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Credit Network & Finance

«Innovazione, efficienza e rigore. In questi anni si è creato con l'Arena un grande senso di appartenenza»

di Francesca Saglimbeni

Innovazione, efficienza e rigore. I tre valori abbracciati da Credit Network & Finance a fondamento della propria attività, sono gli stessi che hanno mosso il suo presidente, Luigi Frascino, ad abbracciare il progetto «67 Colonne per l'Arena», anche nell'edizione del centenario del festival lirico. Innovazione significa infatti «sostenere nuove idee e creatività», dice l'imprenditore che nel 2007 ha fondato la realtà con sede in via Gioia, specializzata nella gestione di crediti problematici su tutto il territorio italiano. Ma significa anche «integrare l'uso della tecnologia con le risorse umane e la conoscenza, valorizzando la ricerca e la gestione del cambiamento, offrendo valore e costruendo partnership con nuove modalità di posizionamento sul mercato». Dal canto loro, l'efficienza serve a «offrire soluzioni personalizzate e flessibili partendo dall'analisi delle esigenze e del contesto, in modo da poter mettere a disposizione una rete di professionisti altamente specializzata a seconda delle situazioni», e il rigore, «ad operare con trasparenza e professionalità nel rispetto del codice etico aziendale, e gestendo questioni spinose senza mai dimenticare l'umanità delle persone».

In tre edizioni che il gruppo partecipa all'iniziativa, secondo lei cosa è - se qualcosa è cambiato - sia all'interno delle 67 colonne, sia in termini di impatto sull'«impresa» Arena e altri settori connessi?
In questi tre anni si è rafforzato molto quel senso di appartenenza che ci caratterizza da sempre anche come gruppo. È decisamente appagante sentirsi parte di una iniziativa che sostiene il monumento più importante della città. E questo grazie soprattutto all'egregio lavoro svolto dalla Sovraintendente Cecilia Gasdia, che ha saputo creare un network, mettendo insieme le più varie realtà economiche e culturali del territorio. Le siamo davvero grati. E speriamo che sul medio-lungo periodo il mondo imprenditoriale continui a supportare anche altri progetti simili, perché solo con l'impegno di tutti si può fare la differenza.

Quanto al resto della comunità, pensa che il progetto abbia favorito una maggior attenzione verso il nostro capitale artistico-culturale da parte dei cittadini? Possiamo, cioè, parlare di un impatto sociale correlato a quello economico-imprenditoriale?
Sicuramente. Iniziative di questo genere innescano un circolo virtuoso: stimolano l'interesse delle persone di qualsiasi estrazione culturale e sociale, inducendo a sua volta i soggetti che sovrintendono al patrimonio artistico a proporre un numero sempre crescente di iniziative sia di promozione che di tutela e sostegno di quest'ultimo. Che è poi la vera ricchezza della città scaligera.

Non una mera sponsorizzazione, dunque, la vostra, ma una autentica e sentita compartecipazione allo sviluppo del territorio, il quale oltre che di risorse finanziarie ha bisogno di nutrirsi di stimoli culturali ed emozioni, pilastri di ogni società civile...
Sposo questa lettura. La volontà di apportare solo un contributo economico, se restasse fine a se stessa, sarebbe sterile. È necessario focalizzare ogni giorno l'attenzione su quanto di più prezioso disponiamo e viverlo come una eredità da custodire per trasmetterla ai cittadini di domani, esattamente come hanno fatto quanti ci hanno preceduto.

Tornando ai motivi del vostro supporto all'idea di Fondazione Arena e Gruppo Athesis: come è avvenuto l'avvicinamento di Credit Network & Finance. Quali eventi vi hanno maggiormente coinvolto nelle diverse edizioni?
L'idea nasce dalla constatazione che l'Arena rappresenta per la città un vanto artistico unico al mondo; che non è il solo di Verona, ovviamente, ma il più significativo e conosciuto veramente da tutti. Poter svolgere qui rappresentazioni ed eventi è un qualcosa di unico. Tutto ciò che accompagna le rappresentazioni che si svolgono in Arena suscita emozioni, unendo i pubblici più diversi, compreso il vedere la città ricolma di turisti.

Dottor Frascino, la sua prima volta in Arena prima di conoscere le 67 Colonne?
Fu oltre 20 anni fa, per una rappresentazione dell'Aida di Verdi. Un'emozione unica. La prima volta fu oltre 20 anni fa, per una rappresentazione di Aida. E ora, per il centenario del festival, è stato come rivivere quella «prima volta» in una chiave del tutto nuova, contemporanea e innovativa, quale quella suggerito da Stefano Poda, nella sua particolare visione di quest'opera.

Un'ultima considerazione: in uno scenario come quello attuale, afflitto da guerre e diseguaglianze sociali causate proprio da una distribuzione iniqua della «ricchezza», pensa abbia ancora un senso parlare di "cultura"? Come possono contribuire, imprenditori del settore economico e/o finanziario, a ridurre le sacche di povertà?
Ha senso eccome. Anzi, come dicevo prima la cultura deve tornare a rivestire quel ruolo di centralità che rappresenta lo snodo ineludibile per un miglioramento complessivo di tutta la società. Quanto alle diseguaglianze il mondo imprenditoriale può fare molto, e già ci sono segnali molto positivi che vanno nel verso auspicato. Il mondo delle imprese è sempre più equo e solidale; la nostra azienda nello specifico si impegna - anche con contributi ad altri enti - perché questi valori possano affermarsi sempre di più.

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