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I PROTAGONISTI L’azienda scaligera ha deciso di prendere parte al progetto «67 Colonne»

«Il cuore è a Verona. Sosteniamo l’Arena a nome della filiera»

Supportare la comunità, generare valori, investire in progetti di sostenibilità ambientale ma anche sociale ed economica. Il Gruppo Veronesi lo fa da oltre cinquant’anni ed è connessa a questo legame stretto con il territorio, spiega il presidente Mario Veronesi, la volontà di supportare il progetto «67 Colonne», ideato e promosso da Fondazione Arena e Gruppo Athesis.

È stato un anno complesso per tutti, imprese e cittadini. Il progetto è nato per supportare uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Cosa vi ha spinto a sostenerlo?

Crediamo che l’Arena rappresenti uno dei simboli più amati della nostra città. Stiamo vivendo un periodo di incredibile prova per tutti, a cui nessuno era preparato, ed è in questi momenti che bisogna essere capaci di dare una mano. Il nostro Gruppo lo ha fatto su vari fronti in questo anno a partire proprio da Verona, dove ci sono le nostre radici profonde. Abbiamo ritenuto che fosse necessario unire le forze ed essere solidali anche con questa istituzione della nostra città che ci regala ogni anno uno spettacolo straordinario. Più che mai abbiamo bisogno di meravigliarci per tornare a ricostruire con tutta la creatività di cui siamo capaci una realtà diversa.

Crede che oggi tutelare il patrimonio artistico e culturale di un territorio sia uno dei compiti degli imprenditori?

Le imprese svolgono sempre più un ruolo attivo e solidale nel territorio, a sostegno della comunità in cui si muovono. Per questo motivo, abbiamo accettato l’invito da parte della Fondazione Arena, soprattutto dopo un anno così complesso e difficile. Gli imprenditori veneti e veronesi, facendo sistema, hanno aderito con entusiasmo e con orgoglio al progetto dimostrando l’amore che noi tutti nutriamo verso questa città.

Un progetto come “67 Colonne” può essere un’occasione e il meccanismo dell’Art bonus uno stimolo?

Assolutamente sì. Ben vengano strumenti come l’Art bonus che certamente favoriscono le collaborazioni in questo ambito; sicuramente le aziende possono fare la differenza soprattutto in momenti di difficoltà dove serve creare ponti tra mondi diversi. Proprio il progetto delle 67 colonne ne è esempio. La vera sfida da vincere per il Belpaese tuttavia resta quella di rendere il patrimonio artistico-culturale capace di autosostenersi e generare valore.

Il Gruppo Veronesi è nato e cresciuto a Verona, dove ha mantenuto il suo cuore. Oggi quanto è forte il legame con questo territorio?

Non solo il cuore! A Verona il nostro gruppo è un motore economico che aggrega un’intera filiera, generando valore su tutto il territorio. Solo nei nostri impianti del veronese lavorano direttamente oltre 5.500 persone, se aggiungiamo l’indotto arriviamo a raddoppiare. Alcune zone rurali depresse 50 anni fa, insieme alla nostra storia, si sono sviluppate arrivando ad essere oggi esempi del settore avicolo italiano. Sosteniamo l’Arena anche a nome di tutta la nostra filiera: sono muscoli e aggiungo testa, perché dalla città guidiamo oggi una delle filiere agroalimentari più importanti del Paese.

Quando conta oggi il “made in Verona” fuori dai confini provinciali?

Il Veneto è una Regione caleidoscopica che da sempre fa del per fare, dell’etica e dell’innovazione i suoi punti di forza. Per questi motivi è conosciuto in Italia e all’estero, grazie anche a settori diversi tra di loro, che hanno saputo cogliere allo stesso modo le risorse che il territorio offre e rappresentarne al meglio lo spirito. Verona in questo, con le sue storie imprenditoriali, ne è assoluta maestra. In questo contesto vivo e attivo, come Gruppo, insieme alle oltre 8.600 persone, rappresentiamo la più importante azienda alimentare della città e della Regione. Con i nostri marchi Aia, Negroni e Veronesi portiamo in 70 paesi esteri un pezzo di storia veronese di cui andare insieme tutti fieri.

Il Gruppo è impegnato in altri progetti a favore del territorio e della sua comunità?

Siamo impegnati su diversi progetti guidati da un unico obiettivo comune: la sostenibilità economica, sociale e ambientale della nostra azienda, una linea guida per generare valore economico e crescita dei mercati e delle persone che lavorano con noi, nel rispetto dell’ambiente.

Ci fa qualche esempio?

Abbiamo la responsabilità diretta di oltre 8.600 persone che lavorano con noi in Italia e del loro benessere, oggi più che mai. Anche in un anno drammatico come il 2020 abbiamo garantito a tutti un reddito senza alcuna variazione significativa distribuendo in compensi un valore superiore ad 1 miliardo di euro. Sono circa 50mila le ore di formazione dedicate alle nostre persone ogni anno. A ciò si aggiunge il premio annuale di produttività da circa 2mila euro concordato con le parti sindacali nei vari contratti integrativi, convertibile su base volontaria in welfare aziendale.

Sono numeri notevoli...

Inoltre il cento per cento dei reflui organici derivanti dalla produzione dell’avicolo è recuperato nei nostri impianti di biogas per la produzione di energia elettrica e termica su cui abbiamo investito oltre venti milioni di euro. Produciamo energia pulita pari al consumo medio annuo di 7.800 famiglie, consentendo una riduzione di circa 6.600 t di anidride carbonica immesse in atmosfera. Per festeggiare i primi novant’anni dell’iconico Negronetto, Negroni ha dato vita all’Accademia della Stella, progetto dedicato a sostenere in primo luogo i giovani talenti del Paese negli ambiti che rappresentano le eccellenze del Made in Italy. 

Francesca Lorandi

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