I protagonisti

Denis Faccioli di Tecres: «Tecnologia e passione. Per superare i limiti c'è bisogno di tutti noi»

Denis Faccioli indossa il Nabucco

Nella foto scattata per il progetto "67 Colonne per l'Arena" Denis Faccioli "indossa" il Nabucco, un'opera che, spiega, sente molto sua «per il messaggio che trasmette: il pensiero che si libera, che deve osare e non avere limiti. È un valore fondamentale, soprattutto in questo periodo, e non va dato per scontato».Il ceo di Tecres, azienda di Sommacampagna leader nelle tecnologie biomediche e specializzata nello sviluppo di cementi e sostituti ossei, ha deciso di supportare per il secondo anno l'iniziativa ideata e realizzata da Fondazione Arena e Gruppo Athesis. La stagione lirica in programma è la numero 99 e, in attesa della centesima edizione, il tema conduttore delle 67 colonne sarà «oltre il limite».

 

Cosa significa per lei andare oltre il limite con la sua impresa?

Il nostro motto è riassunto nell'espressione "Advancing High Technology" che per noi significa anticipare le nuove tecnologie per rispondere ai bisogni del settore medicale. Quindi andare oltre i limiti anche nell'ambito dell'innovazione e, nel nostro caso, superare i problemi che hanno i chirurghi nell'affrontare determinate procedure e interventi. Ad esempio all'inizio degli anni Novanta abbiamo realizzato il primo sistema "all in one" per la miscelazione e l'erogazione del cemento osseo: prima di questa tecnologia, la polvere e il liquido dovevano essere mescolati manualmente ma in questo modo sia il prodotto che l'operatore di sala che svolgeva questa azione erano a rischio contaminazione. Grazie alla nostra innovazione il dispositivo ha iniziato ad essere messo a disposizione delle strutture sanitarie già pronto e protetto. Un altro limite lo abbiamo superato realizzando, in collaborazione con l'università di Verona, una protesi antibiotata che ha permesso di gestire i casi di infezione che possono verificarsi dopo l'inserimento di una protesi.

 

Esiste una cassetta degli attrezzi necessaria per vincere queste sfide?

Nel nostro caso si è sempre rivelata fondamentale la collaborazione con il mondo scientifico, accademico e clinico. È importante aprirsi, andare oltre i confini dell'azienda e saper ascoltare, capire i bisogni e cercare di dare una risposta.

 

Qual è invece il limite di Faccioli, come uomo e come imprenditore?

Quando io sono entrato in questa azienda, che quarant'anni fa ha avuto tra i soci fondatori anche mio padre, eravamo in venti. Ora siamo un gruppo che conta 250 persone e una presenza in Italia, Germania, Usa e Cina, oltre a collaborazioni in più di 70 Paesi. Questi numeri sono la premessa per dire che la crescita è stata possibile solo grazie al coraggio di saper guardare oltre. A livello personale questo ha significato anche accettare di avere dei limiti e superarli grazie al lavoro di squadra: saper delegare ad altri, in particolare, è stato fondamentale per preparare la nostra organizzazione alla crescita. Il desiderio, naturale per ogni imprenditore, è quello di avere tutto sotto controllo. Ma affidare i compiti ad altri è fondamentale per unire le forze e quindi crescere più forti.

 

Tecres ha deciso di supportare il progetto 67 Colonne anche in questa seconda edizione. Cosa vi ha spinto?

Abbiamo voluto continuare ad essere vicini all'Arena, in questo periodo di incertezze segnato dalla pandemia ma anche dalla situazione geopolitica. Credo che investire sulla bellezza sia uno dei modi migliori per creare una cultura di pace: la musica e l'arte sono valori universali. E penso quindi che supportare questa iniziativa significhi anche lanciare un messaggio di pace.

 

Si aspettava un simile successo dell'iniziativa? Lo scorso anno è stato ricevuto oltre un milione e mezzo di euro di erogazioni e nelle scorse settimana il progetto «67 colonne per l'Arena» ha vinto l'Art bonus, il premio istituito dal Ministero dei Beni Culturali per celebrare il miglior progetto di mecenatismo culturale in Italia del 2021.

Ero sicuro che la risposta del mondo imprenditoriale veronese ci sarebbe stata: forte e importante. Dietro a ogni azienda ci sono infatti dei valori e se l'impresa ha successo è perché quei valori sono molto sentiti e vengono trasferiti all'intera organizzazione. Il senso di appartenenza, ad esempio, è fondamentale: sia quello verso l'azienda, sia quello nei confronti del territorio, che nell'imprenditore è sempre molto forte. L'Arena è il cuore pulsante della città, è simbolo di arte e cultura, è essenziale dal punto di vista economico perché garantisce molto lavoro, ma c'è anche altro: il nostro anfiteatro, veicola la reputazione di Verona nel mondo. E la reputazione è uno dei nostri asset più importante, che garantisce un ritorno alle aziende e a tutto il territorio..

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