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«L’Arena è il simbolo della città di Verona. È un onore tutelarla»

Massimo Gianolli
Massimo Gianolli
Massimo Gianolli
Massimo Gianolli

Biella, Milano, Verona. La vita di Massimo Gianolli è stata segnata da tante tappe, personali e professionali. Ma nella città scaligera il presidente di Generalfinance, azienda finanziaria di famiglia, ha un pezzo di cuore. Qui i semi coltivati dai genitori sono diventati negli anni frutti, che lo hanno spinto a creare una grande azienda vinicola, La Collina dei Ciliegi. Un legame forte, quello con la città, che ora si manifesta anche con il supporto al progetto «67 Colonne per l'Arena» perché, spiega, «custodire e tutelare le nostre tradizioni, i valori, il patrimonio che abbiamo ereditato è fondamentale».

Lei è molto legato a Verona, per motivi di business ma anche personali. Sono stati questi legami a spingerla a supportare il progetto «67 colonne per l'Arena»?

Le motivazioni sono sicuramente legate al grande amore che io, ma anche la mia famiglia, abbiamo per questo territorio. Sono figlio di milanesi, ho trascorso degli anni a Biella ma anche Verona, dove la mia famiglia è presente dal 1925. Questa iniziativa ci ha impiegato un solo istante a conquistarmi: il patrimonio del nostro Paese è un simbolo e abbiamo il dovere di salvaguardarlo più di ogni altra cosa.

Nella sua vita ha mostrato una grande versatilità, dedicandosi a progetti imprenditoriali in diversi campi. Crede che tra i compiti di un imprenditore ci sia anche quello di impegnarsi per tutelare il patrimonio culturale del territorio?

Certo: dobbiamo valorizzare il nostro territorio e diventare noi stessi testimonial di iniziative come questa. Vede, non sono del parere che il bene che si fa vada gridato a gran voce, però in alcune occasioni può essere utile perché permette di far emergere e amplificare importanti progetti. Ad esempio lo scorso anno con la mia azienda siamo intervenuti, durante i mesi di picco dell'emergenza Covid, per la realizzazione dell'ospedale da campo proposto da Guido Bertolaso. E stiamo anche supportando un progetto per la tutela del Duomo di Milano.

In cosa consiste?

La Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano ha lanciato «Adotta una statua», un'iniziativa rivolta a tutte le imprese, le aziende e le persone che vivono in Lombardia. Questo progetto, che porterà anche al lancio di un nostro vino, ci ha spinto a fare una ricerca sulla storia del Duomo, scoprendone le radici e anche un legame molto stretto con Verona: ad esempio i marmi scaligeri hanno contribuito alla costruzione di questa cattedrale. Allo stesso modo l'Arena è il simbolo di Verona e non potevamo non supportare una iniziativa che puntasse alla sua tutela. Non dobbiamo dimenticarci della fortuna che abbiamo nell'essere nati in un Paese ricco di bellezza e cultura come l'Italia. Custodire le nostre tradizioni, i valori, il patrimonio che abbiamo ereditato è fondamentale, come cerco di insegnare anche a mio figlio e trasmettere ai miei collaboratori. Ed è importante seminare, come facciamo alla Collina dei Ciliegi: seminare per attendere i frutti.

Il meccanismo dell'Art bonus, da poco introdotto dallo Stato può essere uno stimolo ad agire in questa direzione?

È un incentivo importante, tuttavia avrei supportato il progetto anche se non ci fosse stato. Il bene si deve fare a prescindere da eventuali effetti positivi di bilancio o fiscali. Per quanto mi riguarda il maggiore incentivo parte dal cuore e dalla ragione: in questo caso è la salvaguardia delle nostre radici romane e di questo simbolo, non solo di Verona ma dell'intero pianeta, è nostro compito tutelarlo.

Verona nel mondo. Crede che la nostra città andrebbe più valorizzata all'estero?

Partiamo dal nostro Paese che, da italiano, penso non sia abbastanza valorizzato. Se il nostro patrimonio fosse meglio comunicato e strutturato, non saremmo superati da altri Paesi per quanto riguarda i numeri del turismo. Mi riferisco al patrimonio artistico e culturale, basti pensare che qui si concentra il 60 per cento di tutto quello presente sul pianeta. Ma anche alla nostra orografia con una ricchezza di mari, laghi, colline che dal profondo Sud arrivano fino a Nord. E poi l'enogastronomia che ci caratterizza: si pensi solo alle migliaia di vitigni autoctoni presenti in Italia e che il resto del mondo non possiede. Nonostante questo, quando noi imprenditori andiamo all'estero dobbiamo spesso spiegare che l'Italia è molto meglio di quanto appare e che qui non ci sono solo burocrazia, confusione, campanilismi. Ma, proprio quando vado in qualche Paese straniero, mi rendo conto che Verona è un brand forte come quello della Ferrari: sentendo nominare questa città, non c'è nessuno che non la colleghi al vino, a Giulietta, alla stessa Arena. Siamo una piccola Roma, dobbiamo esserne consapevoli: abbiamo materia prima per essere primi al mondo, ma è necessario rimboccarci le maniche e lavorare.

Qual è il suo ricordo più caro legato all'Arena e a Verona?

Diversi anni fa avevo assistito a un concerto con Pavarotti in Arena: ero con mia mamma, che non c'è più, mio papà e mio fratello. È un ricordo indelebile, la sera più bella della mia vita, un'esperienza unica della quale conservo ancora alcune foto. Da bambino i miei genitori mi portavano spesso in Arena e all'inizio forse non mi rendevo conto del mio privilegio: ma sono stati semi ben piantati, che hanno messo radici. Lo stesso sto facendo io ora con mio figlio.

La decisione di supportare questo progetto arriva in un anno complesso, per le persone e per le imprese.

Se il comandante di una nave è serio, deve essere in grado di tenere il timone anche quando il vento tira forte e il mare è forza dieci. È soprattutto nei momenti di difficoltà che l'imprenditore deve essere in grado di proteggere fornitori, dipendenti, clienti, tutti gli stakeholder. Questa pandemia è stata una guerra planetaria che ha portato devastazioni straordinaria, ed è questo il momento in cui dobbiamo impegnarci di più. Noi, con Generalfinance, negli anni abbiamo fatto le formiche e siamo riusciti a mettere da parte risorse che si sono rivelate fondamentali in questi mesi: abbiamo assunto il 20 per cento in più di collaboratori, abbiamo continuato a investire perché, anche se siamo in guerra, bisogna avere sempre a mente che ci sarà anche un dopoguerra per il quale è importante farsi trovare pronti. Sono convinto che fra pochi giorni il trend tornerà ad essere virtuoso: è necessario quindi avere coraggio.

Francesca Lorandi

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