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l'iniziativa

«L'Arena ci ha dato anche la magia del nostro albergo»

HOTEL MILANO I titolari Oscar (a sinistra) e Orfeo Zago
HOTEL MILANO I titolari Oscar (a sinistra) e Orfeo Zago
HOTEL MILANO I titolari Oscar (a sinistra) e Orfeo Zago
HOTEL MILANO I titolari Oscar (a sinistra) e Orfeo Zago

Quando per la prima volta è salito sul tetto dell’hotel Milano ha provato “brivido, magia”. Bastava allungare la mano e sembrava di toccarla, l’Arena. Quella vista meravigliosa non poteva restare inutilizzata, tanta bellezza andava condivisa. È nata così la Terrazza Arena Sky Lounge, al quinto piano dell’Hotel Milano&spa, guidato dai due fratelli Oscar e Orfeo Zago. Qui in estate, alla sera, quando il sole è tramontato da poco, la musica si spegne e arrivano solo i suoni flebili dell’opera, e se il vento soffia nella direzione giusta, anche le voci del coro. «Dall’Arena», spiega Oscar, «abbiamo sempre ricevuto tanto. Per questo, quando abbiamo saputo dell’iniziativa delle 67 Colonne, abbiamo subito deciso di aderire».

Lei e Orfeo vi siete guardati, e avete sorriso...
Sì. Ma devo tornare un po’ indietro nel tempo. Mio papà faceva l’immobiliarista ed era entrato nel mondo dell’alberghiero acquistando l’hotel Tre Torri, in provincia di Vicenza. Io ho iniziato a lavorare lì, facendo un po’ di tutto, dalla reception al portiere. Poi quando il direttore di allora se ne è andato ho proposto a mio padre di prendere il suo posto: è stata una scommessa per entrambi, vinta perché l’hotel è cresciuto, nel numero di stanze e nel fatturato. Negli anni successivi abbiamo deciso di acquistare una struttura a Verona e l’Hotel Milano è stato un colpo di fortuna. «Ora che ho un hotel vicino all’Arena, mi manca solo un pezzetto di Arena», diceva. Ecco, quando ci è stato presentato il progetto della Fondazione e di Athesis, io e Orfeo abbiamo ripensato a quelle parole: così mio padre è riuscito ad avere, idealmente, una colonna.

La presentazione dell’iniziativa, tra l’altro, è stata fatta proprio da qui.
A marzo avevamo messo a disposizione il nostro terrazzo per la presentazione in streaming del progetto. C’erano, tra gli altri, il sindaco Sboarina e la sovrintendente della Fondazione Cecilia Gasdia. Abbiamo colto al volo l’occasione: per noi è un modo per restituire almeno in parte quanto questo anfiteatro ci ha dato negli anni e continuerà a darci. Quando c’è il Festival lirico ma anche quando qui si svolgono concerti e spettacoli, il volto della città cambia, e così anche il nostro business.

In questo anno e mezzo la pandemia ha messo in difficoltà molti settori, compreso quello degli spettacoli e della cultura. A voi come è andata?
È stato un anno di sofferenza per la Fondazione e lo è stato anche per noi, ma sono convinto sia giusto sostenere il simbolo della nostra città. E poi questo progetto ha avuto il merito di mettere gli imprenditori in rete per un obiettivo comune. Già tre anni fa, prima della pandemia, gli albergatori veronesi avevano raccolto 100mila euro, donati alla Fondazione. Molti oggi sono in difficoltà, avrebbero voluto dare il proprio supporto ma non ne hanno avuto la possibilità. Quando la situazione, anche nel turismo, tornerà alla normalità, sono certo che continueranno a dare il loro sostegno a questo nostro patrimonio, fondamentale per tutto l’indotto. E il mio auspicio è che l’iniziativa 67 Colonne prosegua anche nei prossimi anni: d’altra parte la storia ci racconta di grandi mecenati, fondamentali per lo sviluppo della cultura nel nostro Paese.

Da questo osservatorio privilegiato avete potuto assistere alla trasformazione, in queste due estati, dell’Arena e dei suoi spettacoli. E di conseguenza anche del turismo in città. Ce lo raccontate?
La Fondazione ha fatto un ottimo lavoro, non smettendo di proporre spettacoli e tutelando il suo bilancio. Lo scorso anno c’erano state poche serate ed erano pochi anche gli spettatori che potevano entrare. Parliamo di numeri che per il sistema alberghiero erano stati pressoché insignificanti.
Quest’anno è andata molto meglio, sopra le aspettative anche degli albergatori: non siamo ancora ai livelli pre-Covid ma i segnali ai quali assistiamo sono significativi. Di certo, in questo anno e mezzo, ci siamo resi conto di quanto sia fondamentale l’Arena per il nostro turismo.

Quando potremo tornare a parlare di normalità?
Difficile prevederlo. Direi nell’estate nel 2023, quando spero che potremo tornare a spostarci da un continente all’altro e i turisti avranno tanta voglia di recuperare il tempo perduto. Noi, col nostro hotel, facciamo del nostro meglio: ci consideriamo degli artigiani dell’ospitalità, convinti che a chi entra nelle nostre strutture debba essere offerto un servizio su misura, un turismo esperienziale. È fondamentale far star bene i nostri ospiti, e per questo è necessario valorizzare lo staff, perché senza i nostri collaboratori non avremmo risultati. Anche le osservazioni dei nostri clienti sono importanti: pensi che nel 2019, quando abbiamo completamente rinnovato l’hotel, abbiamo letto tutte le loro recensioni dei precedenti due anni per avere idee, stimoli, suggerimenti.

E Verona cosa dovrebbe fare per essere più attrattiva, in Italia e all’estero?
Serve un turismo coordinato, tra città, lago, Lessinia, Valpolicella. Non devono essere mondi divisi: serve una strategia che coinvolga poi anche l’aeroporto, la fiera e tutte quelle realtà strategiche per attrarre visitatori. Mi sembra che si stiano facendo passi avanti in questa direzione. Sarebbe bello avere un coordinamento integrato di turismo Veneto, intanto è importante partire con Verona.

Ora l’Arena la osserva ogni sera dall’alto. Da piccolo, come la guardava?
Mio padre portava spesso me e io fratello ad assistere agli spettacoli del Festival lirico. La musica classica e operistica l’ascoltavamo anche a casa, ma all’interno di questa scenografia acquistava tutto un altro fascino. Poi sono arrivati il Festivalbar e i grandi concerti, e anche i musical, secondo me fondamentali per avvicinare i giovani a questo mondo. È fondamentale alimentare una cultura dell’opera e creare passione anche tra le nuove generazioni.•.

Francesca Lorandi

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