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I PROTAGONISTI

«Un segnale forte per il nostro territorio e anche per l'Italia»

Polin Group sostiene il progetto 67 colonne con Fondazione e Athesis. «Ci hanno influenzato le arie che mio padre Giorgio intonava in famiglia»

Le arie che il padre Giorgio, giovane promessa della lirica poi diventato imprenditore lungimirante, intonava in famiglia, hanno influenzato Cesare Cometti che, con il fratello Alberto, oggi è titolare di Polin Group, prima azienda per produzione di forni e macchine per panifici e pasticcerie artigianali. Questa passione per la musica e per l'Opera in particolare, ma anche il forte legame con Verona dove la Polin è nata nel 1929 grazie a un'intuizione dell'ingegner Gino Poli, hanno spinto i due fratelli a supportare il progetto 67 Colonne, «per dare un forte segnale al territorio ma anche al Paese», spiega Cesare.

Cosa le è piaciuto di questa iniziativa?
Abbiamo creduto fin dal primo momento al progetto 67 Colonne non solo per il sostegno che promuove verso l'Istituzione culturale più amata della città, ma anche perché lo riteniamo un segnale forte per il territorio e anche per l'Italia. La pandemia non ci ha fermato, non ha rallentato la nostra capacità di sognare e di impegnarci nella costruzione del futuro. Io e mio fratello Alberto abbiamo accolto con entusiasmo la proposta di Fundraising e Corporate Membership 67 Colonne per l'Arena di Verona, convinti di contribuire così a dare un forte segnale di coesione, di amore per la cultura e per la nostra città.

C'è un ricordo particolare che la lega all'Arena?
Più che un ricordo, c'è qualcosa di intimamente famigliare racchiuso nella figura di mio padre Giorgio. Papà è stato un grande capitano d'industria, che con mano salda, assieme allo zio Antonio Polin, ha guidato per decenni l'azienda di famiglia, affrontando i cambiamenti delle epoche, determinandone l'evoluzione, la crescita, il successo. Ed era un uomo che aveva due grandi passioni: una per il volo, aveva infatti il brevetto di pilota, e l'altra per il bel canto. In gioventù fu una giovane promessa della lirica. Aveva frequentato la scuola di canto di Ettore Campogalliani, nello stesso periodo in cui la frequentò Pavarotti, curando e allenando la sua voce di basso. Partecipò a decine di concerti di lirica in Italia e qualcuno anche all'estero, riscuotendo successo. Poi le vicende della vita lo portarono a diventare imprenditore, dedicandosi all'azienda oltre che alla famiglia. Però, la passione per quest'arte non scomparve. Con me ho un'immagine vivida, che ricordo con emozione e molto affetto, di quando, certe sere in villeggiatura al mare, prendeva a cantare a noi famigliari e a pochi altri intimi. Era bellissimo sentirgli intonare con passione e trasporto qualche melodia delle opere più celebri.

Vi portava all'Opera?
Papà ci ha insegnato ad apprezzarla e ad ascoltarla. Cominciò a portarci all'Arena fin da giovani. Può immaginare quindi quali emozioni intime e profonde legano me e tutta la mia famiglia a questo luogo. Per noi, oltre che un simbolo della nostra città, centro di cultura di bel canto, l'Arena è un luogo di famiglia.

L'Arena è un traino per il turismo ma anche per gran parte del sistema economico. Crede sia compito delle imprese sostenerla?
Certamente, il contributo delle aziende è utile e talvolta determinante, ma ognuno ha una personale responsabilità verso il patrimonio artistico e culturale del nostro Paese. L'Arena è il gioiello della nostra città, il biglietto da visita di Verona nel mondo, e questo è il momento storico per scendere tutti in campo al fianco di chi sta sostenendo con questa iniziativa il rilancio della sua immagine. Anche andare a vedere un concerto è un modo di aiutare.

E l'immagine di Verona? Crede che andrebbe meglio promossa all'estero?
Verona è una città di una bellezza unica. Il suo patrimonio di bellezza, arte e cultura abbraccia un periodo storico di 2000 anni, cosa che ad esempio città come Firenze e Venezia non possono vantare. Credo che Verona, proprio perché ha una bellezza unica e così peculiare, dovrebbe essere una tappa obbligata per chi dal mondo viene a visitare l'Italia. Forse bisognerebbe farla conoscere di più, proprio anche per queste sue bellezze più intime e per il respiro profondo della sua cultura: aspetti che dovrebbero aggiungersi alle classiche immagini storiche e artistiche già conosciute in tutto il mondo.

Per un'impresa, nascere e crescere in questo territorio dà qualche valore aggiunto?
Viviamo in un territorio in cui la tradizione del saper fare è lunghissima. I veneti sono grandi lavoratori. Credo che non possiamo non notare che, in fin dei conti, siamo permeati del nostro passato, che uniamo la cultura veneta del fare a quella della Serenissima del commerciare. Credo che sia questo in fondo il nocciolo della nostra operosità. Verona è storicamente uno dei punti nevralgici del fare impresa in Italia. Molte aziende sono storiche, come la nostra, e hanno avuto la capacità nel tempo di rinnovarsi adeguandosi ai cambiamenti delle professioni, ed evolvendo assieme ai tempi. Bisogna continuare ad essere un po' visionari, come sempre abbiamo saputo essere noi veneti, e guardare "oltre".

Il progetto 67 colonne è nato per supportare l'Arena e la sua produzione dopo un anno e mezzo difficile, per molti settori e per questo in particolare. La Polin come lo ha vissuto?
Io e mio fratello abbiamo cercato di operare al meglio, potendo contare anche sulla preziosa e sempre costruttiva collaborazione che c'è stata con tutti i nostri collaboratori, vero tesoro dell'azienda. Se da un lato abbiamo affrontato tutto quanto necessario sul fronte del Covid, dall'altro abbiamo continuato ad investire sull'azienda proseguendo l'implementazione di tecnologia produttiva 4.0 e digitalizzando sempre più i processi. Come leader di settore, ci sentivamo anche una responsabilità particolare. Sapevamo che i nostri segnali avrebbero avuto un certo peso, una certa influenza nel settore. Il nostro messaggio è stato: al futuro ci arriviamo con l'innovazione. E l'abbiamo lanciato a tutti perseguendo un progetto pionieristico che abbiamo intrapreso a partire dal 2017: portare la tecnologia 4.0 e la possibilità di usufruire dei relativi benefici fiscali al mondo degli artigiani del nostro settore. Dopo 5 anni vediamo che abbiamo aperto una strada che anche altri stanno iniziando a percorrere. Da imprenditori la soddisfazione è grande: abbiamo visto qualcosa di valore dove era tutto da costruire, l'abbiamo costruita, la stiamo vedendo avere successo ed essere riconosciuta da tutti. E oggi guardiamo al futuro con grande ottimismo..

Francesca Lorandi

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