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Redoro Frantoi Veneti

«La nostra famiglia ci ha trasmesso passione e attaccamento al territorio. Ora siamo ambasciatori di un progetto»

di Francesca Saglimbeni
Le scene dell’Aida firmata nel 2023 da Stefano Poda sugli abiti della famiglia Salvagno
Le scene dell’Aida firmata nel 2023 da Stefano Poda sugli abiti della famiglia Salvagno
Le scene dell’Aida firmata nel 2023 da Stefano Poda sugli abiti della famiglia Salvagno
Le scene dell’Aida firmata nel 2023 da Stefano Poda sugli abiti della famiglia Salvagno

Una storia di tradizione e innovazione con radici nel lontano 1895, anno in cui nel fertile territorio scaligero nasceva la produzione di un Olio Extra Vergine di Oliva destinato a finire su diverse tavole del mondo, ribattezzato Redoro, dai nomi degli avi della famiglia Salvagno, Storia che di lì a Re(gina) e (Isi)doro. Storia che da lì, a poco, si sarebbe intrecciata con quella di un altro «brand» locale di lunga vita - l’Arena Opera Festival - altrettanto aperto al nuovo quanto fedele alla tradizione, fino a ritrovarsi entrambe parte di un medesimo racconto. Tra le pagine del progetto «67 colonne per l’Arena» promosso da Fondazione Arena in collaborazione con il Gruppo Athesis appena quattro anni fa, c’è infatti anche Redoro Frantoi Veneti di Grezzana, guidato dai fratelli Daniele, Lorenzo, Valeria e Paola. «Quando ho appreso dell’iniziativa», spiega Daniele Salvagno, che è anche presidente di Epaca, il più grande patronato italiano del lavoro autonomo, «mi sono sentito coinvolto, mi è subito venuto in mente il valore di attaccamento al territorio che, di generazione in generazione, ci ha trasmesso la nostra famiglia, nel quale non può non essere ricompreso quel senso di responsabilità che oggi, tramite questa membership, ci vede contribuire anche alla tutela di un inestimabile patrimonio artistico culturale».

Cosa rappresenta per voi l’Arena?
È il nostro emblema, è scolpito nel nostro cuore da sempre. Ricordo quando il nostro amato padre Mario, con lo chef Giorgio Gioco, faceva le passeggiate in città e mi portava con loro sotto il tunnel che collegava il mitico ristorante «12 Apostoli» con Piazza Bra, dove una volta arrivati la vista si apriva a questa «grande bellezza» unica al mondo. Quando un cliente chiama in azienda e viene messo in attesa, inoltre, viene accolto proprio con il «Va’ pensiero» del Nabucco verdiano che piaceva tanto a mio papà.

Suo padre vi descriveva il monumento anche sul piano architettonico (gli arcovoli, le scuderie…), narrandovi insomma la sua simbologia...
Certo. Perché i simboli sono importanti. Ad esempio, come l’Arena si distingue per i suoi archi, la stessa bottiglia di olio Redoro, si caratterizza per un manico particolare, brevettato e inventato dai fratelli Salvagno molti anni fa.

Cosa si augura per la nuova stagione areniana?
Che questo tempio dell’Opera sancisca ulteriormente la sua unicità, storicità, e le radici profonde con il territorio. Come Redoro siamo pronti a rendere i turisti, i buyer e i clienti internazionali partecipi di tutto ciò anche attraverso i gusti del territorio, tant’è che a due passi da piazza Bra, quasi solo per loro, abbiamo aperto la nostra bruschetteria. Un punto di ristoro con i migliori prodotti del frantoio Redoro, per accogliere melomani e uomini d’affari anche nelle sere d’estate in cui altri locali chiudono. Questo è essere azienda del territorio con una visione al futuro.

La principale chiave del vostro successo?
Sta nel fatto che i frantoi sono vicinissimi al cuore della produzione, e cioè a Grezzana, sede principale dell’azienda, e a Mezzane. nelle zone di produzione dell’Extravergine Veneto Valpolicella DOP, ma anche nelle vicinanze del Lago di Garda, dove si produce esclusivamente Olio Extra Vergine di Oliva Garda DOP.

Un successo riconosciuto anche fuori dalle mura di casa.
Esatto, a metà degli Anni Novanta Redoro passa da realtà produttiva locale ad azienda nazionale e internazionale per far gustare la qualità dell’Olio Extra Vergine Redoro in ogni cucina e su ogni tavola del mondo. Ma nonostante questa impronta, i valori che guidano l’azienda continuano ad essere gli stessi di una volta: qualità, genuinità, e amore in ogni piccolo gesto, dalla coltivazione delle olive, alla raccolta a mano, fino alla trasformazione in olio extra vergine o in prodotti prelibati come il patè o le specialità sottolio. La caratteristica «famigliare» dell’azienda, tipica dei popoli delle colline veronesi e adatta a preservare la tradizione e la qualità dell’olio extra vergine di oliva veneto e italiano, sono il punto di forza di noi Salvagno. La qualità certificata del prodotto, poi, rimane un elemento imprescindibile che identifica l’eccellenza di questo extra vergine e garantisce al consumatore il massimo controllo della filiera produttiva.

E quindi, oltre che ambasciatori della cultura lirica siete ambasciatori di una cultura contadina altrettanto preziosa.
La qualità del nostro olio d’oliva è in effetti testimoniata da molteplici riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. L’azienda è impegnata nella promozione della cultura dell’olio di oliva attraverso eventi e degustazioni, e collabora con associazioni locali per promuovere il territorio e far conoscere questa eccellenza valorizzando le sue proprietà organolettiche e nutrizionali. L’olio extravergine di oliva è, va ricordato, un ingrediente, non un condimento: la sua caratteristica, il suo gusto, il suo profumo sono in grado di esaltare o sbilanciare una ricetta sapientemente preparata.

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