produzione, la cui attività genera a cascata ricchezza per tutto il territorio.

Crede che rientri tra i compiti di un imprenditore anche quello di sostenere il patrimonio artistico della città nella quale ha sede il proprio business?

Certo, credo sia un dovere, sulla base delle possibilità di ognuno, contribuire alla salvaguardia della ricchezza artistica che ci circonda. Tanto più se è un territorio che continua a darci così tanto in termini di stimoli culturali e creativi, fondamentali per chi fa il nostro mestiere.

La sua azienda, Madcom, si occupa di comunicazione. Crescere in questo territorio rappresenta un valore aggiunto?

Crescere in un ambiente stimolante a livello culturale e artistico aiuta, soprattutto per il settore della comunicazione. Agli occhi dei clienti esteri, poi, l’italianità - in particolare modo nel campo creativo, architettonico e artigianale - è sinonimo di gusto e qualità. La nostra società da 25 anni lavora in questo settore: già all’inizio di questa avventura avevo avuto la possibilità di lavorare per la promozione di altre eccellenze del territorio, come il marmo e il vino, spingendomi anche oltre i confini nazionali. E rendendomi così conto che essere veronese, essere italiano, è decisamente un valore aggiunto.

Lei è anche presidente di Hostaria Verona, crede che la nostra città sia comunicata e promossa nel modo corretto fuori dai confini provinciale e nazionali?

Verona ha una ricchezza storica e artistica di tutto rilievo. Il successo del Festival del vino Hostaria è dovuto sicuramente allo spirito di ospitalità che abbiamo voluto sottolineare fin dall’esordio e alle meravigliose quinte architettoniche offerte da questa città unica. L’obiettivo del Festival è quello di portare in centro contenuti di qualità, perché siamo convinti che la contaminazione tra piazza e cultura sia fondamentale per valorizzare il territorio. Siamo riusciti a farlo in tutte le precedenti edizioni, quest’anno saremo alla settima e speriamo di sorprendere ancora. A fronte dell’importanza che la città ha nel mondo, sicuramente si può sempre migliorare dal punto di vista delle iniziative culturali volte ad attirare residenti e soprattutto turisti: penso ad esempio a progetti artistici in grado di incrementare il respiro internazionale del territorio, con l’obiettivo di restare al passo di altre grandi città europee e non solo.

I simboli di Verona, compresa l'Arena rientrano in numerose vostre campagne, penso in particolare a quelle realizzate per Hostaria Verona.

I simboli della città sono indubbiamente imprescindibili nella comunicazione del Festival: quest’anno ad esempio utilizziamo l'immagine dell’Arena per raccontare un luogo conosciuto nel mondo, ma anche per raccontare un po’ noi stessi. È molto più quello che abbiamo ricevuto rispetto a quanto abbiamo dato, e questo contributo è un riconoscimento anche per ringraziare Verona.

L’Arena torna spesso nelle sue iniziative e nelle sue campagne. Ha qualche ricordo particolare legato al nostro anfiteatro?

L’Arena è da sempre riconosciuto come il tempio della lirica, un palcoscenico ambito da tutto il mondo che deve continuare a mantenere questa sua unicità, che deriva principalmente dalla bellezza e dal fascino che la sua scenografia sa regalare ad ogni spettatore. Ho ancora davanti agli occhi la maestosità della prima del Festival lirico col maestro Muti. Per questo ho un’opinione ben precisa sul tipo di spettacoli che dovrebbe ospitare e che devono rispecchiare questa unicità, l’altissimo livello rappresentato da questo palco. Il che non significa che deve essere a uso esclusivo della lirica: ricorderò sempre i momenti della mia adolescenza passati a fare interminabili file per assistere alle finali del Festivalbar, all’epoca unico evento di musica pop ospitato in Arena, il più atteso dell’estate e non solo dai veronesi. Un altro evento che amo ricordare è «Notre Dame de Paris», al quale ho fatto partecipare più di 400 dipendenti di un'azienda mia cliente. Ne parliamo ancora adesso quando ci vediamo.

Suggerimenti